Nelle vedute egli si sottrae alla regola analitica di Gaspar van Wittel (1652/1653-1736), cui obbedivano invece a Roma il fiammingo Hendrik Frans van Lint (1684-1763) e il modenese Antonio Joli (1700-1777), interpretando in una visione d’insieme l’angolo prescelto, per lo più un disadorno sobborgo sulle rive del Tevere o una quieta campagna, con rare figure di viandanti, in un’ora meridiana imperturbata.
Il dipinto mostra il considerevole talento di Anesi, erede dell’illustre tradizione vedutistica capitolina, che tradisce l’influenza di Gaspard van Wittel (i cui dipinti che illustrano lo stesso punto di vista abbiamo già presentati, ma che sono certamente di un livello superiore e, come detto, più analitici) e la stretta affinità d’intenti estetici con Andrea Locatelli (1695-1741), con cui condusse i primi studi presso la bottega di Bernardino Vincenzo Fergioni (1674-1738).
In Anesi, però, si coglie, rispetto a questi autori, una sensibilità romantica, rafforzata da una peculiare attenzione ai valori atmosferici, cari al pittore Gaspar Dughet (1615-1675) (che in pratica è quello che cominciò a far conoscere la nostra città con i suoi dipinti), ma altresì vicini agli esempi del paesaggismo veneto divulgati da Marco Ricci (1676-1730) e Francesco Zuccarelli (1702-1788). Questo temperamento, che esula dalla concretezza ottica di van Wittel e dalle scenografie eroiche di van Bloemen, consente al pittore di esprimere una piena autonomia espressiva e una rara emotività arcadica.
Le scenografie, infatti, se pur rispettose della realtà, tradiscono una fantasia atta a trasfigurare la veduta, connaturandola alle sembianze idilliache, come in questo particolare della “Cascata di Tivoli”, laddove la precisione di van Wittel viene addolcita e resa tranquilla dai bozzetti di vita quotidiana, che si svolgono nella nostra città.
L’effetto è di grandissimo impatto scenico, che ci riporta alle migliori prove di Andrea Locatelli, non solo per la complessità con cui è descritto il paesaggio, ma anche per la sapiente armonia dei contrappunti cromatici e luministici, che misurano la profondità, congiuntamente alla scansione degli alberi, le naturali imperfezioni del terreno, le attività quotidiane e il placido scorrere del fiume. Anche dal particolare qui presentato possiamo giudicare il dipinto come tra i più importanti e spettacolari di Paolo Anesi: la squisita qualità e valenza estetica, qualificano l’artista tra i migliori paesaggisti del Settecento italiano ed europeo.
febbraio 2018