La porta S. Angelo era così chiamata per la Chiesa di S. Angelo in Piavola, ridotta poi in monastero degli Olivetani, poi passata in proprietà dei principi Massimo di Arsoli e trasformata in casale di campagna ed infine trovando l'attuale sistemazione come Hotel Torre S. Angelo. La porta venne demolita nel 1889 per consentire il passaggio del landau che avrebbe dovuto trasportare l'imperatore di Germania Guglielmo II, il quale invece effettuò la visita solo dieci anni dopo, a causa di un immane nubifragio che si abbatté nel giorno programmato per la visita nella nostra zona. La porta si trovava all'altezza del muro che recinge villa Gregoriana, all'aiuola che funge da spartitraffico e dove ora è sistemato un busto bronzeo di papa Gregorio XVI, sotto il cui pontificato furono realizzati i cunicoli gregoriani, e da un lato c'era la via delle cascatelle, attuale Via di Quintilio Varo e dall'altro la strada per Subiaco, attuale Viale Mazzini, già Viale Umberto I.
Non era ancora stata costruita Via Roma, quella che costeggia il bacino S. Giovanni, che fu inaugurata il 22 gennaio 1929 da Vittorio Emanuele III insieme appunto all'inaugurazione del bacino stesso. Davanti alla stessa porta c'erano soltanto degli oliveti, non naturalmente le attuali costruzioni.
Proprio Porta Cornuta fu il nome che verrà usato precedentemente prima che fosse chiamata Porta S. Angelo, prendendo il nome o da un prossimo fondo dei Cornuti oppure perché da lì le due strade si biforcavano ad ipsilon o ancora perché lì si ammassavano gli animali prima di essere fatti passare per Tivoli attraverso l'attuale via S. Valerio per poi recarsi verso la pianura romana.
La zona a monte era denominata "Costa fracida", un fondo situato in prossimità della distrutta Chiesa di S. Leonardo a Porta Cornuta.
Sul toponimo "Costa fracida" il Pacifici lo fa derivare dalle rocce erose dal fiume Aniene prima che deviasse il corso verso l'attuale baratro di Villa Gregoriana, altri perché in quella zona, fuori della città, venivano isolati i malati di peste, infatti a partire dall'anno 1388 nacque la confraternita di S. Rocco che aveva questo incarico pietoso, trasferita poi nella Chiesa di S. Maria del Ponte.
Notare, sul lato sinistro della Porta, vedendo la tela, la chiesetta di S. Egidio, isolata, alle falde del monte Catillo.
Poco oltre il ponticello che permetteva di traversare il canale della Stipa, e scendendo, proprio verso il baratro della cascata, l'edicola con l'icona di S. Giacinto, eletto protettore della città, per un verso miracolo compiuto nel 1592, quando essendo precipitato un muro della cascata, molte case e chiese erano state sommerse e l'acqua dell'Aniene non scorreva più per alimentare la forza idraulica degli opifici. Ma la notte precedente la festa di S. Giacinto, cadde un gran muro sulla bocca della cascata, facendo ad argine e ritornò l'acqua agli opifici, da qui l'edicola di S. Giacinto e la scritta dedicatoria incisa sul muro vicino.
Ancora più oltre il ponte di S. Rocco ed i templi dell'acropoli, con il campanile di S. Giorgio sullo sfondo. In questa tela il punto di vista è più spostato sulla destra, rispetto alle altre vedute dello stesso soggetto, e si nota una luminosità tipica del mezzogiorno, che rende ancora più oggettiva questa visione di Tivoli.
(settembre 2015)