In realtà è più una cappella che una chiesa viste le sue ridotte dimensioni. È ubicata nel Borgo omonimo e vanta splendidi affreschi di fine XV- inizio XVI sec. sulle pareti (la Crocifissione , la Vergine e Santi), e sulla volta (i quattro Evangelisti con i rispettivi simboli). Interessanti inoltre le numerose memorie graffite ed a pennello sulle pareti (decisamente la più interessante si riferisce alle scorrerie del brigante Marco Sciarra). Questa chiesa rurale (inizialmente dedicata a San Pietro) è citata nel resoconto della Visita pastorale effettuata da Mons. Giovanni Andrea Croce, Vescovo di Tivoli, il 18 settembre 1566. Nel documento si sottolinea lo stato precario in cui versava per cui detto vescovo aveva deciso di incorporarla, con gli altri luoghi di culto rurali e con il relativo beneficio, alla chiesa del SS. Salvatore. Il cambio di dedica da San Pietro a San Rocco è facilmente comprensibile se si ripensa alle pestilenze che sconvolsero la Penisola causando un'infinità di morti tra la fine del Cinquecento e gli inizi del XVII secolo. Giacché il santo protettore degli appestati era San Rocco, anche nel caso della cappellina di Arsoli essa fu consacrata anche a Lui, oltre che al Principe degli Apostoli, Pietro. La devozione degli arsolani per san Rocco era infinita, basti pensare che sul lasciapassare di chi usciva da Arsoli durante l'epidemia era disegnato proprio San Rocco oltre al patrono della vecchia Axula, S. Bartolomeo. Poi, col passar la chiesetta finì con l'essere consacrata solo a San Rocco.
È decisamente la chiesa arsolana più antica. Edificata agli inizi del XVI sec., quindi agli inizi del Rinascimento, era una chiesa rurale ossia di campagna poiché era situata al di fuori del paese e proprio per questo il terreno ad essa attiguo era destinato alla sepoltura. Proprio intorno a tali luoghi di culto agresti sorsero i borghi. Era abbastanza grande tanto da indurre il più volte citato Vescovo Croce ( in visita pastorale) a ipotizzare se era il caso di farla diventare parrocchia al posto di quella del SS. Salvatore, troppo vicina al castello dei Massimo.
Nella storia arsolana la chiesa di San Lorenzo ha avuto più momenti importanti. Qui, nel 1579, si radunò l'assemblea per scegliere un rappresentante da affiancare al giureconsulto Luca Peto, il cui compito era redigere lo Statuto. Nel 1944, essendo Arsoli divenuta Città ospedaliera (i tedeschi feriti nel vicino fronte di Cassino venivano qui curati), la chiesa fu utilizzata come obitorio dei soldati defunti. Al giorno d'oggi è sede delle
assemblee periodiche della Fratellanza della SS. Trinità.
La potente e nobile famiglia, come attestano due lapidi poste nella chiesa, provvide a restaurarla nel 1580 e nel 1784. Un suo artistico abbellimento avvenne nel 1789 con la collocazione di travature e di colonne (autore l'architetto romano Benedetto Piernicoli), utilizzate in precedenza per erigere l'arco di trionfo sotto cui aveva sostato papa Pio VI. Da ammirare all'interno, costituito da un'unica navata, la volta a capriate nonché l'arco ed il presbiterio in cui spicca lo stemma nobiliare dei Massimo. Sull'altare maggiore troneggia una tela in cui è ritratto il martirio di San Lorenzo.
Essa, insieme all'annesso convento, come i documenti attestano, fu per secoli gestita dai padri francescani del Terzo Ordine Regolare. Anche questo tempio fu restaurato come gli altri di Arsoli dai Massimo (successivamente al 1574 e nel 1671). Fu però nel 1771 il Padre francescano Giuseppe Aymon (provenendo da una ricca famiglia) a operarne una trasformazione secondo lo stile allora in auge: il Barocco. In questa chiesa, a lui tanto cara, egli riposa. L'interno è ad unica navata; bella, sulla parete dell'altare maggiore, e racchiusa in una cornice a stucchi, un gigantesco quadro col martirio di San Bartolomeo; da notare l'affresco a medaglione ritenuto dai critici molto antico.
Sempre in prossimità dell'altare maggiore, di lato, è situata una statua di Maria SS.ma Assunta, utilizzata il 14 e 15 agosto è portata in processione per la tradizionale "Inchinata".
Infine da notare le due cappelle laterali. Una è dedicata a San Francesco (vi è custodito un quadro in cui è ritratto il Poverello d'Assisi- autore il pittore Morani nel 1929).
Sotto l'altare sono conservate le reliquie della martire Santa Eusebia donate alla chiesa dalla famiglia Sciarra. L'altra cappella invece ha un "Altare privilegiato" con una statua della Vergine Immacolata.
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