Questa spettacolare "Vue du fleuve Aniene a Tivoli, en amont de la vieille cascade" (Veduta del fiume Aniene a Tivoli, a monte della cascata vecchia) è un olio su tela di cm. 21 x 33,2 firmato e datato da Gaspar van Wittel (Amersfoort 1652/53 - Roma 1736) con un monogramma sul muro a sinistra: "G : V : W : 1720", appena percettibile nella riproduzione. Van Wittel aveva poco più di vent'anni quando venne a Roma, il 1694 è la data più probabile del suo arrivo, e nell'Urbe è documentato per la prima volta nel gennaio del 1675. In meno di dieci anni raggiunse la sua maturità artistica, che coniugando la precisione dei suoi paesaggi e le risorse tecniche che gli saranno sempre proprie, non l'abbandonerà mai. Pittore cosiddetto vedutista poteva fare ad anni di distanza diverse repliche dello stesso soggetto, cambiando alcuni dettagli e talvolta le architetture per offrire un sempre diverso panorama.
La tela, già nella Galleria Canesso di Parigi, ora in una collezione privata, offre la prospettiva della nostra città prima del salto della grande cascata, e sebbene molto pittoresca nella raffigurazione della nostra città non incontrò lo stesso successo della veduta presa di fronte con la cascata spumeggiante, il lavatoio ed il ponte di S. Rocco con gli edifici sul lato sinistro. Questa visione è però estremamente commovente, perché ci fa vedere la vita di tutti i giorni nella nostra città a quasi trecento anni di distanza. Il centro della composizione è rappresentato dal fiume Aniene in un paesaggio ormai scomparso dopo la costruzione dei cunicoli gregoriani.
" Veduta del fiume Aniene a Tivoli,
a monte della cascata vecchia "
di Gaspar van Wittel
A questo paesaggio il nostro Vincenzo Pacifici dedicò alcune righe estremamente efficaci, pur se non testimone perché antecedente alla sua nascita, ma che aveva sentito descrivere dai tiburtini anziani. Il Pacifici (1935) parla di questo paesaggio prima delle rovine a proposito del dipinto di van Wittel, conservato nell'Accademia di S. Luca a Roma e simile a questo che presentiamo. Vogliamo prima solamente ricordare che di questa prospettiva si conoscono altre quattro versioni: una versione ovale, olio su tela, cm. 31 x 45, datata 1691, già a Napoli, Banca Sannitica, ora proprietà della Banca Popolare di Novara; una versione rettangolare, olio su tela, 50 x 102, del 1711, appunto nell'Accademia di S. Luca a Roma; una versione rettangolare, olio su rame, cm. 35 x 45, a Roma, collezione privata ed infine una quarta versione è apparsa in un'asta pubblica (Cristie's, Londra, il 13 dicembre 1996, n. 90, cm. 38 x 48, e nuovamente apparsa nel 2001 in un'asta di Semenzato).
"Due rioni, completamente scomparsi dopo la rotta del 1826, vi appaiono in una vita fremente di particolari, tutti quei diligenti motivi di vita ingenua e quasi fanciullesca che tanto piacquero agli artisti di Fiandra: donne che lavano, attingono l'acqua, governano il pollame, balzellano canticchiando per via, mandriani che abbeverano i cavalli, turisti che curiosano o ammirano. Si scorge la vecchia porta fortificata di S. Angelo, munita di torri e merlature, la piccola chiesa di S. Egidio il cui rettore laico aveva in custodia la porta, il ponticello della Stipa, il quartiere di Cornuta con le sue case e le sue strade che vanno al fiume, l'icona di S. Giacinto con una stradetta in pendio, dove scendono le femmine con la conca o, con il loro carico, le lavatrici. Poi c'è la roccia, al di là del ciglio della cascata, su cui lo spolvero dell'acqua si raggruma e riscende in rigagnoli sottili... Nel fondo il ponte ... e di là il tempio della Sibilla con il campaniletto della sua chiesa. Dall'altra sponda tutto un quartiere sparito: un giardinetto cinto di mura e di vasi coi semprevivi, tutto raccolto attorno ad una palma alta come uno zampillo, e poi una strada in salita che presenta all'inizio muri diroccati, veccie vittime dell'alluvione, e va fino al campanile romanico di S. Valerio che era di fronte all'attuale orologio. Ci sono in primo piano i grossi blocchi delle antiche mura. Passano le carrozze, scendono bambini e lavandaie, chiacchierano abati, inpettiscono giovani signore, transitano fati in questua, sostano cani al guinzaglio, s'affacciano massaie pensose. Non c'è più nulla di tutto questo. Tutto cadde nel fiume e oggi sul posto s'eleva la spaziosa Piazza Rivarola".
Questa tela è particolarmente significativa, innanzitutto per l'alta qualità, coerente con il più alto livello di van Wittel, ma anche perché rispetto alle altre tele che raffigurano l'Aniene prima della cascata, contiene sul lato destro, a fianco di Porta S. Angelo, alcune case, che non compaiono negli altri dipinti. Anche il muro che separa la strada dal fiume, sul lato sinistro è raffigurato in modo diverso, più preciso, quasi che all'unico tratto presente negli altri dipinti, fossero stati aggiunti altri due tratti muro per la protezione dei viandanti e delle carrozze. Il punto di vista è più spostato sulla destra e si nota una luminosità tipica del mezzogiorno, che rende ancora più oggettiva questa visione di Tivoli.
(febbraio 2015)
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