Ripartì quindi per raggiungere Affile e decise di dividere i suoi uomini in due gruppi di ca. seicento legionari ciascuno per farli marciare il primo verso gli Altopiani di Arcinazzo e il secondo, ai suoi diretti comandi, verso Roiate e Olevano, Paliano e Anagni. Garibaldi il 5 maggio 1849 con i suoi 2000 uomini si portò a Tivoli, accampandosi nei pressi della porta S. Croce fuori la cinta della città (per la precisione vicino la citata chiesetta prospiciente il giardino pubblico Garibaldi) aspettando di marciare verso Palestrina e Velletri. Pur apprezzando che molti tiburtini lo incontrassero per fargli onore, Garibaldi fu dispiaciuto che molti tra la gioventù della Penisola non sentissero l'importanza di combattere per la patria.
Targa in onore di Giuseppe Garibaldi
Luigi Coccanari ricevette l'ordine di organizzare la guerriglia nel territorio tiburtino. Vinto l'esercito di Ferdinando II prima a Frascati e poi a Velletri e costretto a ritirarsi, tutte le bande armate furono convogliate a difendere Roma, attaccata dalle truppe francesi. Roma capitolava il 30 giugno 1849. Il 3 luglio Garibaldi, in fuga, transitò di nuovo a Tivoli accampandosi nello stesso identico luogo con i suoi 3000 uomini chiedendo alla città di raccogliere entro due ore 2000 scudi per favorire la ritirata ma la somma trovata fu solo di 729 scudi. Garibaldi, dopo aver requisito carri e cavalli disponibili, abbandonò Tivoli alla volta di Terni.
1867: Garibaldi torna dalle nostre parti
Dopo la spedizione dei Mille tutta la Valle dell'Aniene visse periodi burrascosi in cui invano si tentò di far insorgere la popolazione. Nel 1867 fu Menotti Garibaldi a gettare le basi di un discorso più valido, riuscendo a coinvolgere a Montelibretti, Orvinio, Percile e nella Sabina molti giovani patrioti. Garibaldi, malgrado avesse perso a Cervara di Roma una trentina di uomini, iniziò a Passo Corese a sconfinare nello Stato pontificio, battendo ed occupando il 28 ottobre Monterotondo. Un sostanziale numero di garibaldini si stanziarono a Tivoli, altri Sant'Angelo, Palombara, Montecelio. Anche parte della Valle dell'Aniene fu occupata dai garibaldini. Puntando su una sollevazione popolare Garibaldi provò a marciare su Roma, ma poiché essa non accadde fu costretto a tornare a Monterotondo ed a vedere partire per tornasene a casa molti dei suoi uomini, sobillati dai mazziniani che gli rimproveravano la sua rinuncia ad attaccare Roma. Decise così di indirizzarsi verso Tivoli e sciogliere le sue truppe ma non ne ebbe il tempo giacchè il 3 novembre si ebbe uno scontro tra i soldati pontifici e i pochi garibaldini rimasti al suo fianco. Con l'arrivo delle truppe francesi e la sconfitta di Mentana, per Garibaldi iniziò di nuovo il calvario della ritirata. Oltrepassò i confini di Passo Corese, superò Tivoli, e abbandonò lo Stato pontificio.