Nelle Mostra "Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour", che rimarrà aperta nel Museo della città di Tivoli in Piazza Campitelli fino al 31 ottobre 2017, è presente, per gentile concessione della Galleria 90 di Tivoli, un'eccezionale acquatinta con la seguente semplice didascalia Beauties of Claude Lorraine. Plate 14" (Bellezze di Claude Lorrain. Piastra 14), e con la seconda riga al centro che ci specifica che questa riproduzione è stata pubblicata a Londra nel 1825 da W. B. Cooke. Assente nell'acquatinta il titolo dell'opera che è quello di "View of the Roman Campagna from Tivoli, evening" "Veduta della campagna romana da Tivoli, di sera".
L'acquatinta in mostra fu incisa da Thomas Lupton (1791-1873) da un disegno del Liber Veritatatis (British Museum, Londra) di Claude Gellée, detto Lorrain, Claudio di Lorena o il Lorenese (1600-1682), pittore ed incisore, che già nel 1613 si recò in Italia, che poi non lasciò più, come il Poussin (1594-1665), se non per rivedere il paese nativo nel 1625 e lavorare per due anni a Nancy. Francese d'origine, di cuore e di maniera, trovò durante il pontificato di Urbano VIII protettori ricchi e potenti, tra cui lo stesso papa. Strumento prezioso per seguire l'attività del Lorrain è il suo Liber Veritatis, un album di 195 disegni che raccoglie le riproduzioni dei suoi lavori a partire dal 1639, redatto dall'artista per tutelare la propria opera (le sue tele, a partire dagli anni '30, erano divenute oggetto di imitazione).
Vista della campagna romana da Tivoli
Il disegno riproduce un suo olio su tela, di notevoli dimensioni (cm. 98,2 x 131,2), 1644-45, che qui presentiamo, conservato nella Royal Collection a Londra. Il Lorrain trovò nel paesaggio romano luce e linee incomparabili. Compose per 55 anni di seguito paesaggi, conservati soprattutto nelle gallerie inglesi, nazione in cui si ebbe un vero e proprio culto di questo pittore del sole e del mare. Disegnò molto a seppia e praticò la tecnica dell'acquaforte. Le sue opere pittoriche si basano soprattutto su paesaggi (ne colse i motivi, vagando con J. Sandrart nella campagna romana, nei monti Sabini, sui Colli Albani) e marine o a porti di mare. Aveva uno straordinario rapporto immediato con la campagna romana che studiava, come afferma il proprio collega Joachim von Sandrart, «stando sdraiato nei campi prima dell'alba e fino a notte per imparare a rappresentare il dorato cielo mattutino, l'alba ed il tramonto». Importava soprattutto all'artista la poesia dell'universo e fu infatti pittore della luce e del sole.
Nei suoi paesi, la prospettiva aerea fa intravedere, tra scure inquadrature di fronde e di architetture simili a quinte, orizzonti scintillanti nella nebbia dorata. Studiò, nella campagna romana, i fenomeni luminosi varianti con le ore, cioè con l'angolo di incidenza della luce, tanto da fare del Lorrain un precursore dell'impressionismo. La luce del Lorrain si diffonde perciò a permeare tutto il paesaggio, collocando primo piano e sfondo in una unità spaziale continua, provenendo da una zona del cielo appena al di sopra dell'orizzonte, cosicché lo spettatore fissa direttamente lo sguardo in essa. Amò i mattini delicatamente argentati in un'atmosfera sempre trasparente, oppure lo splendore del meriggio, ma l'ora prediletta fu quella del tramonto, quando le ombre si allungavano consentendogli i toni dorati da lui ricercati. Nella maggior parte dei suoi paesaggi terrestri si trova sempre l'acqua, lago o fiume, perché è lo specchio della luce.
Tutti questi elementi si ritrovano in questa tela, nella quale segnaliamo la presenza, in basso a sinistra, di un mulino azionato ad acqua, che dimostra la vocazione industriale di Tivoli. In alto a sinistra svetta la Torre di S. Caterina al Riserraglio, risalente al VI secolo, più volte restaurata, e in origine torre di difesa. Sulla destra in alto il convento consacrato a Sant'Antonio da Padova, costruito sulle vestigia della presunta villa del poeta latino Orazio. Sullo sfondo la cupola di S. Pietro.
Il quadro è veramente spettacolare e dimostra la perizia tecnica e la sensibilità artistica del Lorrain, vedere tanti particolari come l'acqua che scorre nella gola schiumando in superficie, o gli animali o la cura nel ritrarre i personaggi. Tipico dell'artista è poi il cielo che si adombra per la sera calante, pur mantenendo la luminosità, nel dipingere la quale Lorrain era un maestro. L'acquatinta, in mostra nel Museo, è un disegno inciso su una lastra di metallo per mezzo di un acido che agisce direttamente, oppure attraverso una speciale preparazione detta grana. La granulazione si ottiene facendo cadere sopra la lastra calda dei granelli di bitume, che fondono attaccandosi alla lastra e formano un fondo più o meno denso. Questa maniera d'incisione si adopera spesso associata all'acquaforte e alla vernice molle, alle quali serve di complemento, e delle quali l'incisore si giova quando gli occorre uno schema lineare a cui appoggiarsi. Nella sua forma pura, più rara per le difficoltà dell'esecuzione, essa ha l'apparenza di un disegno all'acquerello.
(Gennaio 2017)