Le Grandi Terme sono molto vicine alle Piccole e vi si arriva attraverso un vasto piazzale che si estende a oriente del complesso termale. Sono di dimensioni maggiori ma meno originali architettonicamente. Anche qui è possibile ritrovare tutti gli elementi costitutivi tipici delle terme romane: sudatio, calidarium, tepidarium, frigidarium con piscine per la natatio e la palestra, cioè ambienti a temperatura crescente dotati di vasche per immersioni e spazi per l'attività ginnica. È infatti possibile rintracciare un ambiente rettangolare con pavimentazione a mosaico dove secondo alcuni si faceva il gioco della palla o sphaeristerium e davanti ad esso un altro ambiente, un cortile oggi privo di colonne, circondato da un portico con pavimento a mosaico destinato a palestra.
Non erano state finite quando Adriano partì nel 128 d.C. per il suo primo viaggio ed erano ancora incomplete nel 134d.C. al ritorno dal suo secondo viaggio.
Gli studiosi del sito archeologico di Villa Adriana si sono dovuti cimentare nel corso del tempo con tanti misteri e tanti perché. Alcuni sono stati risolti, altri ancora no. Piuttosto problematico, ad esempio, è stato dare una risposta al perché Adriano avesse fatto costruire assai vicini ben due complessi termali.
Le giustificazioni sono state le più diverse: chi, come il Penna nel XIX secolo (in "Viaggio pittorico di Villa Adriana"), ritenne che erano due in quanto una (le Grandi Terme) era riservata per i bagni freddi mentre l'altra (Le piccole) per quelli caldi. Tale spiegazione però non poteva essere accettata in quanto tutte le terme ricalcavano sempre lo stesso schema: un calidarium, un tepidarium e un frigidarium. Nel XX secolo il Kahler suppose che gli uomini frequentavano le Grandi Terme e le donne le Piccole. Si accavallarono col passar del tempo altre supposizioni che si dimostrarono poi inaccettabili. Solo verso gli anni Settanta dello scorso secolo si è giunti a dare una risposta esauriente al dilemma.
Decisivi furono l'intervento di ripulitura del Grande Vestibolo e gli studi dell'architetto Eugenia Salza Prina Ricotti sui percorsi che permettevano di raggiungere ogni edificio e luogo della Villa. Studiando come vi si arrivava era logico dedurre a quale funzione questo o quel complesso era destinato. Si trovarono così delle scalette che permettevano agli schiavi di arrivare lì dove erano situati gli impianti di riscaldamento sia delle Piccole che delle Grandi Terme.
Tali sotterranei quindi erano un'area servile. In seguito ad altri accertamenti (invitiamo a tal proposito i nostri visitatori a leggere i libri della Salza Prina Ricotti riportati nella bibliografia del nostro sito), si giunse così alla definitiva conclusione che le Grandi Terme (calcolate per essere frequentate da 2000 persone) erano destinate ad essere utilizzate dai servi e dai soldati come attestavano anche le tessere dei mosaici in bianco e nero, tipici di ambienti destinati a classi inferiori. Nel lato posto a nord-ovest delle Grandi Terme sono stati riportati alla luce due piccoli tepidari ed un altrettanto piccolo calidarium. L'architetto Eugenia Salza Prina Ricotti ha dedotto dalla presenza di un lungo corridoio semicircolare che conduce ai predetti tre piccoli locali, che quest'ultimi erano frutto di una modifica apportata all'iniziale progetto delle Grandi Terme per rispondere all'editto di Adriano di avere delle terme separate per i due sessi. Le tre piccole stanze erano destinate alla servitù femminile della Villa.
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