Ai tempi di Plinio nell’antica Tibur (odierna Tivoli) esistevano ancora le tre elci presso cui, Tiburno, fondatore di Tivoli, si era recato per trarre gli auspici. Le tre elci erano in quello che il poeta Orazio definisce come “Tiburni lucus” e Svetonio come “Tiburni luculus”, era infatti un bosco sacro.
Il culto degli alberi risale alla notte dei tempi: essi erano templi degli dei e possedevano poteri e proprietà speciali quali ad esempio dei poteri teraupetici e fatidici.
Anche antiche civiltà come i Sumeri, gli Egiziani, i Druidi, gli Indiani (tanto per citarne alcune) avevano e coltivavano il culto degli alberi. Tuttavia tra quest’ultimi i più venerati erano quelli cui erano attribuiti poteri oracolari come le tre elci tiburtine, la quercia del Colle Vaticano e quella del Colle Capitolino. Si ignora se il lucus (bosco) tiburtino fosse il santuario silvestre di una lega sacra latina (come il bosco sacro di Diana Aricina o quello di Giove Laziale su Monte Albano).
Il lucus con le tre elci sacre fatidiche si può identificare con la “Tiburtinae silva Dianae “ citata nell’epig. VII,28 da Marziale. Anche a Tivoli infatti, come nel bosco sacro di Trivia Cumana ed in quello di Diana Nemorense, era praticato il culto silvestre di Diana.
Diana Nemorense Tiburtina non ebbe fama come quella di Aricina e dell’ Algido in quanto fu offuscata dalla fama della Ninfa oracolare o Sibilla Albunea (10° Sibilla) come scrive Marrone.
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