I Tiburtini hanno paura delle milizie napoletane e dei "Garibaldesi"

Siamo al tempo della Repubblica Romana del 1849 (nota anche con la denominazione di Seconda Repubblica Romana, per non confonderla con quella di epoca napoleonica 1798-99). Essa sorse a seguito di una rivolta liberale che nei territori dello stato pontificio tolse il potere temporale al pontefice Pio IX. Governata da un triumvirato, composto da Carlo Armellini, Giuseppe Mazzini ed Aurelio Saffi, ebbe come quest'ultimi vita breve (soli cinque mesi: dal 9 febbraio al 4 luglio), a causa dell'intervento di Napoleone III che per convenienza politica ristabilì l'ordinamento pontificio, in deroga ad un articolo della costituzione francese. A difendere la Repubblica Romana accorsero molte figure di primo piano del Risorgimento, fra cui Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli.
Nel V capitolo (da pag. 80 a pag. 83) del libro "Cronaca della città di Tivoli dal giugno del 1846 al giugno 1850" di F.P, 1851 è riportato un interessante spaccato storico riguardante la nostra città in quei mesi.

Giuseppe Garibaldi
Targa in onore di Giuseppe Garibaldi

"La vittoria di Roma (sui Francesi) oltre ogni dire magnificata e messa al di sópra degli antichi fasti, risvegliò in molli petti il generoso sentimento della patria, la quale aspettava dalla virtù de'suoi figli d'esser protetta e vendicata di nuove ingiurie. Così fu che otto o dieci Tiburtini il giorno 3 di Maggio corsero alla difesa di Roma, con tale risolutezza e coraggio ch'era una maraviglia. Ma la maggior parte di essi dopo alquanti giorni se ne tornarono ai domestici lari, forse perchè videro l'indugio dei Francesi, e credettero che quella trista prova del 30 di Aprile fosse loro bastata a mutar consiglio sul conto della Republica sorella.

Nuovi timori per altro e nuove speranze sorgevano all' udire che già una parte delle milizie Napoletane appressavansi anch'esse contro Roma, ed erano nei vicini territori! di Valmontone e Palestrina. Di che molto si parlava fra i Tiburtini quando sulle ore sette del mattino del 5 Maggio , odesi esclamare qua e là Garibaldi! Garibaldi! E la sua legione, in numero di due mila uomini e ducento cavalli all'incirca aveva già fatto alto a destra dell'Aniene presso al ponte Lucano poco più di un miglio dalla Città.
Figuratevi quale scompiglio! La gente di Garibaldi a Tivoli! Povera Città! E come se fossero barbari o ladroni venuti a disertare le case, moltissimi Cittadini corrono frettolosamente a nascondere quanto possono meglio le loro masserizie di maggior conto, e quasi vorrebbero nascondersi essi medesimi colle loro famiglie. Sarà stata soverchia pusillanimità: ma quelle soldatesche avevano un pessimo nome, e in Tivoli ancor si parlava del caso di Vicovaro, dove in passando pochi Garibaldesi il 18 di Aprile si tolsero dal Convento di S. Cosimato, oltre a due muli, tutte le vettovaglie che poterono trovarvi
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Ingrandisce foto Ponte Lucano

Ma i Tlburtini cominciarono a riaversi dalle prime paure come videro che la Legione si fermava nella campagna , dovendo presto muovere per altri luoghi senza entrare nella Città, Molti anzi andarono a visitarla, curiosi di mirar da vicino sì famigerati e tremendi sostenitori della libertà. Andaronvi eziandio i Magistrati ed alcuni dei primi officiali della Milizia Cittadina, con animo di usare una cortesia verso chi poteva, o almeno si credeva poter fare del male. Garibaldi disteso al rezzo di un albero ebbe cara la visita, e con modi amorevoli il dimostrò, solo dolendosi che tanta gioventù italiana sentisse troppo freddamente della patria, non per viltà di animo, ma per difetto di generosa educazione e per abito di servitù, com'egli diceva.

Del rimanente non accadde veruna sconvenienza, e i pochi soldati che vennero per varie bisogne dentro la Città si contennero onestamente. Solo alcuni di essi vollero prendersi due buoni cavalli di certi Religiosi dell' Ordine di S. Agostino, che dicono Rocchettini, i quali erano nel Convento de'Frati minori di S.Francesco. Tutta la soldatesca passò la notte nella vicina Villa Adriana, non senza recarvi del guasto: ma più ebbe a sopportarne il Signor Delrè in un suo prossimo Casino. La mattina seguente poi molto di buon'ora alla volta di Zagarolo se ne parti. Andò con essa il Commissario di Tivoli , eletto dal Garibaldi suo ajutante di campo: e i cento soldati che quegli aveva condotti, anzichè restare così soli, amarono tornarsene a Roma due giorni dopo, come ordinò il loro Capitano Martinelli, uomo di assai lodata prudenza.

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