L'età del bronzo e l'età del ferro a Tivoli

Le origini di Tivoli si perdono nella notte dei tempi, il suo territorio fu abitato fin dall'antichità ed è per questo che ogni volta che si effettua uno scavo le sorprese non mancano, rintracciando testimonianze storiche di tutte le epoche. Se nell'età del Bronzo la vita nel territorio tiburtino sembra essere limitata a pochi nuclei (Porta Neola, Grotta Polesini, Strada di Pomata, Monte S. Angelo in Arcese), durante l'età del Ferro assistiamo al costituirsi di nuclei più o meno consistenti, sparsi in tutto il territorio della città ed in quello circostante.
Negli anni passati infatti sono state trovate, in diversi punti della città, diverse necropoli protostoriche risalenti all'età del Ferro, facendo ipotizzare la presenza di più nuclei abitativi (secondo il Faccenna si tratterebbe di due o tre villaggi indipendenti unitisi verso la fine del VI sec. a.C.). Sicuramente uno di questi era situato nei pressi del rione Castrovetere, sito da sempre sfruttato grazie alla sua posizione strategica. Questo nucleo potrebbe essere messo in connessione con una tomba ritrovata nella vicina Piazza del Seminario ma soprattutto con la necropoli, costituita da poche sepolture, scoperta nel 1886 lungo la scarpata dell''Acquoria (nei pressi della centrale idroelettrica) e connessa ad una stipe votiva dedicata ad un culto delle acque (in essere a partire almeno dall'VIII sec. a.C.). Qui, secondo quanto riportato dall'Antonelli, che esplorò parzialmente la necropoli nel 1926, le sepolture era disposte molto fittamente e sovrapposte le une alle altre.


Ingrandisce foto La Grotta Polesini

Sempre al nucleo abitativo di Castrovetere potrebbero essere connessi i sepolcri rinvenuti presso l'ex cartiera Amicucci, poi Parmigiani, nei pressi di Piazza Domenico Tani. Più di cinquant'anni fa (per la precisione nell'agosto del 1952) furono trovati otto sepolcri arcaici durante dei lavori di ampliamento. Mentre il Faccenna, che curò lo scavo, considerò il ritrovamento come "una frangia" esterna della necropoli dell'Acquoria, il prof. F. Cairoli Giuliani sostiene che le sepolture dell'ex cartiera Amicucci appartengono alla fase urbana già attuatasi nel V sec. a. C.; invece le necropoli dell'Acquoria e della Rocca Pia (che illustriamo fra poco) risalirebbero ad un periodo preurbano. Ma vediamo come erano gli otto sepolcri trovati nel 1952.
Quattro presentavano il cadavere poggiato nel cavo del calcare mentre il loro coperchio era costituito da lastroni di testina di travertino a doppio spiovente. Gli altri quattro invece erano fatti secondo il modello a sarcofago di tufo calato nel cavo della roccia (il coperchio era in tufo a doppio spiovente). In un sarcofago sono stati ritrovati ben quattro cadaveri. Le sepolture a sarcofago non contenevano corredo, invece le atre presentavano degli oggetti utili per fissare la loro datazione (uno specchio in bronzo, resti di una collana ecc.) tra il V ed il IV sec. a.C.

Un'altra zona sepolcrale potrebbe essere presente nei pressi del km 27,850 della Via Tiburtina dove è stata riportata alla luce una sepoltura della prima età del Ferro.
Un altro nucleo abitativo era collocato invece nei pressi dell'Anfiteatro di Bleso dove fu pure rinvenuto un fondo di capanna (via dell'Inversata) e materiali dell'età del Ferro (via Due Giugno, via Colsereno, via del Governo) da mettere in relazione con la vasta necropoli (detta della Rocca Pia), in uso dal IX al VII sec. a.C., riportata alla luce nel corso degli anni Cinquanta durante i lavori nei pressi di piazzale Matteotti. Diversi reperti, nel corso degli anni, furono trovati anche lungo viale Trieste.
La necropoli, costituita da 82 sepolture, occupava un'area di circa 9000 mq ed era organizzata in grandi gruppi sepolcrali separati da aree libere. Era caratterizzata dalla presenza di tombe "a circolo", consistenti nell'abitudine di innalzare al di sopra delle tombe, a fossa, circoli di pietre di circa 3-5 metri di diametro, costituiti da una o due file di grossi sassi, oppure da lastre di testina di travertino. Le tombe di questa necropoli era inoltre caratterizzate da una discreta ricchezza, segno di benessere oltre che di pietà verso i defunti, i quali furono inumati con ogni onore, generalmente con direzione est-ovest. Gli uomini avevano al fianco pugnali, lance, coltelli; le donne collane, orecchini, anelli, spilloni, fibule, cinturoni. Molti i materiali in bronzo.


Tomba a fossa rettangolare
Fonte: "L'età orientalizzante a Tivoli: scoperta di una nuova tomba"

Mentre gli ornamenti ci riportano ad un gusto "laziale", le tombe "a circolo" richiamano subito alla mente 1 sepolcreti di Terni, di Tolentino e di Campovalano nel Piceno, di Teramo, di Introdacqua, di Pescina e di Alfedena; per cui si può dire che la necropoli tiburtina da una parte risente degli influssi dell'Interno dell'appennino e dall'altra di quelli della pianura laziale. Per questo motivo Tivoli fin da ora acquista la sua più notevole caratteristica, di essere cioè la porta dell'Abruzzo, una città di frontiera, anzi un passaggio obbligato, il cui possesso è fondamentale dal punto di vista strategico e commerciale. Purtroppo la necropoli fu privata del materiale e poi reinterrata per edificarvi sopra.

L'ultimo ritrovamento è stato effettuato invece a settembre 2014 durante i lavori di demolizione (onde poi riedificare) di un edificio residenziale bombardato durante l'ultimo conflitto mondiale nei pressi della centralissima via del Trevio. Come riportato dalla dott.ssa Adembri e dal dott. Gilotta della Soprintendenza Archeologica del Lazio in "L'età orientalizzante a Tivoli: scoperta di una nuova tomba", gli scavi hanno messo in luce che "l'edificio era stato costruito (inglobandole) su strutture antiche, realizzate con materiali di recupero (tegole, coppi, laterizi ecc). Dette indagini archeologiche hanno quindi chiaramente evidenziato che tale obsoleta costruzione, pur non avendo vani interrati, aveva delle fondazioni molto profonde poggianti direttamente su un banco tufaceo; ciò a causa della presenza di uno spesso strato di riporto, non coeso, rinvenuto al di sotto del livellamento effettuato in seguito alle distruzioni causate dalle recenti vicende belliche. Nello strato di riempimento erano presenti materiali di varie epoche, compresi tessere di mosaico bianco e nero, ceramica sigillata e frammenti di affreschi di età imperiale; a quota m 2,70 sotto il piano stradale attuale furono trovati i resti in situ di un basolato di calcare, con elementi di travertino di recupero".
In realtà studi più approfonditi hanno rilevato come al di sotto di tale basolato fossero presenti strati più antichi. In particolare uno strato costituito da lastre di travertino risalente alla media età repubblicana che "ben si raccorda con il ritrovamento di due sarcofagi in tufo avvenuto agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso presso l'incrocio di vicolo Todini con la contigua via Parmegiani". A quota 3,20 m sotto il livello stradale sono state invece individuate diverse fosse circolari e rettangolari che non lasciano dubbi agli studiosi: si tratta di tombe risalenti alla prima età del Ferro. In particolare in una fossa rettangolare, oltre alle ossa appartenenti ad una donna, è stato riportato alla luce il corredo costituito da vasellame ("un vero servizio da tavola per liquidi") e oggetti di ornamento personale in bronzo, ferro e anche in argento. Anche in questo caso, come per le sepolture della necropoli della Rocca Pia, la "fossa presentava un avvallamento, in corrispondenza della deposizione della defunta, che risultava orienata in direzione est-ovest.

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo