L'importazione del culto dell'Ercole tiburtino nell'Urbe avvenne nel II sec. a. C. e fu dovuta a Marco Ottavio Herennio, un ricco mercante tiburtino di olio. Costui offrì ad Ercole la decima parte dei suoi guadagni; inoltre ringraziò il dio, essendo stato salvato da un assalto di pirati grazie al suo intervento, finanziando nel Foro Boario il tempio rotondo, in cui fu collocata una statua di culto di Ercole "Olivario" (epiteto attestante la ricchezza di Herennio legata al commercio di olio con l'isola di Delo).
A Tivoli invece a Ercole fu affiancato l'epiteto Vincitore il che gli dava una connotazione più militare. Tale aggiunta è forse dovuta ad una vittoria dell'antica Tibur sui Volsci o (per alcuni) sugli Equi, dando così una spiegazione plausibile sulla presenza nel santuario tiburtino dell'antichissimo collegio sacerdotale romano (istituito per tradizione dal re Numa Pompilio) dei Salii (connessi al culto guerriero di Marte) che si incoronavano di foglie di pioppo, albero sacro al dio.
Il tiburtino santuario di Ercole Vincitore era ricchissimo essendo rimpinguato continuamente dalla decima che sia i mercanti che i condottieri vittoriosi donavano; copioso quindi era il locale thesaurus Herculis et Augusti.
Non c'è ombra di dubbio che il culto di Ercole a Tivoli è senz'altro più antico della fase riferibile al santuario tardo ellenistico; ad attestarlo sono i ritrovamenti, effettuati durante gli scavi nella zona del teatro, di rovine che documentano l'esistenza, sullo stesso luogo dove poi fu edificato il santuario, di un preesistente culto erculeo. In origine qui forse c'era un mercato e vi trovava posto uno stanziamento temporaneo di pastori transumanti veneranti il dio.
Probabilmente il primo luogo di culto era un bosco circondante un semplice recinto consacrato.
Poi, nel II sec. a.C. l'aspetto "commerciale" del culto si ampliò grazie alla predetta fortuna degli imprenditori tiburtini specie sul fiorentissimo mercato di Delo. Questa ricchezza, giunta a Tivoli e più in generale in Italia centrale grazie a questa attività, permise la realizzazione del grandioso santuario di Ercole Vincitore e la ristrutturazione di Tibur che si ebbe alla fine del II sec.
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La scelta del luogo dove edificare il santuario non fu però casuale. Sorse in un'area extraurbana molto strategica e meglio controllabile ricoprendo, come normalmente avveniva per i culti legati al commercio, anche un ruolo economico. Quindi il santuario tiburtino sorse lungo il percorso di un tratturo diretto verso il Sannio che poi diventerà Via Tiburtina-Valeria. Tale luogo era quindi perfetto per essere dedicato ad Ercole, venerato come protettore delle vie di transumanza e dei pastori nonché degli scambi commerciali che avvenivano lungo questa direttrice viaria.