Fu il Contini nel XVII secolo a procedere alla prima mappatura del sito archeologico di Villa Adriana. In essa è riportata già la Grande Via carrabile sotterranea. Di essa si occupò anche il Piranesi e in tempi recenti, su invito della Soprintendenza, anche l'architetto Eugenia Salza Prina Ricotti. Per saperne di più sull'argomento trattato rimandiamo i nostri visitatori in internet alla lettura integrale di due dei tanti libri di cui è autrice: "Criptoportici e gallerie sotterranee di Villa Adriana" in Melanges de l'École Française de Rome, 14, Rome 1973 e " Villa Adriana: il sogno di un imperatore" Roma 2001, Erma di Bretschneider. Nella bibliografia generale del nostro sito sono inoltre riportate le altre sue pubblicazioni su Villa Adriana e sulle sue scoperte.
Lascia veramente senza parole il costatare come Adriano, nel suo progettare la villa, abbia anticipato (e non solo per la progettazione della predetta strada sotterranea) svariate soluzioni dell'urbanistica moderna puntando in questo caso a realizzare la prima "metropolitana" che, come le moderne, correva in buona parte sottoterra (a sette metri sotto il livello stradale) per affiorare e percorrere in superficie solo alcuni tratti.
Era finalizzata a collegare i vari edifici dell'estesissima Villa imperiale (ben 126 ettari!).
Perché Adriano aveva pensato a realizzare una strada sotterranea andando incontro chiaramente a maggiori ostacoli e difficoltà nella sua realizzazione? Non sarebbe stato più facile fare una strada "normale" di superficie? La risposta viene da sola se si ricorda che uno dei primi editti emanati da Adriano (come attesta lo storico Elio Sparziano), fu quello inerente il divieto di transito di carri e cavalli nel centro di Roma.
Se l'aveva fatto per la Città Eterna era logico pensare che Adriano pretendeva di non essere disturbato nella sua imperiale residenza preferita. Progettò quindi per Villa Adriana un intreccio di passaggi sotterranei utilizzati da tutti coloro che non facevano parte della sua famiglia, della sua corte, dei suoi ospiti.
La Via carrabile sotterranea, così come i predetti passaggi, era finalizzata a far sì che la servitù potesse provvedere alle necessità dei padroni e dei loro illustri ospiti senza quasi "essere vista" o meglio senza disturbare: rassettava, pettinava, vestiva e poi scompariva inghiottita dai passaggi sotterranei.
Immaginiamo che traffico ci doveva essere lì sotto essendo i suddetti passaggi percorsi anche dai soldati e dagli addetti a mantenere splendidi i tanti giardini, le terme, i triclini, le terme. Tutto questo dedalo di corridoi sotterranei si raccordava con la Grande Via Carrabile sotterranea, trafficata da veicoli e carri che rifornivano di cibo, merci e quant'altro era necessario per mandare avanti una Villa così importante.
Erano previste uscite in tutti gli edifici, proprio come accade in una linea metropolitana che ha stazioni di sosta per far scendere e/o salire gli utenti. Il vantaggio della grande arteria era duplice: la sua invisibilità essendo sotterranea e la possibilità di raggiungere in pochissimo tempo ogni luogo della Villa. All'inizio, in superficie, seguiva il tracciato di una vecchia strada( edificata al tempo della Repubblica romana) che da Ponte Lucano si snodava verso i Colli di Santo Stefano; quindi diventava "invisibile" entrando in una galleria ubicata sotto la spianata dove è il tempio dedicato alla Venere di Cnido. Da qui, inoltrandosi per la Valle di Tempe, percorrendo tratti ora all'aperto ora al coperto, giungeva allo svincolo della Piazza d'Oro (bellissimo l'arredo architettonico e scultoreo del complesso tale da far ipotizzare che detta area era destinata alle funzioni pubbliche)per poi ridiventare fino alla fine definitivamente sotterranea. Purtroppo però un muro poco dopo ostruiva la predetta strada carrabile. Per molto tempo si è creduto che la Grande Via fosse rettilinea finché non si è giunti nel gennaio del 2004 ad un'eccezionale scoperta di cui demmo notizia a suo tempo.
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