Le Ville romane in località Formello

Il 7 maggio 2010, come programmato dalla Società Tiburtina di Storia e d'Arte nel calendario del corrente anno, si è tenuta la conferenza "Recenti scavi e ricerche archeologiche in area tiburtina e sabina". Relatore è stato l'archeologo prof. Zaccaria Mari, nativo di Montecelio, che nella sua relazione ha esposto prima i lavori in corso in zona Formello tra Tivoli e Palombara per passare poi alle attività di studio sulla Via Tiburtina Cornicolana.
Il Mari ha sottolineato come "la Sovrintendenza archeologica del Lazio è impegnata in scavi nuovi, studi e riconsiderazioni afferenti al territorio di Tivoli in generale, considerato secondo l'antica suddivisione romana" . Ha inoltre aggiunto che " si tratta dall'area circoscritta da tre strade ossia la via Tiburtina, la via Tiburtina-Cornicolana e la via Tuscolana. Il territorio di Tivoli, che aveva nell'antichità il nome di ager tiburtinus, era molto più vasto rispetto ad oggi; indicativamente, andava da Settecamini sino a comprendere Palombara, Vicovaro (l'antica Varia), infatti, non aveva un municipio proprio era un vicus; fino a Subiaco come indicano geografi e storici antichi quali Strabone e Tacito: praticamente, tutta la valle dell'Aniene fino a Praeneste". Quindi il territorio di Tivoli era vastissimo. È assodato che sul versante palombarese del Monte Gennaro, c'erano ville patrizie rustiche e residenziali mentre, lungo la via Tiburtina-Cornicolana, a poca distanza, erano stati edificati mausolei di vip, tiburtini e non, i quali ritenevano che fosse preferibile essere sepolti qui anziché lungo la via Tiburtina, essendo questa troppo a ridosso delle cave di travertino.

Castello Savelli-Torlonia
Ingrandisce foto Castello Savelli-Torlonia

Gli scavi a Formello, secondo la relazione del Mari, hanno riguardato l'area sulla strada asfaltata tra Palombara e Marcellina alle pendici di Monte Gennaro che fa parte dei Lucretili. Si è così appurata la presenza di insediamenti di età romana del II sec. a.C., ubicati lungo le strade su una fascia ben delimitata a sinistra e a destra lungo le pendici del Gennaro (versante palombarese e quello aniense al quale appartenevano Varia, Ustica (Licenza), il Pagus Mandela). Detti insediamenti sono costituiti da ville rustiche o rustico residenziali che furono edificate dall'età augustea fino V secolo d.C.

L'archeologo ha spiegato che si è deciso di operare degli scavi in zona Formello a causa del ritrovamento nel 1986 di due statue di grande importanza storico artistica. Si è iniziata così una campagna di scavi in seguito alla quale è stata riportata alla luce "una grande villa romana, edificata su una terrazza artificiale, la platea, sorretta da muro a blocchi su cui erano collocate le varie parti dell'edificio; la domus, ossia la parte residenziale, il giardino a sinistra con esedra, il podere intorno. Lo scavo è iniziato dove si trovarono, fortuitamente, le statue". Attualmente si vede molto bene la pianta rettangolare; il diverticolo lastricato (ovvero la stradina d'accesso); una grande esedra (era un tempietto) semi-circolare, interrotta al centro da un edificio di forma quadrata con ai lati degli ambienti.
Il prof. Mari è passato quindi a soffermarsi sull'esedra nel cui edificio centrale, che chiudeva il giardino, erano posizionate le statue. La datazione del complesso si può collocare intorno al 50 a.C come attestano le colonne dell'esedra in muratura con scanalature in stucco. Solo poco dopo di questa data inizia ad essere utilizzato il marmo, ma fino ad allora le decorazioni erano ancora affidate alla muratura. Quindi lo studioso si sofferma sugli "ornamenti del colonnato con capitello forse policromo, cornice e architrave, decorati ad ovuli in stucco, erano realizzate con stampi di legno pressati sullo stucco fresco". Ciò rimanderebbe all'età sillano. Cesariana, quindi pre-Augusto.

Monte Gennaro
Ingrandisce foto Monte Gennaro

Il relatore continua nella sua relazione parlando delle terrecotte a stampo poi dipinte; delle lastre con amorini; dei festoni accurati nella resa dei dettagli; delle antefisse posizionate sulla linea di gronda. Orbene erano tutte realizzate sul posto in una fornace, che utilizzava cave di materie prime delle vicinanze.
Tali reperti saranno esposti nella II edizione della mostra "La Provincia delle meraviglie. Alla scoperta dei tesori nascosti" che dal 12 maggio sarà visitabile fino al 20 giugno 2010 in fase di organizzazione.

È stato riportato alla luce il pavimento dell'esedra: un mosaico bianco e nero raffigurante il cassettonato prospettico del soffitto. In attesa dello strappo dal pavimento, per rifare il massetto, il mosaico è stato ricoperto. Ancora non si è deciso se riposizionare il mosaico e lasciarlo in situ o musealizzarlo. Sembra che l'interno dell'esedra fosse affrescata: migliaia i frammenti dipinti a terra. Si ipotizza che fosse una decorazione del secondo stile: la sua raffinatezza è data dai grandi riquadri divisi da cornici molto elaborate.
Il relatore quindi ha esposto i futuri lavori in programma: " si lavorerà sugli edifici laterali dei cubicula (stanzette) con alcova e dipinti murali sul fondo, pavimentate a mosaico; "quest'ultimo presenta un piccolo scendiletto marmoreo sempre ricorrente in queste stanzette che servivano per riposarsi e non erano delle vere camere da letto. Il mosaico con esagoni a nido d'ape racchiudeva un emblemata al centro, ossia dei riquadri figurati con tessere più piccole. Inoltre, sarà possibile scavare il giardino per poter ricostruire la disposizione delle piante, aiuole, vialetti".

Non sono ancora stati riportati alla luce il giardino e la domus; al fine di buttare giù un preventivo di spesa sono stati studiati i confini della villa e si è fatto lo scavo di tutto il muro di terrazzamento. L'archeologo infatti sottolinea che" essendo il terreno in pendenza, c'era bisogno di una sostruzione su cui realizzare un terrazzamento e poi posizionare gli edifici. Si tratta di un muro lungo 100 metri in opera poligonale: il muro che reggeva la villa è a blocchi montati a secco, senza malta".

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