Con il passar del tempo Turner diventò via via più eccentrico. Aveva pochissimi amici e la persona che frequentava di più era suo padre, che visse con lui per trent'anni, aiutandolo anche nel suo studio come assistente. La morte del padre, nel 1829, fu per lui un colpo durissimo e come conseguenza finì anche per soffrire di periodi di depressione. Non si sposò mai, anche se mise al mondo due figlie con Sarah Danby, una nel 1801 e l'altra nel 1811. Morì in casa della sua amante Sophia Caroline Booth a Cheyne Walk, Chelsea, il 19 dicembre 1851. Per sua volontà fu sepolto nella Cattedrale di Saint Paul, dove tuttora riposa accanto a Sir Joshua Reynolds. La sua ultima esposizione alla Royal Academy era avvenuta nell'anno precedente. L’architetto Philip Hardwick, amico di Turner e figlio del suo insegnante, Thomas Hardwick, si occupò di organizzare i funerali e, per avvisarli, scrisse a tutti coloro che lo conoscevano “I must inform you, we have lost him” (“Devo comunicarvi che l’abbiamo perso”). Il talento di Turner fu apprezzato molto presto. La raggiunta indipendenza economica gli permise di dedicarsi liberamente al suo stile innovativo: le sue opere del periodo della maturità sono caratterizzate da un'ampia varietà cromatica e da una suggestiva tecnica di stesura del colore. Secondo quanto scritto da David Piper nella sua “The Illustrated History of Art”, i suoi ultimi lavori venivano definiti come “fantastici enigmi”. In questi soggetti italiani predomina il colore giallo che rende magnificamente la sensazione di trovarsi immersi nella natura mediterranea dove il sole sembra non diminuire mai il suo calore: sembra di sentire i caldi raggi che avvolgono e illuminano il paesaggio e si viene trasportati per magia in questi scenari tranquilli e senza tempo. L’effetto è quello di un mondo ideale, pacifico, nel quale ognuno vorrebbe entrare per non doverne più uscire.
In particolar modo, nella seconda visita all’Italia, Turner sviluppa la sua gamma cromatica sperimentando soprattutto le varie sfumature del giallo che rendono infuocate le sue tele. Al ritorno dalla penisola schiarisce la sua tavolozza cercando di rendere la brillantezza della luce attraverso sovrapposizioni di bianchi e tonalità affini, dal giallo dorato all’arancio tendente al seppia, che si notano anche in questo “Tivoli: Tobias and the Angel”, olio su tela, cm. 90,5 x 121, circa 1835, Tate Britain, Millbank a Londra (la più grande collezione d’arte britannica del mondo), dove il pittore unisce un episodio biblico con il ricordo di un paesaggio italiano, quello della nostra città. Gli effetti di colore sono stemperati dalla predominanza del verde in primo piano, effettivamente il lavoro, come molti in quegli anni (in particolare della tela “The Arc of Constantine: Rome”), non sembra completato e pur se la composizione è simmetrica come quelle prese da Lorrain, l’atmosfera di Turner, già impressionista, è sospesa creando un enorme fascino e ponendo in un paesaggio non solo ideale, ma divino, l’episodio biblico, iniziando la strada a quelli che, come dicevamo prima, saranno “fantastici enigmi”.