Il sarcofago oggi è stato "riciclato",
rialzato da terra tramite due poggioli ed utilizzato come
recipiente per l'acqua che alimenta la sottostante fontanella
pubblica (non bella). Esternamente il sarcofago è molto
semplice e non reca bassorilievi; l'unico ornamento sono i
due busti (il tempo trascorso però li ha resi quasi
illeggibili) probabilmente di un uomo e di una donna che sono
posti in alto rilievo e distanziati sulla parete esterna a
vista del sarcofago.
Se poi si alza lo sguardo, si può ammirare sulla parete
del Palazzo episcopale lo stemma del valente vescovo De Valerinis,
che fu emerito pastore di Tivoli verso la fine del XIV secolo.
La piazza in seguito, per la sua splendida posizione di balcone
che si affaccia sulla pianura romana, cambiò nome:
fu detta infatti Piazza del Poggio; dopo di che, tenendosi
giornalmente un mercato ortofrutticolo, fu intitolata Piazza
del Mercato.
Passando il tempo fu poi dedicata al patrono santo martire locale: S.Lorenzo, a cui è consacrata anche la vicina cattedrale omonima. Solo dal 1849 (per il fatto che, essendo stata proclamata la Repubblica Romana, al centro della piazza era stato piantato un olmo, simbolo di libertà, secondo le direttive di padre Ugo Bassi) fu chiamata Piazza dell'Olmo. Secondo il Sebastiani, invece, la piazza era già denominata dell'Olmo ai tempi della sua visita (1825) e il nome era dovuto alla presenza nella piazza di un vecchio olmo tagliato circa 50 anni prima (secondo il Gori "fu sradicato poco avanti l'età del Volpi"). Secondo il Sebastiani inoltre "i Tiburtini han creduto e credono tuttora che in quell albero venisse appesa per i capelli la loro s.Sinforosa per ordine di Adriano".
Più tardi fu quindi intitolata al patriota tiburtino Domenico Tani,strenuo
difensore della Repubblica Romana, morto nel 1849 a Perugia
in esilio. Da allora essa non ha più cambiato nome.
Fino alla fine del XIX sec. Piazza Domenico Tani fu abitata
dalle famiglie tiburtine più in vista anche perché
era il cuore dell'economia.
A testimonianza di ciò, sulla destra, in fondo alla piazza, si erge l'elegante palazzo Coccanari-Teobaldi dove, nel 1849, morì il deputato
alla costituente Luigi Coccanari. L'edificio, risalente
ai sec.XVI-XVII, mostra ancora, davanti al portale d'ingresso, due colonne-simbolo di granito (indicavano
infatti diritto di asilo: chi si fosse rifugiato nel predetto
palazzo avrebbe goduto dell'immunità).
A Tivoli altri tre Palazzi nobili
con relative due colonne davanti allo ingresso vantavano un
identico diritto ( il palazzo cinquecentesco del colonnello
Sebastiano Realis-Ciaccia si trova, non lontano da qui, al
numero civico 11 di Via Mauro Macera; quello dei Del Re a
piazza Palatina).