La prigionìa di Zenobia a Tivoli

Zenobia, la leggendaria regina di Palmira, fu portata come trofeo nel 274 a Roma in catene (d’oro secondo la leggenda) per rendere il trionfo di Aureliano più grande. Sulla sua sorte una volta a Roma, le fonti sono divergenti: secondo Malalas, cronista siriano del VI sec., Aureliano la fece decapitare dopo il suo trionfo; secondo la Storia di Augusto, Zenobia terminò i suoi giorni a Tivoli, in un esilio dorato essendo divenuta amante di Aureliano, innamoratosi perdutamente di lei.

Sembra che Zenobia, relegata nel territorio tiburtino, risiedesse in una villa situata nel territorio intorno al Casale S. Antonio, al centro dei Piani delle Conche, comprendente perciò i laghetti di acqua sulfurea (tanto simili a quelli della sua cara Palmira) e le terme di Marco Agrippa come ritengono i ricercatori Antonio del Re, Pirro Ligorio, il Volpi ed altri (c’è tuttavia chi ha collocato la villa di Zenobia nei Colli di S. Stefano, chi nella strada di Pomata, chi in una dependence della Villa di Adriano).

Zenobia regina di Palmira
Zenobia regina di Palmira

Il marchese Cesi, figlio del duca Federico Cesi, principe dei Lincei, trovò nel 1605 in località “Caprine”, situata sul limitare settentrionale dei “Piani delle Conche”, un vaso d’argento ed una medaglia d’oro; il vaso conteneva ornamenti femminili e gli indizi lasciavano supporre che qui era situata la tomba di una delle figlie di Zenobia. Bellissimi sono anche altri ritrovamenti oggi conservati in varie parti di Roma.

Ad esempio nella sala a croce greca dei Musei Vaticani è custodita la bellissima statua di Igea, dea della salute, trovata presso il laghetto della Solfatara. La dea appare sotto le sembianze di una donna giovane e sana;a lei si rivolgevano supplici i malati dopo essersi immersi nelle acque albule. Nel Museo Capitolino è invece custodita la statua di Apollo Liceo, rinvenuta presso lo stesso lago. Apollo Liceo è il profeta di Giove, il grande musicista, l’insigne medico. È rappresentato con la cetra nella mano sinistra e un ippogrifo ai piedi; la mano destra è piegata sulla testa come se volesse riposarsi. Il dio era un grande guaritore non solo dei corpi ma anche delle anime. Altri ritrovamenti importanti sono alcune colonne di marmo tracio che Paolo III e Giulio III portarono a Roma per ornare le loro ville.

Zenobia regina di Palmira
Zenobia regina di Palmira

Tali colonne insieme ad altre andate perdute segnavano al centro di ogni lato il monumentale ingresso alle terme di Agrippa. Sembra tuttavia che Zenobia, avendo un carattere forte ed essendo molto bella, migliorò la sua posizione di prigioniera e riuscì a sposarsi con un ricco ed importante romano da cui ebbe altri figli. Così si legge infatti in “Delle Ville e dei più Notabili Monumenti di Tivoli” di S. Cabral e F. Del Re, Roma, 1779.

I Tiburtini nutrirono per questa magnifica donna una grande ammirazione ed il suo ricordo fu tramandato da padre in figlio per cui spesso in ogni epoca troviamo dato il nome di Zenobia alle neonate. Forse il fatto che i Tiburtini indichino i ruderi delle Terme di Agrippa con il termine “Bagni della Regina” è abbastanza significativo per poter affermare che qui, nei pressi era ubicata la villa di Zenobia.

In “Passeggiate nella campagna Romana” di R. Lanciani, 1980, si legge anche che i popolani tiburtini erano convinti che il pizzutello fosse stato importato dalla Regina che lo aveva portato con sé dall’Oriente. Se incerte sono le notizie sulla sorte di Zenobia, sicure sono invece quelle del Regno di Palmira: esso decadde e la città diventò una roccaforte siriana: venne innalzata una cinta di mura più piccola di quella dei tempi di Zenobia e sotto Diocleziano (293-303) vi fu istallata una guarnigione militare. Palmira non ritrovò più il suo splendore e non fu più citata. Molte sono le lacune e le approssimazioni su Zenobia poiché, malgrado la sua fama, i documenti sulle sue origini sono piuttosto rari. Il suo ritratto compare unicamente su alcune monete e quasi tutte le fonti rimandano alla Historie Auguste. Le monete, che furono coniate ad Antiochia e ad Alessandria, testimoniano l’incredibile fascino di Zenobia descritto dagli storici antichi; vi è ritratto il busto della regina accompagnato dall’iscrizione "Settimia Zenobia Augusta”. La sovrana appare con i capelli pettinati secondo la moda romana (una treccia che corona la sommità del capo) a conferma della sua ambizione.

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