Chiaramente le conclusioni a cui J.Coste è giunto sono più attendibili, fondandosi su una comparazione delle fonti più obiettiva ed analitica, rispetto a quelle degli storici citati vissuti molto tempo prima quando il metodo con cui procedeva uno studioso nella ricerca e nella lettura dei documenti storici era diverso.
I.Coste è riuscito inoltre a rintracciare un Regesto del Monastero sublacense in cui si fa menzione di come nel 1036 il predetto Crescenzio con altri abbia donato all’Abbazia del Sacro Speco sia il Castello Apollonio che una parte di quello di S.Angelo di fresca edificazione (è infatti definito “novo").

Interno del Castello

Il lavoro approfondito, operato dal predetto studioso, mette in luce (basandosi su documenti attendibili) come nel 1115 il Castello di S.Angelo fosse di proprietà metà dei benedettini sublacensi e metà della potente città di Tivoli che otto- nove anni dopo riuscì a impossessarsi “in toto” del maniero cacciandone i monaci sublacensi.

Il castello di S.Angelo, abbastanza in rovina, fu in parte acquistato da Napoleone Orsini verso il 1250. I suoi figli venticinque anni dopo riuscirono ad impossessarsene interamente: a Giacomo toccò il castrum di S.Angelo mentre a Matteo quello di Apollonio.
Lo Zappi, il Kircher, il Nibby (solo per citarne solo alcuni) ed altri sostengono che il Castello di S.Angelo fu poco popolato sino a tutto il Duecento a causa dell’eccessiva vicinanza con quello di Apollonio. Il pontefice Niccolò III (al secolo Giovanni Orsini), attuando la consueta politica nepotista, fece dono ai suoi familiari di Massa e del Castello Apollonio, che fu distrutto dai Tiburtini nel 1300 in seguito al loro scontro con gli Orsini. Tale evento segnò una svolta: gli Orsini decisero di non ristrutturare il Castello Apollonio (che continuò a decadere) e di migliorare invece quello di S.Angelo.