La Chiesa di S.Pietro alla Carità dopo i restauri del 1725

Dal libro "L'istoria delle chiese della città di Tivoli" del Crocchiante apprendiamo di come, stante lo stato di degrado della chiesa, il Padre Maestro Cornazzoli, grazie alle elemosine donate da diversi beneffatori (molti spinti dalla scoperta fatta nel 1724 dei resti di S.Getulio Zotico) fece restaurare l'edificio sacro rinnovandolo completamente.
La navata sinistra, ormai diroccata, fu restaurata uniformandola a quella destra. Entrambe, così come la navata centrale, furono poi coperte con un soffitto. In ogni navata laterale furono posti tre altari; in quella sinistra, procedendo dall'ingresso, furono posti gli altari dedicati rispettivamente a S.Pietro Apostolo (con tela raffigurante il Santo insieme a S.Paolo, opera di Francesco Dani), S.Elia (ritratto su un carro di fuoco) e S.Eliseo (raffigurato, da Pietro Barberi, scolaro del bolognese Pietro Del Sole, in atto di ricevere il mantello mentre in lontananza si intravede S.Alberto mentre battezza alcuni ebrei) e infine a S.Angelo Martire Carmelitano (raffigurato, sempre dal Barberi, in atto di predicare mentre riceve la palma del martirio da Berengario).


Ingrandisce foto La chiesa dopo i restauri del 1725

Nella navata destra i tre altari erano invece dedicati a S.Simplicio Papa (rappresentato da Giovanni Battista Canziani in atto di raccomandare a S.Getulio la sua città, Tivoli), S.Simone Stock (raffigurato da Simone Zhecoviz allorchè riceve l'abito da Maria Vergine) e al Santissimo Crocefisso (sopra il quale vi era una tela di Giovanni Battista Calandrucci in cui erano raffigurati Santa Teresa, S.Maria Maddalena dei Pazzi ed i Beati Franco e Giovanni della Croce.

Fu aggiunto inoltre un coro in cui fu posto un organo fabbricato da Ennio Bonifazio. Sotto il coro fu posta la statua di S.Pietro che prima dei lavori era posta nella cappella apposita affrescata con grotteschi.



La chiesa fu inoltre arricchita dalla presenza di diverse reliquie fra cui il legno della Santa Croce, il velo di Maria e il bastone di S.Giuseppe.
Il Crocchiante non descrive invece l'ornamento dell'altare maggiore in quanto al momento della pubblicazione del libro i lavori non erano ancora stati ultimati.

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