Piazza Domenico Tani

Piazza Domenico Tani è situata nel centro storico medievale, al termine di via S.Valerio (che inizia scendendo da Piazza Rivarola) e prima dell'inizio di Via del Colle.
E' una piazza molto antica, le cui memorie possono essere datate all'epoca romana. Qui vicino infatti c'era il foro tiburtino sui cui resti fu costruita la Cattedrale di S.Lorenzo e qui (oggi sono inglobati nelle fondamenta dei palazzi rinascimentali internamente ben affrescati che delimitano la piazza) furono costruiti i famosi criptoportici, ove si passeggiava, si chiacchierava, si intrecciavano affari economici e politici. Mai nessuna Piazza ha mutato tante volte il suo nome come in questo caso.
Un tempo nel lontano Medioevo era chiamata "Platea Maior Episcopatus" vale a dire "Piazza maggiore dell'episcopato" per via del Vescovato, che occupava un edificio attiguo all'ingresso laterale della Cattedrale di S.Lorenzo.


Ingrandisce foto Fontana-Sarcofago

Proprio ai lati dell'entrata del Palazzo dell'episcopio sono situati due basamenti sui quali erano posti due enormi statue d'imitazione egizia in granito rosso (conosciuti come i "Cioci di Tivoli") rinvenute nel 1450 presso la Villa dell'imperatore Adriano. Le statue erano situate sui due basamenti fino al 1779, quando il vescovo di Tivoli Mattei ed il comune tiburtino li donò a Papa Pio VI (in cambio di mille scudi secondo il Gori) che li fece collocare all'interno dei Musei Vaticani, a sostenere l'architrave della gran porta del salone a croce Greca.
Proprio di fronte il palazzo è situato un sarcofago di peperino che in passato era collocato all'interno della vecchia Cattedrale; quando poi quest'ultima fu demolita per volontà del Card. Giulio Roma, vescovo di Tivoli, per essere ricostruita secondo lo stile seicentesco allora in voga, il sarcofago fu traslato all'aperto. Esso risalirebbe al XIII sec. e sarebbe il sepolcro di un nobile e ricco tiburtino: tale Ivo di Angelo Bartholi o Bartholomei.

Il sarcofago oggi è stato "riciclato", rialzato da terra tramite due poggioli ed utilizzato come recipiente per l'acqua che alimenta la sottostante fontanella pubblica (non bella). Esternamente il sarcofago è molto semplice e non reca bassorilievi; l'unico ornamento sono i due busti (il tempo trascorso però li ha resi quasi illeggibili) probabilmente di un uomo e di una donna che sono posti in alto rilievo e distanziati sulla parete esterna a vista del sarcofago.
Se poi si alza lo sguardo, si può ammirare sulla parete del Palazzo episcopale lo stemma del valente vescovo De Valerinis, che fu emerito pastore di Tivoli verso la fine del XIV secolo.
La piazza in seguito, per la sua splendida posizione di balcone che si affaccia sulla pianura romana, cambiò nome: fu detta infatti Piazza del Poggio; dopo di che, tenendosi giornalmente un mercato ortofrutticolo, fu intitolata Piazza del Mercato.


Ingrandisce foto Piazza dell'Olmo - E.R.Franz

Passando il tempo fu poi dedicata al patrono santo martire locale: S.Lorenzo, a cui è consacrata anche la vicina cattedrale omonima. Solo dal 1849 (per il fatto che, essendo stata proclamata la Repubblica Romana, al centro della piazza era stato piantato un olmo, simbolo di libertà, secondo le direttive di padre Ugo Bassi) fu chiamata Piazza dell'Olmo. Secondo il Sebastiani, invece, la piazza era già denominata dell'Olmo ai tempi della sua visita (1825) e il nome era dovuto alla presenza nella piazza di un vecchio olmo tagliato circa 50 anni prima (secondo il Gori "fu sradicato poco avanti l'età del Volpi"). Secondo il Sebastiani inoltre "i Tiburtini han creduto e credono tuttora che in quell albero venisse appesa per i capelli la loro s.Sinforosa per ordine di Adriano".

Più tardi fu quindi intitolata al patriota tiburtino Domenico Tani,strenuo difensore della Repubblica Romana, morto nel 1849 a Perugia in esilio. Da allora essa non ha più cambiato nome.
Fino alla fine del XIX sec. Piazza Domenico Tani fu abitata dalle famiglie tiburtine più in vista anche perché era il cuore dell'economia.
A testimonianza di ciò, sulla destra, in fondo alla piazza, si erge l'elegante palazzo Coccanari-Teobaldi dove, nel 1849, morì il deputato alla costituente Luigi Coccanari. L'edificio, risalente ai sec.XVI-XVII, mostra ancora, davanti al portale d'ingresso, due colonne-simbolo di granito (indicavano infatti diritto di asilo: chi si fosse rifugiato nel predetto palazzo avrebbe goduto dell'immunità).
A Tivoli altri tre Palazzi nobili con relative due colonne davanti allo ingresso vantavano un identico diritto ( il palazzo cinquecentesco del colonnello Sebastiano Realis-Ciaccia si trova, non lontano da qui, al numero civico 11 di Via Mauro Macera; quello dei Del Re a piazza Palatina).

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