L'eidficio posto al termine della piazza (sul lato corto prospiciente il Duomo) è l'ex cartiera Amicucci,
poi ex Parmigiani dove molti anni fa, durante
dei lavori di ampliamento fu scoperta una necropoli databile
tra il V ed il IV sec. a.C. Vennero alla luce per l'esattezza
otto sepolcri. In questo luogo probabilmente doveva trovarsi,
secondo l'archeologo e studioso tiburtino F.Cairoli Giuliani,
Porta Esquilina di cui fa menzione un cippo trovato nel Santuario
di Ercole Vincitore.
In passato la Piazza vantava, tra le abitazioni che la contornavano,
persino un convento benedettino con annessa chiesa dedicata
al Santo fondatore dell'ordine. Documenti storici infatti
ne attestano l'esistenza fin dal lontano 997 ed altri testimoniano
che nel Settecento tale complesso ancora era in loco.
Resti di tale monastero potrebbero essere
gli affreschi del num.civ. 14 situato quasi prospiciente
alla casermetta De militibus; è infatti interessante
visitare l'androne di un palazzo esteriormente insignificante
(dando le spalle al Duomo l'edificio si trova sul lato
sinistro della piazza). Appena varcata la soglia, si può
ammirare sulla sinistra un affresco del XIV sec. ritraente
la scena tipica dell'Annunciazione:
l'Arcangelo Gabriele
con le ali aperte, la Vergine in atto di umiltà intenta ad udire l'annuncio, Dio che domina dall'alto. L'ambientazione è in una sala
avente un soffitto a cassettoni. Se si sale una rampa di scale
poi sulla destra, coperto da una lastra di vetro, si ammira
la figura (molto più deteriorata rispetto al precedente
affresco) di un ignoto Santo.
Sulla datazione di tale opera
i pareri sono discordanti: chi la vuole realizzata prima del
1277, chi dopo questa data (comunque entro il XIII sec.);
anche sul suo autore i pareri sono contrastanti: per il Salerno
sarebbe frutto di Cimabue o della sua scuola, per altri della
scuola figurativa romana di quel tempo.
Sempre sullo stesso lato del palazzo
dove sono conservati gli affreschi, sulla parete dell'edificio
posto ad angolo con Via del Colle si possono ammirare
inserti marmorei di bassorilievi provenienti dall'espoliazione
di Villa
Adriana per essere riutilizzati come materiali da
costruzione.
Fino all'unità d'Italia, in questa piazza (centro
del commercio tiburtino) si svolgeva la cerimonia
che poneva fine al Carnevale
a Tivoli: veniva bruciato il pupazzo in
carta pesta che simbolicamente rappresentava il carnevale
mentre il giorno successivo (il mercoledì delle Ceneri)
nel Duomo attiguo avveniva la rituale cerimonia dell'imposizione
delle ceneri come riparazione ai peccati commessi durante
il periodo carnascialesco.
Il fatto che fosse considerata la piazza principale della città, purtroppo la rese anche
il luogo ideale per eseguirvi le condanne a morte (nello Stato
pontificio infatti erano praticate sia la tortura che la condanna
a morte) che avvenivano pubblicamente per essere di monito
alla popolazione.
In realtà, in venti anni (dal 1821 al 1842), furono eseguite solo quattro sentenze, con sei decapitazioni complessive
alcune delle quali eseguite dal famosissimo boia fu "Mastro Titta".
E' interessante vedere al civico n° 41 (situato
sul lato destro della piazza dando le spalle alla chiesa)
il piccolo carcere dove erano custoditi i condannati a morte
prima di salire sul patibolo. Si tratta in realtà di
una cinquecentesca piccola caserma-armeria sul cui architrave
si può ancora leggere "Arma de militibus" mentre
su uno stipite inferiormente è riportato "Arma
de militibus de Tibure"; fungeva da carcere provvisorio
solo nei momenti in cui occorreva tenere in sicurezza i prigionieri
prima di farli salire sul patibolo.
Già a metà dell'Ottocento però il "primato" della piazza cominciò a diminuire tanto che il Sebastiani, nel 1828, riporta come "la tanto celebrata piazza dell'Olmo, ove ne' bassi tempi fu l'albero consueto delle riunioni, di presente è abbandonata, ed ha ceduto il suo grado all'altra della Regina" (poi piazza del Plebiscito), dove, dal 1870, fu spostata la festa della cremazione del Carnevale. Ma la decadenza della centralità della piazza, avvenne già prima, con la fine delle esecuzuioni capitali, le ultime delle quali, secondo i documenti, ci furono il giorno 13 gennaio 1841.
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