Philipp Peter Ross, detto Rosa da Tivoli

Philipp Peter Ross, detto Rosa da Tivoli, fu un pittore che nacque a Francoforte sul Meno nel 1655 o nel 1657 e morì a Roma nel 1706. Era figlio e allievo di Johann Heinrich (il più importante pittore tedesco del XVII secolo nel raffigurare gli animali) e da lui ereditò il gusto per la pittura del paesaggio. Grazie alla protezione ed a una borsa di studio del Langraviato di Assia-Kassel, potè venire in Italia a perfezionarsi con la promessa però di tornare a corte (cosa che però non fece). Partì per Roma quindi nel 1677; qui fu allievo di Giacinto Brandi, della cui figlia, Maria Isabella, frequentandone la bottega, si innamorò sposandola nel 1681 subito dopo essere diventato cattolico.
Dal 1683 divenne membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon o Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi al Pantheon (fondata nel 1542 é una delle dieci Accademie Pontificie). Acquistò quindi nel 1684/5 una sgangherata casa a Tivoli. Poiché vi allevava gli animali che dipingeva tale topaia era detta L'Arca di Noè. Era situata nel Rione San Paolo a Tivoli in quello che oggi è detto Vicolo del Riserraglio, In "Le vie di una città" di Gino Mezzetti a pag. 18 è scritto: "Per questa arteria, si usa far derivare il nome da quell'ambiente sbarrato, sito nella silenziosa piazzetta del rione, in cui il pittore tedesco Philipp Roos, detto Rosa da Tivoli (perché lavorava specialmente nel Tiburtino) rinchiudeva svariate bestie in un "serraglio", che poi riproduceva nei suoi apprezzati quadri alcuni dei quali sono tuttora nella Pinacoteca Vaticana. Dal "serraglio" degli animali al "rinserraglio" e quindi al "Riserraglio" il passo è breve. Anche Vicolo del Pittore, in Via del Duomo, ha preso nome dal pittore, che in quella piccola arteria senza uscita abitava".


Ingrandisce foto Piazza Riserraglio

Facile dire quale è il soggetto dei quadri da lui realizzati intorno al 1680: in primo piano gruppi di pochi animali (pecore e capre, guidate per lo più da un caprone con le corna ricurve) accompagnati da pastori vestiti poveramente e disposti a lato delle bestie. Sullo sfondo valli selvagge alternate a pareti dirupate e rocciose illuminate da una luce giallo-bruna; ancora più lontano il profili delle montagne in azzurro. Spesso, sullo sfondo non mancavano reminiscenze di antiche rovine.
Poi Ross lasciò Tivoli per trasferirsi dal 1691 a Roma.

Qui divenne membro della Schildersbent (clan dei pittori). Era questa un'associazione di pittori (in primis olandesi e fiamminghi) che operò dal 1620 al 1720 a Roma. Vi si svolgevano rituali bacchici; era previsto un rituale di iniziazione a cui doveva sottoporsi ogni nuovo adepto. I suoi soci, opponendosi all' Accademia di San Luca, si definivano Bentvueghels (simili) e sceglievano ognuno un soprannome con cui farsi chiamare. Il clan forniva un luogo d'incontro per i membri e in caso di necessità (malattia ecc.) elargiva un aiuto finanziario. Non c'era però alcun statuto o programma determinati; nelle riunioni si parlava in lingua olandese. Nel clan i tedeschi erano ben accetti, mentre in teoria artisti di altre nazioni erano esclusi. In genere la maggior parte dei Bentvueghels, (come anche gli artisti stranieri) abitava a Roma nei quartieri situati in prossimità del Monte Pincio e nei dintorni di Piazza di Spagna. Per far fronte alle spese, essi spesso coabitavano. La maggior parte di loro era protestante, per cui vedeva come nemici i poteri imperiale e papale e quindi difendeva sempre strenuamente i propri diritti e la propria libertà.

Teatro La Fenice di Venezia
Quadro di Rosa da Tivoli

La Schildersbent, polemizzando con l'Accademia, fece suoi i principi artistici contrari a quelli promossi dalle organizzazioni ufficiali di pittori( ad esempio non volle pagare la tassa per il diritto d'esercitare il mestiere d'artista per cui i Bentvueghels si misero a vendere le loro opere per strada). Iniziò insomma un braccio di forza tra il potere pontificio e la Schildersbent che alla fine fu sciolta nel 1720. Quanto ai suoi adepti in più occasioni furono accusati e giudicati per violenza e dissolutezza nonché per schiamazzi notturni.

Rosa da Tivoli, scelse per sè il soprannome di Mercurius, (come questo dio era velocissimo nel portare i messaggi di Zeus così lui era altrettanto alacre nell' eseguire i suoi dipinti). Spesso trovandosi a corto di denaro, dipingeva uno o due quadri che faceva vendere al suo domestico ad un qualsiasi prezzo per poter pagare il conto della locanda. I suoi biografi affermano infatti che conduceva un'esistenza alquanto sregolata. Proprio la necessità di procurarsi continuamente denaro, condizionò ad un certo punto la sua produzione artistica e quindi la sua arte. Intorno agli anni del 1690, Ross dipinse soprattutto paesaggi. L'abilità e la rapidità dell'uso del pennello non tolsero, tuttavia, qualità ai suoi dipinti.
Fu attivissimo soprattutto come pittore di animali, che lui dipinse in primo piano su sfondi paesistici e con pennellate di colore ricco e intensi effetti luministici ma fu anche in grado di realizzare composizioni più complesse, come testimoniato dal disegno Deposizione dalla croce ora al Jean Paul Getty Museum. Le sue opere sono esposte in numerosi musei (Firenze, Uffizi; Madrid, Prado; Kassel, Hessisches Landesmuseum; Dresda, Gemäldegalerie). Il pittore morì in miseria, logica conseguenza della sua vita dissoluta.

 

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