I
Fescennini
Il
mimo
Le
(fabulae) Atellanae
La
satira
Era
un primitivo tipo di spettacolo teatrale, di carattere burlesco
e licenzioso, sorto presso gli Osci di Atella, una cittadina
della Campania non molto lontana dall'insediamento greco di
Cuma e da quello etrusco prima ed osco poi di Capua. Con l'Atellana
si può parlare, infatti, di schemi determinati e costanti,
che sembrano essere quasi a livello della settecentesca "commedia
dell'arte" italiana.
Etimologicamente quindi il vocabolo deriva dalla città
campana di Atella. Non molto chiaro è invece il motivo
alla base del legame esistente fra questa cittadina e la fabula
che ne determinò il cambiamento del nome: forse esso
scaturì dalla irragionevole ed imponderata scelta di
Atella di schierarsi contro Roma nel corso della II guerra
punica. Roma, vincitrice del conflitto contro Annibale, le
riservò una durissima punizione (per questo motivo,
quella manifestazione - "pazza" per forme e contenuti
- ne prese di riflesso il nome).
Secondo
altri studiosi invece per avere una spiegazione più
logica si deve puntare sul carattere etnico - molto vivace
di "acetum" - del territorio in cui Atella era
insediata; esso era infatti un luogo d'incontro di molteplici
e multiformi correnti etniche e culturali, accumunate
da una certa rustica e genuina vivacità.
Il genere delle "atellane", nella loro forma
primitiva, era caratterizzato da improvvisazioni di breve
durata, di contenuto farsesco (a questo proposito si avanza
addirittura che possano derivare dalla farsa fliacica,
di origine greca, costituita da scenette mitiche o realistiche).
Queste rappresentazioni, dal carattere popolare e vernacolare,
erano finalizzate (come anche le altre forme) all' "exodium"
"catartico" negli spettacoli tragici: collocate
verso la fine dello spettacolo drammatico, tendevano a ridistendere
gli animi degli spettatori angosciati dalla visione tragica
delle vicende rappresentate.
Conosciamo quattro tipi fissi dell'Atellana (gli attori si
servivano della maschera e di costumi caratteristici): Maccus
(lo sciocco, il balordo) alla mercé di tutti, un futuro
Pulcinella; Pappus, il vecchio avaro, lussurioso, rimbambito
destinato sempre ad essere beffato, quasi un'anticipazione
del nostro Pantalone;
Dossenus, il gobbo astuto, perfido ed imbroglione; Bucco, ghiottone vanaglorioso e maleducato, spesso relegato al ruolo di servo, un'anticipazione del nostro Brighella. L'atellana era spesso affidata alla fantasia ed inventiva di attori professionisti, che sulla scena recitavano "a braccio" avendo a disposizione solo una specie di canovaccio, fatto da comiche e ingarbugliate situazioni, chiamato "trica". Da questo vocabolo deriva il termine italiano "intrigo".
Questo genere fu molto seguito ed apprezzato a Roma soprattutto dai giovani che spesso si cimentarono con piacere a calcare le scene per esperimentare il mestiere dell'attore. Si deve aspettare però Novio e Pomponio (primi decenni del I sec. a.C.) per vedere definitivamente accantonato il canovaccio per un testo scritto, certamente più studiato e raffinato.
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