Uno sporgente cornicione marcapiano divide la facciata orizzontalmente in due parti: nell’inferiore si apre nel mezzo un grande portale d’ingresso con ai lati due piccoli archi; nella parte superiore c’è il grande finestrone rettangolare posto centralmente e due aperture circolari. Lo stile ampolloso è di chiara impronta settecentesca. Fu infatti proprio nella metà di questo secolo che il Cardinale Mario Alamandini Bolognetti ed il fratello Giacomo decisero di mettere mano al faraonico lavoro di smantellare la chiesa preesistente e di riedificarla secondo il disegno del loro parente, l’architetto Girolamo Theodoli.
Entrando nell’interno a navata unica l’occhio viene attirato dal dipinto “San Pietro che riceve da Cristo il compito di pascolare il suo gregge”. Questo quadro, che giganteggia sull’altare maggiore, è ritenuto da alcuni opera del Muccini, da altri del Rossi. I quattro quadri raffigurati sul transetto, che invece fiancheggiano l’ingresso e, come dice il Gori “la Cappella in faccia” sono della scuola dello Zuccari e rappresentano i Santi Avvocati (Sant’Antonio Abate, San Sebastiano, San Rocco e San’Atanasio) cioè i quattro protettori della Terra sono invece dipinti sul transetto.
Bella la Natività ed il dipinto di San Luca e Sebastiano (un tempo ubicati nelle cappelle laterali ed attualmente posti in sacrestia). Autore delle tele è Salvatore Monosilio.
L’interno della chiesa è un po’ scorretto a causa dell’ampiezza dell’unica navata a croce greca. Nel battistero è invece custodita un’icona quattrocentesca in cui è ritratta S.Maria delle Grazie; appartenuta all’umanista vicovarese Sabellico, sarebbe stata lasciata in testamento alla sua morte (avvenuta a Venezia nel 1506) proprio alla chiesa di S.Pietro. Preziosa è anche l’opera di Pompeo Batoni autore della Madonna col Bambino collocata sull’altare di destra.