Il Pacifici nell’opera citata (pp 12 e seg.) riporta descrizioni di Tibur di vari scrittori classici che danno la sensazione che l’aspetto principale della città fosse la bellezza e l’amenità create dai corsi e giochi d’acque che l’attraversavano: “…cascatelle gaie saltellanti tra i rigogliosi frutteti…la grande cateratta dell’Aniene rombante nella sua ampia mole.”, (Orazio);
“L’Aniene presso la città di Tivoli precipita pieno da un alto scoglio…” (Dionigi d’Alicarnasso);
“(Tivoli) è celebre per quello spaventoso getto d’acqua che l’Aniene navigabile forma precipitando dall’alto scoglio nella convalle profonda…” (Strabone).
Similmente Tibur viene descritta da Properzio, Ovidio, Stazio, Pomponio Mela e da altri.
Se si considera che oltre per il fiume Aniene, Tibur era famosa per il corso delle acque albule e per i laghetti da cui provengono, presso i quali sorsero le terme romane, è chiaro che tale abbondanza di acque doveva essere l’aspetto predominante per popolazioni preistoriche sempre in cerca di pascoli e abbeveratoi.
Questo aspetto poteva ben tradursi in qualche modo nella toponomastica.
Ora non è un caso che vari fiumi in Europa e nell’Asia Minore cominciassero per la sillaba ti-, non solo Tiber. Nell’Italia romana troviamo il Ticinus e il Tifernus, in Europa centrale il Tibisco affluente del Danubio, mentre in Asia minore il famoso Tigri. La paroletta “ti” aveva il significato di “acqua” nella toponomastica dell’Europa pre-indoeuropea e dell’Asia minore, un esempio evidente è il nome del mare Tirreno.
Ancora nel quinto secolo a.C. nel nome e nei suoi derivati gli autori greci usavano ancora la forma “tyrsen-” che mostra chiaramente che quella attuale è dovuta al rotacismo della s . Ora se si considera che gli etruschi chiamavano se stessi Rasenna (1), l’interpretazione del nome è chiaramente
ti-rsen = acque degli Etruschi.
Un altro esempio dell’antico nome ti per dire acque lo si trova nel poema babilonese “Enuma elish”. All’inizio dei tempi nulla esisteva tranne un Oceano indifferenziato; da questo caos liquido chiamato Tiamat emersero gli dei personali che combatterono e sconfissero la loro genitrice. Ora Tiamat è la traduzione accadica di una parola sumerica e il suo significato è ti-amat = acque salate (2) , contrapposto all’altra divinità delle acque Apsu, che rappresenta le acque dolci.
Ora se anche il binomio Tiber-Tibur fosse derivato da un’originaria allusione ad una regione ricca di acque con un riferimento ad un qualcosa che portasse il nome Iber oppure Ibur, anzi Ebur come si vedrà in seguito, occorrerebbe capire chi o cosa volesse significare questo nome.
(1) (Dio. Alic.., I, 30), cit. in G.e L. Bonfante [2], pg 59
(2) Da questa parola probabilmente proviene il greco thalatta, di chiara origine non indoeuropea.