A questo scopo torna utile ricordare la teoria sviluppata da Wilhelm von Humboldt (1767-1835), brillante filosofo e linguista tedesco, che propose un originale metodo d’indagine per rintracciare alcuni degli antichi abitanti d’Europa. Nell’introduzione alla sua opera “Prüfung der Untersuchungen über die Urbewohner Hispaniens vermittelst der Vaskischen Sprache“[3], indagine sui primitivi abitanti della Spagna mediante la lingua basca, egli sostenne che a tale proposito occorreva l’uso di lingue indigene che si fossero conservate in qualche parte dell’Europa occidentale fin dall’antichità. La sua attenzione si rivolse al Basco, da lui identificato come relitto dell’antica lingua degli Iberi, che egli introdusse all’attenzione dei filologi europei e studiò personalmente sul luogo. Secondo lui tale lingua fu usata per coniare i nomi geografici antichi in Spagna e altrove nell’Europa centro meridionale.
Per esempio i nomi delle località Asta, Asteguieta, Astigarraga, Astobiza, Astorga, Astulez, Asturie proverrebbero dal basco asta variante di aicha, aitza che significa roccia. Mentre da ili, iri, uri = città egli deriva l’antica Iria Flavia dei Lucensi ( Tolemeo, II 6 pg. 22), Urium dei Turduli (Plinio, I 136, 16 e Tol. II 4 pg. 39), Ulia in Baetica (Diodoro Cassio, XLIII 31). La nostra Urbino sarebbe da riconoscersi nella parola ura = acqua che assieme a bi = due denoterebbe una “città tra due fiumi” (il Foglia e il Metauro), mentre gli Osci della Campania sono ricollegati alla radice basca eusk che ancora oggi i baschi usano per identificare se stessi (euskal dunak).


Sibilla Albunea

H. identificò innanzitutto i Baschi con gli antichi Iberi, tesi sostenuta fra gli altri da Hugo Schuchardt che nel 1907 analizzando le inscrizioni sulle monete iberiche poté ricostruire la declinazione iberica e mostrare le concordanze con quella basca. Quindi concluse che un tempo esisteva un singolo grande popolo iberico, parlante una lingua non indo-europea che abitava l’Europa meridionale dalla Spagna all’Italia con le grandi isole del mediterraneo occidentale, a volte in contrasto a volte in unione con l’altro grande popolo contemporaneo, i Celti.

Con loro gli Iberi a volte si fusero formando i cosiddetti Celto-iberi, ma generalmente ne rimasero distinti.
A sostegno della teoria di H. c’è la diffusa somiglianza del tipo fisico rintracciabile nelle popolazioni dell’Europa occidentale del sud, nella comprovata esistenza fin da tempi neolitici di una razza, piccola di statura, dal cranio dolicocefalo, che seppelliva i morti in tombe, i cui resti si sono trovati diffusamente in Europa. Questa teoria di H. fin dall’inizio ha fatto discutere storici e filologi, oggi la posizione più accettata è che dare il nome di Iberi o mediterranei o pelasgici alle popolazioni preistoriche d’Europa è indifferente.
Tuttavia un fatto resta indiscutibile e basta leggere la mole di esempi che porta H. nel lavoro sopra citato, nonché sfogliare un atlante dettagliato d’Europa o leggere resoconti geografici di autori classici, c’è una vastità di toponimi riconducibili alla radice Iber, anzi per essere precisi a due radici, che possono considerarsi una variante dell’altra, Iber-Ebur. Per convincersene gioverà il seguente elenco:


Ingrandisce foto I muraglioni di Villa d'Este

- in Spagna:
il popolo degli Hiberi e il fiume Hiberus;
Aebura lungo la costa Baetica (Tol., T. Livius, Plin.),
Ripepora sempre in Baetica,
Eburobritium presso i Lusitani.

- in Gallia:
Eburobrica (Itin. Anton.),
Eburodunum (Itin. Anton.) sulla costa meridionale,
Eburovices facenti parte del popolo degli Aulerci (Plin., 225, 7; De bello gallico, III,17) nel territorio dell’attuale Evreux (Normandia),
il nome Eporedirix (De bello g.,VII,62);

- nelle Isole Britanniche:
Eboracum or Eburacum (ora York),
le isole Hebrides;
Ibernia (Irlanda);

- nell’ Europa centrale e orientale:
il popolo degli Eburones (De bello g., II,4 et alii), Gallia belgica ;
Eburodunum(3), in Austria;
Eburum, in Pannonia(3);
Hebrus, fiume della Tracia;

- in Italia:
la città Eporedia (ora Ivrea) dei Salassi, un popolo celto-ligure prossimi ai Libici della Transpadania (T. Livius; Polibius II 17,3);
il popolo degli Eburini della città di Ebur (ora Eboli);

- in Grecia:
’Iβωрα nel mar del Ponto;
quindi per la variazione bu-φυ(4) si possiamo considerare le città
’Eφύρα antico nome di Corinto (Il. VI, 153, 210),
’Eφύρα in Elis vicino al fiume Selleeis (Il. II 659; XV 531),
’Eφύρα località della Thesprozia in Epiro (Od. I, 259; II, 328);
’Έφύροι, popolo della Tessalia (Il. XIII, 301).

(3) Mannerts, Geographie der Griecher und Römer, Nürnberg –Leipzig .
(4) Trombetti, [6] pg 155, per la concordanza dei termini geografici Ebur-’Eφύρα

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