Le Ville romane in località Formello

Sono state avanzate ipotesi sul proprietario della villa residenziale con fondo agricolo intorno. Si tratta infatti di una vera villa da villeggiatura per cui doveva appartenere ad un vip. Poiché col tempo sono state addossate delle vasche al muro di terrazzamento, ciò induce a ritenere che la villa abbia cambiato destinazione d'uso divenendo più rurale.
Tra i reperti riportati alla luce un vasetto con coperchio, un'olletta. All'interno erano custodite con ossa di volatile. Probabilmente faceva parte del rito propiziatorio affinché la realizzazione del muro di terrazzamento, che sfidava il declivio naturale, fosse ottimale. Inoltre, nel podere circostante, con grande precisione si è individuata l'area del sepolcreto riservato al personale addetto alla manutenzione della villa come pure, nel fondo, si è localizzato anche il sepolcro del padrone.
All'incirca intorno al V secolo la villa crollò; la zona dell'esedra fu allora utilizzata "per sepolture a cappuccina, di individui molto alti, in buono stato di salute e piuttosto giovani: forse soldati".


Ingrandisce foto Santuario di Ercole Vincitore

Il relatore quindi continua "Durante gli scavi, sono stati rinvenuti notevoli reperti, tra cui una testa di marmo. Si tratta di una versione del ritratto in bronzo, rinvenuto nella villa dei papiri di Ercolano"(ben 50 sono gli esemplari pervenutici il che fa ritenere che il personaggio doveva essere piuttosto conosciuto ma si ignora chi fosse). Il Prof. Mari continua:"Viene detto "Pseudo Seneca", ma non si tratta del maestro di Nerone. Molto diffuso tra l'età augustea sino al II sec.d.C., l'originale doveva risalire al III-II a.C. ed era un poeta".

Un altro prezioso reperto riportato alla luce è un braccio della statua di Eirenepace con Plutos-ricchezza, una delle due sculture trovate casualmente nel 1986 a Palombara. Si stavano allora estirpando degli ulivi quando proprio nella zona che in seguito si capì essere l'esedra della villa di Formello, furono rinvenute due statue che raffigurano. Una delle due simboleggia Eirene con Plutos. Attualmente è a Boston come vuole la rogatoria internazionale per la restituzione della statua di Vibia Sabina all'Italia ed oggi conservata nell'Antiquarium di Villa Adriana a Tivoli. La statua "prestata" di Eirene farà ritorno a novembre del 2010 e troverà sistemazione nel museo sito all'interno del Castello Savelli a Palombara.
Il Mari continua ancora nella sua relazione informandoci che "L'originale dell'Eirene e Plutos fu scolpito da Kephisodotos, di cui conosciamo dieci repliche: nessuna ha il braccio (di qui l'importanza del ritrovamento dell'arto statuario) e tre sole hanno la testa, tra cui questa di Formello-Palombara".

Castello Savelli-Torlonia
Ingrandisce foto Torre di guardia

Poi l'archeologo passa a soffermarsi sull'altra statua, rinvenuta nel corso dello stesso scavo. "... una copia romana di ottima qualità, di un originale del IV a.C., che non conoscevamo, forse uno Zeus, ma mancano gli attributi iconografici per poter essere certi, in tal caso un'aquila, sicché potrebbe essere anche Asclepio dio della medicina; Plutone dio degli inferi; Nettuno dio dei mari. L'opera risale alla fine del II o I a.C". La statua, collocata nel citato museo di Castello Savelli, vale una vera fortuna: è stata valutata 3 milioni di euro. Dovrebbe appartenere alla stessa bottega del noto Generale di Tivoli che si può ammirare attualmente presso il Museo Archeologico di Roma. Si ritiene che ci dovesse essere un validissimo laboratorio locale che era in grado di produrre simili capolavori di altissimo livello artistico.

Il prof. Mari ritiene che dette statue erano di culto in quanto l'edificio, ubicato al centro dell'esedra, con prospetto a quattro, altro non è se non un tempietto. "Si tratta di due statue di culto sacralizzate all'interno di una villa, è una situazione rintracciabile in altri contesti".
Tali eccellenti ritrovamenti statuari attestano quindi che il proprietario della villa di Formello doveva essere molto colto, intenditore d'arte e soprattutto ricco se poteva commissionare simili opere.
La conferenza ha poi avuto come tema la Via Tiburtino-Cornicolana che raggiungeva l'antica Corniculum (Montecelio). Il tracciato di questa via, che ricalca la 28 bis, non è molto distante dalla Tiburtina di cui spesso era una variante. Orbene lungo questa Via Tiburtino-Cornicolana sono stati individuati molti mausolei in numero maggiore di quelli situati sulla Tiburtina. Secondo il prof. Mari la spiegazione si può ricercare nel fatto che "la via tiburtina dall'attuale bivio di Guidonia a Tivoli Terme, aveva un carattere industriale perché si avvicinava alle cave del Barco".

Altro importante ritrovamento è avvenuto nella tenuta dell'Inviolata dove è stato rinvenuto il sepolcro della Torraccia. L'archeologo ha specificato che "si tratta di un sepolcro di epoca neroniana, con sopraelevazione a torre. Il nome Inviolata deriva dal fatto che quel terreno nel medioevo apparteneva a Santa Maria In via Lata. Presenta un corpo centrale con nicchie intorno e una cupola con lucernari. Questo tipo di piante derivano dai tumuli etruschi e vengono detti a pianta stellare. Scavi clandestini nella zona, hanno riportato alla luce una grande iscrizione, ora nel Santuario d'Ercole, che parla di una dedica di Servilius Silano alla moglie".
Il prof. Mari informa che "la Tomba è da collegare ad una villa romana che si trova vicino alla villa della Triade, dove anni fa è stata trovata la Triade Capitolina. Il culto della triade è un culto statale, per eccellenza, è raro trovare attestazioni di questo culto se non in dimore di magistrati, consoli di altissimo livello, imperatori".
Si ipotizza che questa villa, come altre, appartenne ai Servili Silani almeno fino a quando non fu loro confiscata dall'imperatore Commodo. Questi incamerò le loro sostanze e tolse di mezzo i membri più importanti di questa potente famiglia di senatori.

Stupendo (non esistono altri esempi se non in questa zona di Tivoli) è poi il mausoleo di Claudio Livano, inglobato nella casaccia del Barco. Costui, prefetto del pretorio, fece una grande carriera militare e combatté, mandato da Traiano, contro Decebalo durante la prima guerra dacica.
Il mausoleo ha una pianta centrale con cupola. Ciò che più valorizza la tomba è il fatto che è stata scolpita dall'interno. Il relatore spiega che i blocchi sono stati assemblati "lasciando una piccola stanza quadrata al centro, entro cui uno scalpellino ha dato la forma, scolpendo da dentro". La cella interna, si presenta come un tempietto con abside, due colonne sulla fronte e pilastri laterali. Questa meraviglia della tecnica " è da riferire alla grande perizia tecnica di maestranze afferenti alla cava del Barco, detti quadra tari, che avevano grandi abilità con lo scalpello e con gli strumenti per lavorare il travertino".

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