nello stesso luogo dove nel XVII sec. il Cardinale Giulio Roma fece costruire il Seminario diocesano; il governo repubblicano era aristocratico perché composto dal Senato e dai magistrati eletti tra i cittadini eccellenti per censo, nobiltà e valore. Le cariche erano varie e le più altisonanti erano quelle di: dittatore, pretore, decurione, edile e censore. C'erano poi i Salii al servizio religioso del Santuario di Ercole Vincitore, nume tutelare della città, gli Apollinari, gli Adrianali, i Veriani, gli Arvali e le Vestali. La religione professata dai tiburtini era pagana ed era praticata nel santuario di Ercole Vincitore, nel tempio di Vesta, in quello della Sibilla, nell'altro dedicato alla dea Giunone Regina che sorgeva dove oggi si erge la chiesa di S.Biagio, ed infine nel tempio dedicato a Diana che era situato dove ora si innalza la chiesa di S.Andrea (il timpano del vecchio tempio di Diana si può ancora vedere presso il vicolo del Labirinto).
A poco a poco però Roma vincendo tolse ai tiburtini le città di Empulum e di S.Gregorio da Sassola; con la sconfitta definitiva sotto Pedum (oggi Gallicano del Lazio) Tivoli fece la pace con Roma e divenne città "IMMUNE" (poteva dar rifugio a perseguitati, esiliati ecc.). La bellezza del territorio tiburtino indusse molti romani a costruirsi delle ville ed in una di queste morì come prigioniero Siface, re della Numidia. Nella guerre contro Annibale Tivoli combattè da leonessa a fianco di Roma tanto che il dittatore romano Quinto Fabio Massimo ordinò che si attuasse a Tivoli la raccolta dei soldati.
Rimase
neutrale invece sia in occasione della guerra Sociale che
nella lotta civile tra Mario e Silla. Proclamata la lex Iulia,
Tivoli fu municipio romano, godé della cittadinanza
romana mantenendo la propria magistratura. Alla pacificazione
raggiunta dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) Tivoli poté
rinnovarsi e consolidare la sua posizione di centro commerciale
e residenziale e sfruttare la sua vicinanza con Roma che chiedeva
travertino, legname da ardere e per uso navale o edile, bestiame
ecc.; tutto questo commercio avveniva lungo la via Tiburtina
(controllata da Tivoli) ampliata anche per poter trasportare
i blocchi di travertino se essi erano troppo grossi per essere
imbarcati sulle zattere pilotate a Ponte
Lucano sull'Aniene. L'età di Augusto fu per Tivoli
un periodo di pace e le colline tiburtine si popolarono di
ville splendide come quella di Orazio,
di Cassio, di Quintilio
Varo, di Manlio Volpisco, di Catullo come già l'avevano
avute Cesare e Sallustio.
L'età d'oro per Tivoli però fu quella sotto
Adriano
(117-138) che si fece costruire la sua villa imperiale ampliando
la villa rustica di tre miglia a sud dalla città che
sua moglie, Vibia Sabina, gli aveva portato in dote.
Con il principato di Adriano e degli Antonini Tivoli ebbe
un grande sviluppo edilizio tra cui la costruzione dell'anfiteatro
di Bleso ed il restauro degli acquedotti; si registrò
un incremento demografico. Conservava ancora la vecchia religione
pagana ma aveva accolto anche le altre divinità legate
ai culti misterici (Mitra) o egizie (Iside).