Con l'aiuto di Cesare Aguatti, intorno al 1775 ideò il mosaico a micro tessere, detto filato o romano, ricavandolo da un composto siliceo che, reso incandescente, poteva essere filato e poi tagliato in segmenti minuscoli. Il micro mosaico era un'idea per costruire una grande illusione, cioè rendere stabili i capolavori, anche i più deperibili, e ridurli di dimensione a tal punto, da renderli opere d'arte da indossare o da portare in tasca.
Egli realizzava a micro mosaico minuscole placchette con paesaggi, con monumenti romani (a volte in forma di capriccio), con fiori, con uccelli, con soggetti religiosi o mitologici. Queste placchette, montate entro cassettine di metallo, o di vetro o di marmo o di legno o di pietra dura, venivano poi applicate su tabacchiere o montate su spille, su elementi per collane, su anelli, su cofanetti, su bottoni: diventavano costosi souvenirs, per i viaggiatori del Grand Tour.
Giacomo Raffaelli espose per la prima volta micro mosaici nel suo atelier di piazza di Spagna, in occasione dell'Anno Santo 1775. Tipico era il motivo di cornice, da lui usato per rifinire i suoi micro mosaici: una catenella di tessere bianche con all'interno tessere blu, tra due file di tessere rosse.
L'invenzione ebbe molti seguaci e fra il 1824 e il 1830 l'area tra piazza di Spagna e piazza del Popolo conteneva 68 attività commerciali legate al micro mosaico. Gran parte degli smalti vitrei prodotti della fornace Raffaelli, a partire dal 1804 furono esportati a Milano, dove Giacomo aveva aperto una scuola di arte musiva nell'ex convento di San Vincenzino, collegata all'Accademia di Brera, allora diretta da Giuseppe Bossi. Con decreto del 24 aprile 1807 il viceré Eugenio Beauharnais gli ordinò una copia del Cenacolo di Leonardo da Vinci, a grandezza naturale. Il lavoro, cui collaborarono il figlio Vincenzo e i mosaicisti Giuseppe Roccheggiani e Gaetano Ruspi, durò molti anni e fu possibile grazie alle tessere di mosaico, prodotte dalle fornaci Raffaelli e venute da Roma. Questa scritta, posta ai piedi del mosaico, celebrò sia l'arte del mosaicista, sia le intenzioni del committente di preservare, in un'opera musiva stabile, l'immagine dell'affresco di Leonardo che già allora era ridotto in pessime condizioni:
MVSIVVM OPUS IACOBI RAFFAELLI QUO IN COENA DOMINI A LEONARDO VINCIO MEDIOLANI MIRIFICE PICTA MCDXCVII TEMPORVM HOMINVMQVE INIVRA PAENE DELETA POSTERITATI SERVARETVR.
L'opera era destinata al Louvre, ma dopo la caduta di Napoleone fu rivendicata dagli Asburgo, che l'11 agosto 1818 la portarono a Vienna. Gli italiani ivi residenti chiesero che il mosaico dell'opera leonardesca fosse posto nella chiesa dei Minoriti di Vienna, sopra un altare realizzato dall'architetto Friedrich August von Stache. Il mosaico fu trasferito nella nuova sede il 26 marzo del 1847. Il coperchio di questa scatola, contiene l'iscrizione GIACOMO RAFFAELLI FECI IN ROMA 1804, e la scatola stessa fu donata al Museo nel 1975 da Katherine e George Kosmak.
La raffigurazione comprende il tempio rotondo e quadrangolare dell'acropoli di Tivoli, con il campanile della Chiesa di S. Giorgio e la grande cascata. La prospettiva premia questi due elementi, acropoli e cascata, anche se Raffaelli inserisce i Templi a sinistra, anziché a destra, come è in effetti. Spostamento non inusuale, e mi viene in mente, ad esempio, l'acquaforte "Veduta della celebre Cascata del fiume Aniene presso la Città di Tivoli" di Giuseppe Vasi (1710-1782), e risalente al 1781, che certamente il Raffaelli avrà tenuto presente nella composizione della sua opera. Molti gli elementi di somiglianza, tra cui la posizione della figurina posta in basso, a chiudere l'opera.
Da notare che una delle opere più apprezzate del mosaicista romano fu la riproduzione del Mosaico delle colombe, rinvenuto a Villa Adriana nel 1737, conservato nei Musei Capitolini e chiamato "Le colombe di Plinio", titolo viene da una descrizione fatta da Plinio il Vecchio (23-79) nella "Naturalis Historia" in cui parla di un mosaico di Sosos del II secolo avanti Cristo, che viene ripreso nella copia romana del II secolo dopo Cristo.
(dicembre 2018)