La Tabula Peutingeriana dell'XI sec. d. C., custodita a Vienna al Nationalbibliothek, è un rotolo di pergamena della lunghezza superiore a 6 m. (per la precisione 682 x 34cm.); essa riproduce tutta la rete stradale romana e vi sono riprodotti 555 simboli legati ai posti di sosta e di ristoro. Tale Tabula, in cui lo schiacciamento delle regioni qui rappresentate ha comportato distorsioni rispetto alla geografia reale pur rispettando le distanze chilometriche ed i vari collegamenti, deriva da un originale del II o III sec. d. C. Tuttavia tutte le carte stradali si rifacevano alla Carta di Agrippa, che rappresentava tutto il mondo allora conosciuto ed esposta nel portico che aveva costruito il medesimo Agrippa.

Strada romana
Ingrandisce foto Tratto dell'antica Via Prenestina

Lungo queste strade erano poste delle pietre miliari che riportavano le distanze in miglia tra i principali insediamenti. Nelle carte era segnata anche l'ubicazione delle stazioni di posta per il cambio dei cavalli, delle caserme ecc. Le stazioni di posta erano situate ogni 10 o 15 miglia; ogni 5 minori ce n'era una più grande in cui era possibile trovare anche veterinari e forze dell'ordine.

Tali stazioni di posta erano un valido supporto anche per il cursus publicus (servizio postale pubblico); cambiando i cavalli ad ogni stazione il portalettere riusciva a fare 75 km. Al giorno per cui la posta veniva recapitata molto celermente.
Chi invece voleva spedire privatamente non poteva utilizzare le stazioni di posta e doveva ricorrere ad incaricare un corriere privato oppure comandare ad un proprio schiavo di recapitare la missiva. Le strade consolari erano molto frequentate: molti viaggiavano a cavallo, altri sul cisium (un calesse a due ruote), altri ancora sulla carruba (un carro a quattro ruote da trasporto), infine molti non potendoselo permettere andavano a piedi. Comodissime erano le carrucae dormitoriae (carri coperti per il trasporto dei passeggeri che qui potevano anche dormire).


Ingrandisce foto Via Sacra a Cuma

A tirare tali carri erano addetti i buoi e ciò in quanto, non essendo stato ancora inventato il pettorale per i cavalli, questi non potevano trascinare carri pesanti se non correndo il rischio di rimanere strozzati poiché erano aggiogati per il collo. Un carro quindi procedeva molto lentamente: 7 km. all'ora.
C'era tuttavia anche il cursus velox; grazie ad esso i viaggiatori, seduti in carri trainati da cavalli o muli, riuscivano a percorrere anche 120 km. al giorno.

Sul mare

Roma fu alleata di Cartagine fin quando i suoi interessi furono rivolti a sottomettere la penisola ma quando poi si affacciò sullo stretto di Messina i suoi fini cambiarono: voleva sottomettere le terre oltre il mare e così iniziarono le guerre puniche. Così divenne una potenza commerciale anche sul mare: l'Egitto divenne il granaio di Roma (420.000 tonnellate arrivavano ogni anno al tempo di Nerone). Era una vera festa quando a giugno le navi cariche di grano approdavano ad Ostia, qui esso veniva trasbordato sulle naves caudicarie (tirate da schiavi e da buoi) che risalivano la foce e l'ultimo tratto del Tevere per portarlo a Roma. Tuttavia la navigazione non sempre procedeva bene; un quinto delle navi che portavano il grano dal Nord Africa affondava o perdeva il carico. Una guida romana del IV sec.d.C. ci permette di conoscere le tappe e le distanze tra un porto e l'altro.

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