"Veduta di Tivoli con la cascata vecchia dell'Aniene" di Gaspar van Wittel (prima parte)
La meravigliosa visione di questa "Veduta di Tivoli con la cascata vecchia dell'Aniene" valeva da sola il prezzo del biglietto d'ingresso alla Biennale Internazionale d'Antiquariato che si è tenuta a Palazzo Venezia in Roma dal 17 al 26 ottobre 2008. L'olio su tela, di cm. 80 x 120, è opera di Gaspar van Wittel (1653-1736)(l'italianizzato Vanvitelli) ed è databile proprio al 1736, l'anno della sua morte. Tra le vedute di soggetto non romano questa raffigurante la cascata di Tivoli (prima della costruzione dei cunicoli gregoriani, dopo l'inondazione del 1826) fu senza dubbio tra le più richieste dai collezionisti e dai viaggiatori del primo settecento; catalogata in dodici esemplari che probabilmente non ne esauriscono la produzione, è seconda infatti solo a quella che raffigura la Darsena di Napoli. Esposta nello stand dell'antiquario Cesare Lampronti, con sede in Via del Babuino in Roma, colpisce per la sua bellezza, derivante anche dal formato 80 x 120, per la sua luminosità e per l'eleganza (speriamo restituibili con la riproduzione) che varrebbero da sole a giustificare la sua collocazione in una Sala, unica, isolata, godibile in un futuro Museo tiburtino. Sottolineo solo alcuni punti della tela: da sinistra il ponte di S. Rocco che portava alla Chiesa di S. Maria del Ponte o di S. Rocco e all'ospedaletto. La chiesa di S. Maria del Ponte o di S. Rocco era il primo edificio che si incontrava provenendo dall'Acropoli e transitando appunto sul ponte di S. Rocco.
"Veduta di Tivoli con la cascata vecchia dell'Aniene"
di Gaspar van Wittel
La chiesa aveva tre altari: "il primo è consagrato alla B. Vergine, che venerasi dentro una cappella dipinta, il secondo a S. Rocco, ed il terzo a S. Maria Maddalena, ed a S. Antonio Abate col Crocifisso di legno in mezzo a detti Santi di giusta statura. Da chi fosse fabbricata, e di che anno non ne abbiamo notizia alcuna; solamente nel muro della Cappella dell'Altar Maggiore v'è un documento, che quella Cappella l'anno 1520, fosse fabbricata da Giulio Tobaldi Sacerdote Tiburtino, e che l'anno 1597, essendo Priore Ottavio Croce di detta Città col consenso della famiglia di essi Tobaldi vi riponesse l'immagine della B.V., che oggi qui si venera dipinta a fresco, e ritrovata nelle radici del vicino Ponte della Cascata,....In essa è aggregata la Confraternita appellata comunemente del Ponte, ma dir si dee di S. Rocco, la quale fin dall'anno 1388, fu eretta nella Chiesa di S. Leonardo esistente per la via de'Reali, vicino al Borgo appellato Costa fracida, dove era a que'tempi il Lazzaretto, per gli appestati, come narra il del Rè al cap.8., e di quindi poi fu trasferita a questa Chiesa" (G. Carlo Crocchiante, L'Istoria delle Chiese della città di Tivoli, Roma, 1726, pag. 136-137).
Certamente sono da sottolineare, ritornando al dipinto, le libertà dell'artista: mi fa piacere riportare ciò che scrisse il più grande storico tiburtino, Vincenzo Pacifici, a proposito di un altro dipinto vanvitelliano negli Atti e Memorie della Società Tiburtina di Storia e d'Arte, vol.XVIII-XIX, 1938-1939, pag. 267, "......In luogo del baratro sui cui essa s'elevava (Chiesa di S. Rocco) è posto un piano ondulato dal quale discende un inesistente ruscello che passando sotto il ponte di S. Rocco va a congiungersi con l'Aniene ai piedi della cascat, proprio nel punto ove il fiume s'inabissava nella grotta di Nettuno; sicchè il ponte non risulta nè sul fiume nè sul burrone ma sull'immaginario ruscello, mentre l'Aniene scorre in pianura. A sinistra della cateratta e in luogo del tetro molino è una tranquilla abitazione in cui si svolgono placide scene domestiche, giacché anche qui ai paurosi precipizi ch'eran detti bocca d'inferno sono sostituite collinette ridenti.....".
Particolare attenzione deve essere posta ai resti di un ponte più antico, all'altezza del vecchio ciglio della cascata: "Il Ponte antico era fabbricato vicino l'orlo della Cascata suddetta, ed era altresì tutto di travertino lavorato, come dagli avanzi di esso apparisce,i quali finirono di ruinare in occasione di una fierissima escrescenza del Fiume seguita in questo corrente mese di Gennaio dell'anno 1725" (G. Carlo Crocchiante, pag. 139); perciò gli avanzi del ponte, attenzione, non il ponte che già non esisteva più, finirono di rovinare nel 1725 e questo può essere un termine ante quem per datare questi paesaggi di Van Wittel, anche se questo risulta più tardo, proprio perché replica di una veduta eccezionalmente richiesta.
Poi l'edicola di S. Giacinto proprio sul ciglio della cascata; sul lato opposto il lavatoio con le scale che portavano nella attuale zona di Piazza Rivarola ed ancora più oltre il campanile della Chiesa di S. Biagio ed il Palazzo Regnoni-Macera nell'attuale Via dei Sosii. Più in alto a destra il Palazzo Boschi, già Del Re, ora meglio conosciuto come palazzo Bonfiglietti, con a fianco la casa torre posta su Piazza Palatina ove c'era il vecchio Palazzo Comunale (da cui Piazza Palatina), il cosiddetto Arengario dopo ora c'è il Forno Petrini.
Avanti
>>