Al confine sud-est di Tivoli, presso la Porta dei Prati (ancora ben conservata), inglobata nel complesso ospedaliero omonimo la cui costruzione era già in atto nel 1337, si trova la chiesa di San Giovanni Evangelista, fatta erigere agli inizi del '400 dalla Confraternita di San Giovanni Evangelista al posto della preesistente chiesa di San Cristoforo. La sua importanza è legata al ciclo di affreschi tardo quattrocenteschi situati nel presbiterio della chiesa e raffiguranti: l'Assunzione della Vergine (sulla parete sinistra), la Nascita di San Giovanni Battista e l'Imposizione del nome (sulla parete destra), gli Evangelisti, i Dottori della Chiesa e il Salvatore benedicente (situati nella volta), Dodici Sibille e San Domenico (ubicati nell'intradosso dell'arco trionfale).
La parete di fondo doveva anch'essa esser decorata ma
l'affresco centrale è andato perduto in seguito
alla costruzione di un grande altare.
L'episodio dell'Assunzione è il più significativo
della serie; in esso la Vergine è raffigurata
entro una mandorla portata da quattro angeli mentre
gli Apostoli occupano tutto il primo piano della composizione
e sullo sfondo è situato un paesaggio con uomini
e animali.
Sul lato destro san Tommaso tiene il cingolo che, come vuole
la leggenda, la Vergine gli manda dal cielo. I critici hanno
evidenziato la carenza di unità stilistica dell'affresco
assegnando il ciclo prima al Perugino e al Pinturicchio, più
tardi ad Antoniazzo Romano e a Melozzo da Forlì.
All'inizio degli anni Ottanta si è parlato di un anonimo
artista, chiamato "Maestro di Tivoli", forse da
identificare con Battista de Aquila autore del busto di san
Bernardino ubicato nella chiesa di San Domenico a Narni e
stilisticamente accostabile alle pitture tiburtine. Visti
gli influssi del Perugino, di Melozzo e del Ghirlandaio è
senza dubbio da sottolineare il legame con gli affreschi della
cappella Sistina, portati a termine nel 1482.
Riguardo alle scelte iconografiche oggi si è propensi
a ritenere che gli affreschi siano stati eseguiti con i medesimi
cartoni usati per la decorazione del chiostro, ora perduto,
della chiesa della Minerva a Roma.
Fra gli ultimi decenni del '400 e l'inizio del '500 la chiesa
si arricchì di un nuovo capolavoro di arte veneta:
una statua di S.Giovanni in fine maiolica, donata da Vincenzo
Leonini nipote del Papa Leone X ed attribuita ad Andrea della
Robbia.
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