Qui le ninfe di quelle acque lo condussero dal dio che stava riposando. Ercole lo costrinse a rivelargli il luogo dove si trovavano le mele d'oro e a spiegargli il modo di impossessarsene. Nereo gli consigliò vivamente di non coglierle con le proprie mani, ma di servirsi di Atlante, alleggerendolo nel frattempo dell'enorme peso che gravava sulle sue spalle. Appena giunto nel giardino delle Esperidi, Ercole chiese questo favore al titano, che era disposto a qualunque cosa pur di avere un attimo di sollievo; ma anche un gigante come Atlante temeva il drago Ladone, sicchè chiese come condizione che Ercole lo uccidesse. L'eroe acconsentì alla richiesta scoccando una freccia avvelenata che colpì mortalmente il terribile guardiano, poi sostituì Atlante nel compito di reggere il globo celeste, intanto che questi, con l'aiuto delle figlie, coglieva le mele d'oro. Atlante non era più intenzionato a riprendere il suo scomodo posto e ci volle uno stratagemma da parte di Ercole per costringere il titano a riprendersi il globo celeste sulle spalle. Ladone fu posto poi da Giunone fra le stelle come costellazione del Dragone.
Proprio l'emblema del cardinale Ippolito d'Este aveva il motto "ab insomni non custodita draconi" (dalle Metamorfosi di Ovidio), con il ramo dei pomi d'oro fra gli artigli dell'aquila bianca dello stemma estense.
Ma ritorniamo all'argomento principale citando ancora una volta il disegnatore principe della Villa d'Este, il francese Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), che nell'estate del 1760 soggiornò per circa due mesi prorio a Villa d'Este, presa in affitto dall'altro artista ed amatore d'arte Jean Baptiste Claude Richard, abate di Saint-Non (1727-1791), e che ci ha lasciato un eccezionale disegno della scalinata dei Draghi intitolato appunto L'Escalier de la Gerbe de la villa d'Este.
Questa sanguigna di cm. 35 x 48,7 si trova nel Musée des Beaux-Arts et d'Archèologie di Besançon in Francia, insieme alle altre nove sanguigne, chiamate comunemente "sanguines de la villa d'Este", anche se in realtà rappresentano, oltre che la villa d'Este, anche altri luoghi della nostra città. L'abate di Saint-Non che possedeva il disegno, l'aveva inciso al contrario, cioè con la visuale della scalinata sul lato sinistro e i cipressi a destra, con il titoli "Vue prise dans le jardins de la Ville d'Este à Tivoli". Ritornando al disegno dobbiamo innanzitutto considerare le siepi di mortella ben tagliate, che contraddicono lo stato di abbandono, in cui versava la villa in quel periodo; Fragonard è amante della natura rigogliosa, che travaliaca i limiti imposti dall'uomo, quindi dobbiamo pensare a regione, che una qualche manutenzione fosse effettuata nella villa stessa.
settembre 2014