Allora Ercole sfidò il re Gerione e l’uccise tagliandogli la testa, che pose sotto le fondamenta di una torre, per simboleggiare che la città che sorgerà su quel luogo sarà capitale di tutto il regno.
Fin qui la “Crònica general”, ascoltiamo invece quanto riferisce su questa leggenda Apollodoro (8): ”[Ercole] arrivò a Eriteia e si sistemò sul monte Abante. Il cane Ortro lo scorse e si avventó contro di lui, che lo colpì con la sua clava. Quando il pastore Eurizione venne a salvare il cane, Ercole uccise anche lui. Un altro pastore chiamato Menete che pascolava il gregge di Ade in quel luogo, raccontò a Gerione l’accaduto. Gerione sorprese Ercole nelle vicinanze del fiume Antemo, nel preciso momento in cui prendeva il gregge. Ercole lottò con lui e lo uccise.”
Gli elementi fusi in questa storia sono molti, alcuni pur se fantasiosi possono ricondursi a fatti reali e identificabili, ad esempio la torre di Ercole. A La Coruña esiste un monumento molto antico conosciuto come la torre di Ercole.
Si tratta di un faro certamente di epoca romana (c. II d.C.) la cui origene potrebbe risalire ai tempi in cui c’era un porto scalo per il commercio tartesio (c. X-V a. C.) con le remote regioni della Bretagna francese, l’Irlanda e l’Inghilterra. A la Coruña esso era conosciuto durante l’epoca romana con il nome di Farum o Farum Brigantium. Le colonne di Ercole invece, certo un riferimento mitico ai promontori di Ceuta e di Gibilterra detti in spagnolo “el monte Calpe” e “la roca de Abila”, hanno un evidente riferimento ai limiti del mondo.
E’ chiaro che oltre quei confini non poteva che esserci il regno dell’aldilà, per questo Ercole nella sua avventura viene scorto e denunciato dal pastore del gregge di Ade. L’impresa di Ercole è una sfida ai confini del mondo tenebroso e in quanto tale ha un’affinità profonda col viaggio di Gilgamesh fino all’isola funebre al di là del Mare della Morte raccontata nella XI tavoletta (9).
Però una cosa rimane oscura, una tale leggenda poteva avere senso per un greco, che vedeva nella Spagna e in particolare nell’Andalusia il limite del mondo conosciuto e conoscibile, ma doveva lasciare completamente indifferente chi quelle terre abitava e non vi scorgeva né una fine né alcunché di tenebroso. Invece il culto di Ercole è talmente radicato nella zona che oltre alla torre di Ercole a La Coruña, al tempio di Ercole a Cadice, troviamo a Siviglia due colonne di marmo situate nell’Alameda de Hércules, provenienti da un tempio romano del secondo secolo a.C. localizzato nella via Mármoles, dove ancora ci sono i resti di questo tempio, monumento più antico della città. La Crònica General, ampiamente riportata, testimonia come l’importanza di tale personaggio per la storia spagnola fosse considerata ancora ne XIII° secolo.
Noi ci chiediamo perché un iberico doveva trovare interessante un eroe di una cultura lontana da sé, che viene nella sua terra per un’impresa che nei suoi termini simbolici rappresenta tale terra come il confine del mondo e l’inizio del regno della morte?
(8) Apollodoro II 5,10, cit. in [7] 132a.
(9) vedi [7] 132, nota 1