Dopo un periodo di sostenitore intransigente e tradizionalista religioso, subì un'evoluzione concretatesi nel 1829 nello scritto "Progressi della rivoluzione e della guerra contro la Chiesa" in cui esponeva un programma di indipendenza della Chiesa dallo Stato. Scoppiata la rivoluzione parigina del 1830 fu a capo del cattolicesimo liberale francese dalle colonne del giornale "L'Avenir" da lui fondato e condannato appunto da Gregorio XVI. Nel 1834 ruppe definitivamente con la Chiesa e si fece banditore di una nuova religiosità romantico-messianica e di teorie socialeggianti. Deputato nel 1848-49, difese la repubblica romana).
Per quanto riguarda la città di Tivoli, che chiaramente faceva parte dello Stato Pontificio, fu proprio Gregorio XVI a legare il suo nome ad un'opera ardimentosa che rese l'antica Tibur sicura da future piene fluviali ma la pose ancor di più sotto il controllo del potere pontificio.
Targa in onore di Papa Gregorio XVI
La tremenda alluvione del novembre del 1826 aveva provocato un tremendo disastro: il fiume ancora una volta era straripato ed aveva allagato varie zone della città dopo aver abbattuto la diga posta a sua difesa. In questa occasione, insieme a buona parte della città, le acque del fiume in piena avevano abbattuto anche la chiesa di S.Lucia; tale tragedia fu forse in parte paragonabile a quella molto più antica in seguito alla quale venne distrutto un tempio di età altorepubblicana situato nell'acropoli tiburtina (sono conservate nei musei vaticani le statuette di terracotta che abbellivano il fregio del tempio).
In occasione dell'alluvione del 1826 la diga era stata riparata alla meglio dall'allora papa Leone XII ma era stato il suo successore, Pio VIII, a cercare di risolvere il problema in maniera decisiva affidandone l'incarico a Clemente Folchi. Quest'architetto ideò il traforo del monte Catillo attraversato da una doppia galleria per aumentare la capacità idrica deviata; il suo progetto fu approvato dal nuovo papa Gregorio XVI.
Dopo solo un anno di lavoro, il 7 settembre 1835, i cunicoli gregoriani furono ultimati; i lavori non si limitarono solo a deviare il fiume ma furono rivolti anche alla formazione di due piazze, piazza Rivarola, adiacente alla "Cittadella" medioevale, e piazza Massimo; queste due furono poi unite grazie alla costruzione del ponte Gregoriano (distrutto nel secondo conflitto mondiale e poi ricostruito nel dopoguerra).