Nella zona dei monti Prenestini, precisamente nell’alta Valle attraversata dal fiume Sacco ed in parte rientrante nelle province di Roma e Frosinone, si produce nei vigneti locali il Bianco ed il Rosso Genazzano Doc. Il Genazzano Bianco è spesso accoppiato ad antipasti e piatti a base pesce e di uova; viene servito a 8-10°C, entro un anno dalla vendemmia, in calici di media capacità a tulipano svasato. Il Genazzano Rosso va invece sposato a primi piatti alquanto strutturati, a carni grigliate sia bianche che rosse; va degustato entro due anni dalla vendemmia e servito a 16-18 °C in calici bordolesi.
Il processo di vinificazione del Genazzano Rosso prevede la fermentazione del mosto a contatto con la vinaccia, che in tal modo rilascia antociani e tannini. Da due a tre giorni dura il processo di fermentazione per il Rosso giovane mentre supera i quindici giorni per i Rossi destinati a un invecchiamento più o meno lungo. Come è consuetudine segue la fase della svinatura (la vinaccia viene separata dal mosto) dopo di che si provvede ad effettuare i travasi, l’affinamento e l’invecchiamento.
Solo alla fine di questo prolungato periodo i Rossi vengono stabilizzati e imbottigliati. La vinificazione del Bianco, come si è più volte detto, deve avvenire facendo attenzione a non causare fermentazioni anomale per cui occorre agire molto correttamente. La fermentazione del mosto in questo caso avviene fuori dal contatto delle bucce; con la sfecciatura, si allontanano le fecce, cioè le particelle in sospensione; con la solfitazione il mosto viene lasciato a fermentare a una temperatura che non superiore ai 20°C. L’illimpidimento del vino è ottenuto con ripetuti travasi, dopo di che è pronto per l’imbottigliamento. La conservazione del Genazzano Doc ricalca sempre le stesse regole degli altri vini esposte più volte in precedenza.
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