Il convento attualmente ha la forma di un quadrilatero da cui sporgono la chiesa e una cantina-garage. Molto bello è il chiostro delimitato nei suoi quattro lati da archi un tempo aperti ed oggi in parte chiusi con vetrate per ripararsi dal gelo. Risale al 1773 invece il pozzo situato al centro del chiostro, in esso era convogliata l'acqua piovana che scendeva dai tetti per essere utilizzata successivamente essendo l'unica risorsa idrica a disposizione del convento fino all'Ottocento. Nella biblioteca sono conservati incunaboli e molti altri volumi antichi senza contare l'interessantissimo archivio degli eventi legati alle vicende conventuali. La vecchia chiesetta conventuale fu demolita per volere del cardinale Pio di Savoia e venne ricostruita nel 1675. Dedicata da sempre all'Immacolata Concezione fu restaurata nel 1899 grazie ai finanziamenti di un devoto romano, il cav. Balestra. L'edificio sembra un'aggiunta al quadrilatero del convento. La facciata ha quattro lesene che la dividono in tre parti: nelle laterali trovano posto complessivamente quattro nicchie sovrapposte mentre nel centro fa bella mostra un portale di marmo con al di sopra un enorme finestrone. Il tutto è sovrastato da un timpano triangolare con al centro un'apertura rotonda mentre sul frontone si legge "Carolus Pius S.R.E.PRE.CARD.AN.MDCLXXV." L'interno della chiesa misura m.18 x m.9; l'altezza è di m.14; un timpano ligneo con un bel portale con vetro colorato forma l'ingresso.
L'altare maggiore è una monumentale opera barocca di fine XVII sec.- inizio XVIII sec. ed orna superbamente il presbiterio. E' composta da quattro colonne realizzate in stucco dipinto terminanti con capitelli corinzi anch'essi in stucco sorreggenti un timpano triangolare; su di esso due angeli recano un agnello e un'aquila. Altri due angeli al centro sembrano alzare una tenda azzurra ornata di stelline dorate e drappeggiata. Tutte le raffigurazioni dell'ancona sono ispirate all'arte del Bernini ma se ne ignora l'autore.
Alla fine degli anni Sessanta l'altare è stato staccato dalla parete dell'ancona ed è stato volto verso i fedeli come comanda la nuova liturgia. Sempre in quegli anni fu rimosso anche il quadro (m.5x1,80) seicentesco raffigurante la gloria dell'Immacolata Concezione in cielo tra la SS.Trinità e gli angeli. Opera del pittore Filippo Luzi, allievo del Baldi, il dipinto, ora ubicato in alto nella parte centrale del soffitto, serviva per coprire nei giorni feriali la nicchia in cui è collocata la statua in legno d'olivo dell'Immacolata Concezione di cui fu autore un francescano che l'eseguì tra il 1633 ed il 1641. La statua della Vergine non è molto alta (5 palmi appena), ai polsi ha due braccialetti di coralli.
La statua dell'Immacolata sostituì quella tarlata e più antica della Madonna della Noce (così chiamata perché sarebbe stata trovata dentro un albero di noce nella zona di Vanielle o Vaniele) del XV sec. e quindi anteriore alla venuta dei Francescani Conventuali a S.Maria Nuova. Essa nel restauro del 1864 fu ricoperta di oro zecchino. La Vergine è rappresentata assisa su un cuscino rosso poggiato su un trono e sulle Sue ginocchia è seduto il Piccolo Gesù con casula sacerdotale.
Uno
scettro compare nella destra della Vergine sul cui capo, come
su quello del Bambino, poggia una corona dorata.
Molto bello il mantello verginale tutto ornato con riproduzioni
floreali punzonati. Questo gruppo attualmente è posto
all'interno del convento (nel coro dei religiosi), dove è
custodito un quadro raffigurante Gesù Bambino, particolarmente
caro agli Agostiniani Scalzi. Il quadro sarebbe stato regalato
nel 1558 al Priore Generale agostiniano Petrocchini, divenuto
in seguito cardinale, dalla congregazione di Castiglia come
ricordo. Secondo la tradizione questo Bambino sarebbe di S.Tommaso
da Villanova e P.Petrocchini l'avrebbe portato con sé
regalandolo a sua volta al noviziato di S.Nicola da Tolentino
a Roma; da qui successivamente, in seguito alla sua chiusura
avvenuta nel 1800, fu portato nel noviziato del convento di
S.Maria Nuova. Altre sculture, forse opera dello stesso artista
che effettuò l'ancona predetta e quindi databili tra
il Seicento ed il Settecento, sono quelle che rappresentano
S.Agostino, S.Monica ,
S.Gioacchino e S.Anna. Si tratta di figure alte quasi tre
metri realizzate originariamente in legno che deterioratosi
con i secoli fu restaurato passando al gesso. Sono collocate
in quattro nicchie situate sul fondo ed ai lati del presbiterio.
Molto imponente è la tela m.2,80 X 1,80 raffigurante
S. Nicola da Tolentino assorto nella contemplazione della
gloria della Vergine della Cintura e di S.Agostino e S.Monica.
L'opera della seconda metà del Seicento si trova a
destra sopra l'altare di S. Rita; se ne ignora l'autore anche
se si ipotizza che possa essere stato C.Maratta.
Sull'altare di S.Giuseppe, a sinistra, si trova un dipinto
del 1967 opera di un pittore rumeno: rappresenta S.Carlo Borromeo
che a Milano porta soccorso agli appestati. Tale recente dipinto
ne ha sostituito un altro similare andato perduto essendo
l'ambiente troppo umido.
Scarica gratuitamente le nostre audioguide o le guide tascabili.
Patrocinio Comune di Tivoli
Assessorato al Turismo