Abraham Ducros dipinge il cosiddetto tempio della Sibilla con precisione archeologica estremamente particolareggiata. È interessante osservare che non dipinge il panorama circostante con la stessa precisione di pittore di souvenirs, ma sostituisce intenzionalmente il baratro dell'acropoli sul lato destro del tempio con un ampio terrazzo, mettendo sulla scena vari elementi narrativi: un artista, come lui, ritratto all'opera all'aperto, prende posto a sedere sotto un parasole improvvisato, mentre prende schizzi del Tempio della Sibilla. Presso di lui alcuni contadini stanno raccogliendo grappoli d'uva. In primo piano, un viandante in riposo anima con calma la composizione, rievocando gli abitanti dell'Arcadia, tema caro a Nicolas Poussin (1594-1665). In questa opera troviamo perciò sia il vedutista topografo o l'antiquario sia il paesaggista, preoccupato anche di captare gli effetti di luce che penetra l'atmosfera e che gioca sulla vegetazione: osservare in particolare il punto dove poggia la scala del contadino che raccoglie l'uva. Occorre rilevare che l'idea di Ducros per la modifica di paesaggio, accennata prima, è proprio quella di distinguersi dal gran numero di vedutisti che in ogni tempo avevano ritratto l'acropoli tiburtina, in particolare dai suoi contemporanei che dipingevano il tempio ed il suo contorno topografico nella maniera più precisa e pedante possibile. I suoi clienti approvarono evidentemente questa composizione, infatti ne esistono molte versioni : un disegno da Ducros nell'album per schizzi dello scultore neoclassico inglese John Flaxman (1755-1826) datato fra il 1787 ed il 1794, un acquarello nel Museo di Losanna databile al 1783, un acquarello nel Museo di Birmingham, un disegno ad inchiostro nel Museo di Losanna ed una incisione con una lettera autografa scritta da Ducros al suo amico pittore ginevrino Pierre-Louis De La Rive (1753-1817) datata 1809.
Da un punto di vista estetico la rappresentazione di un stesso sito permetteva di darne diverse interpretazioni. La seconda metà del XVIII secolo è infatti caratterizzato dai paesaggisti che dimostrano uno spiccato interesse per gli effetti di luce nelle diverse ore del giorno e per le variazioni meteorologiche come Pierre-Henri de Valenciennes (1750-1819) e Thomas Jones (1742-1803). Ducros è, egli anche, sensibile a questo aspetto quando confida ad uno dei suoi compatrioti nel 1787 che "il cielo è in un paesaggio ciò che la faccia è in una figura umana; è il cielo che, per le variazioni di luce e di ombra, diffonde in un paesaggio un tono triste o allegro, tetro o sereno, pacifico o agitato, adatto al carattere sotto il quale si vuol rappresentare". Philippe Secretan, Journal de voyage, Biblioteca cantonale ed universitaria, Losanna, ms., fonds PELIS, Is 4350, fol. 61.)