I funerali organizzati a Tivoli per la morte di Gregorio XVI

Gregorio XVI, al secolo Bartolomeo Alberto Cappellari, era nato a Belluno il 18 settembre del 1765. Giovanissimo entrò nell'ordine dei camaldolesi assumendo il nome religioso Mauro distinguendosi per i suoi conseguimenti teologici e linguistici. Nel 1799 pubblicò II Trionfo della Santa Sede contro i giansenisti italiani, tradotto poi in diverse lingue europee. Divenne nel 1800 membro dell'Accademia della Religione Cattolica, fondata da Pio VII; nel 1805 fu nominato abate di San Gregorio sul Celio.
Ritiratosi in un primo tempo a Murano, essendo stato Pio VII portato via da Roma nel 1809, successivamente si trasferì a Padova nel 1814 con alcuni membri del suo ordine. Avvenuta la Restaurazione, fu richiamato a Roma e nominato vicario generale dei Camaldolesi prima, consigliere dell'Inquisizione, prefetto della Propaganda ed esaminatore dei Vescovi poi.
Il nuovo pontefice Leone XII lo elesse cardinale il 21 marzo 1825; quindi ricevette l'incarico di regolare un concordato riguardante gli interessi dei cattolici del Belgio e dei protestanti dei Paesi Bassi. Dopo sessantaquattro giorni di conclave, fu prescelto il 2 febbraio 1831 come successore di Pio VIII. Visse la difficile situazione politica successiva alla rivoluzione del 1830. Lo Stato della Chiesa sotto di lui si trovò in precarie condizioni finanziarie dovuto alle sue spese per finanziare lavori architettonici e di ingegneria (come i cunicoli gregoriani a Tivoli) e di patronato.


Papa Gregorio XVI

Sotto il suo pontificato venne affrontato con convinzione il tema della schiavitù, presente soprattutto nelle Americhe, tanto che il 3 dicembre 1839 con l'enciclica In supremo Apostolatus condannò la schiavitù come "delitto", ribadendo il magistero dei suoi predecessori. Morì il 1° giugno 1846.
In Cronaca della città di Tivoli dal giugno del 1846 al giugno del 1850 di F.P. è riportata la cronaca del dolore dei Tiburtini alla notizia della morte di questo pontefice che aveva permesso di realizzare il progetto della deviazione del fiume Aniene che tante volte aveva alluvionato la città di Tivoli, in particolare il rione Castrovetere.

"La sera del primo di giugno il funesto annunzio della morte di GREGORIO XVI accaduta nel mattino dello stesso giorno, turbò grandemente i Tiburtini, e tanto più li turbò perché fra loro di veruna sua infermità non si era fatta parola. La gratitudine di tutti i cittadini verso il defunto Pontefice, per le cui beneficenze la Città non pure fu salva dai danni del fiume Aniene, ma potè coglierne lustro e prosperità, ispirò tosto in loro la pratica di quegli atti di religiosa espiazione, che temperano l'amarezza del cuore, e fanno più venerabile e cara la memoria degli estinti".
La notizia che era stato eletto Pio IX colse di sorpresa la popolazione tiburtina che, presa dall'euforia della nuova elezione, fece slittare al 1° luglio l'organizzazione del funerale del defunto pontefice presso la locale Cattedrale di San Lorenzo.


Ingrandisce foto Cattedrale di S.Lorenzo

Entrando, si restava colpiti dalla vista di un grande catafalco, posto al centro della chiesa, "coperto di gramaglie e risplendente per gran numero di torchi", sostenuto da quattro colonne con capitello dorico scaricanti su una base quadrata. Qui era collocata "l'urna sepolcrale, e al di sopra il simulacro della Religione". A rendere ancora più sontuoso l'apparecchiamento era la presenza di quattro candelabri posti intorno al catafalco.
Pur essendo la Cattedrale tiburtina abbastanza capiente, per la quantità di gente presente era angusta. I migliori posti erano riservati ai "Magistrati , Consiglieri, e Ministri del Comune, i Parrochi, i Capi degli Ordini Religiosi, i Professori delle pubbliche Scuole del Collegio de' Gesuiti, e i Maestri delle Scuole Cristiane". Terminata la Messa di requie, accompagnata da brani scelti musicali, il Vescovo Mons. Carlo Gigli iniziò a leggere l'elogio funebre.

"Alcun giorno dopo fu tenuta nel Palazzo pubblico adunanza degli Arcadi Sibillini, i quali temperate a flebile suono le cetere, sparsero ultimamente di poetici fiori la tomba del Supremo Gerarca, dopo aver letta il Canonico Stanislao Rinaldi affettuosa orazione intorno al grande amore dell'estinto verso i Tiburtini, nel cuore de' quali meglio che ne' marmi, durerà eterna la sua memoria".
Di questo funerale fu fatto un brevissimo cenno nel Diario di Roma del 4 luglio poiché era intenzione del Magistrato della Città darne un più ampio resoconto accompagnandolo al disegno del catafalco ma l'entusiasmo generale per il neo eletto Pio IX (che come primo provvedimento, un mese dopo la sua elezione, concesse l'amnistia per i reati politici) e l'odio per il suo "Antecessore, consigliò a metterne giù ogni pensiero, sebbene fosse già inciso ed impresso il rame del Catafalco".

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