"La cascata di Tivoli" di Paolo Anesi (seconda parte)

a cura di Roberto Borgia

Nelle Mostra “Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour, che è rimasta aperta nel Museo della città di Tivoli in Piazza Campitelli fino al 31 ottobre 2017, erano presenti, per gentile concessione della Galleria 90 di Tivoli, una serie di opere (acqueforti ed olii su tela), che illustravano la situazione della cascata di Tivoli (detta la “Cascata vecchia”), prima che, con i cunicoli gregoriani, il fiume Aniene venisse deviato nel 1835 e fatto passare sotto il Monte Catillo. Abbiamo già sottolineato che questo paesaggio spettacolare detto della “Cascata vecchia”, fu immortalato in una serie di opere d’arte. L’olio su tela di Paolo Anesi (circa 1690-1773), “La cascata di Tivoli”, conosciuto all’estero come “The Aniene Waterfall”, cm. 40,04 x 58,39, appartiene ora ad una collezione privata in quanto è stato aggiudicato nel 2009 a Londra nell’asta Old Master Paintings per la cifra di € 11.371,00 comprensiva di diritto d’asta.
Presentiamo un particolare di questo dipinto, che inquadra l’orlo della grande cascata prima che precipitasse nel baratro della grotta di Nettuno, con molti scorci facilmente riconoscibili, come l’edicola di S. Giacinto sulla sinistra, la scalinata che portava dal lavatoio al livello superiore (nelle stradine che circondavano i palazzi Marescotti, Tosi e Bonacci che furono interessati dalla piena del 1826) e la torre campanaria del palazzo comunale.


Ingrandisce foto "La cascata di Tivoli"

Certo questo paesaggio idilliaco, una caratteristica di Anesi, non lascia per nulla presagire tutte le distruzioni che avrebbe portato il fiume Aniene nella nostra città. Troviamo qui gli elementi caratterizzanti che sottolineano l’arte di Anesi: la sua attenzione al paesaggio predomina infatti sull’interesse per le architetture e le rovine, prescinde dal dato realistico, evitando a un tempo le aperture scenografiche care al pittore ed incisore fiammingo Jan Frans van Bloemen, detto L’Orizzonte (1662-1749) (nella Mostra “Le bellezze di Tivoli” era presente un olio su tela di un suo seguace raffigurante un “Paesaggio di Tivoli con Tempio della Sibilla”) e le composizioni “ideate” comuni a quel tempo.

Nelle vedute egli si sottrae alla regola analitica di Gaspar van Wittel (1652/1653-1736), cui obbedivano invece a Roma il fiammingo Hendrik Frans van Lint (1684-1763) e il modenese Antonio Joli (1700-1777), interpretando in una visione d’insieme l’angolo prescelto, per lo più un disadorno sobborgo sulle rive del Tevere o una quieta campagna, con rare figure di viandanti, in un’ora meridiana imperturbata.
Il dipinto mostra il considerevole talento di Anesi, erede dell’illustre tradizione vedutistica capitolina, che tradisce l’influenza di Gaspard van Wittel (i cui dipinti che illustrano lo stesso punto di vista abbiamo già presentati, ma che sono certamente di un livello superiore e, come detto, più analitici) e la stretta affinità d’intenti estetici con Andrea Locatelli (1695-1741), con cui condusse i primi studi presso la bottega di Bernardino Vincenzo Fergioni (1674-1738).

In Anesi, però, si coglie, rispetto a questi autori, una sensibilità romantica, rafforzata da una peculiare attenzione ai valori atmosferici, cari al pittore Gaspar Dughet (1615-1675) (che in pratica è quello che cominciò a far conoscere la nostra città con i suoi dipinti), ma altresì vicini agli esempi del paesaggismo veneto divulgati da Marco Ricci (1676-1730) e Francesco Zuccarelli (1702-1788). Questo temperamento, che esula dalla concretezza ottica di van Wittel e dalle scenografie eroiche di van Bloemen, consente al pittore di esprimere una piena autonomia espressiva e una rara emotività arcadica.
Le scenografie, infatti, se pur rispettose della realtà, tradiscono una fantasia atta a trasfigurare la veduta, connaturandola alle sembianze idilliache, come in questo particolare della “Cascata di Tivoli”, laddove la precisione di van Wittel viene addolcita e resa tranquilla dai bozzetti di vita quotidiana, che si svolgono nella nostra città.

L’effetto è di grandissimo impatto scenico, che ci riporta alle migliori prove di Andrea Locatelli, non solo per la complessità con cui è descritto il paesaggio, ma anche per la sapiente armonia dei contrappunti cromatici e luministici, che misurano la profondità, congiuntamente alla scansione degli alberi, le naturali imperfezioni del terreno, le attività quotidiane e il placido scorrere del fiume. Anche dal particolare qui presentato possiamo giudicare il dipinto come tra i più importanti e spettacolari di Paolo Anesi: la squisita qualità e valenza estetica, qualificano l’artista tra i migliori paesaggisti del Settecento italiano ed europeo.

febbraio 2018

<< Indietro

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo