A Teerlink nel 1839 fu conferito un titolo di cavaliere nell'Ordine del Leone olandese dal re Guglielmo I dei Paesi Bassi, ma l'artista non tornò mai più nella sua terra natale, anche se spesso presentava opere per mostre che si svolgevano proprio nei Paesi Bassi, e che gli valsero unanimi consensi e ampi riconoscimenti. A Roma divenne professore di belle arti. Fu nominato membro onorario della Koninklijke Academie voor beeldende kunsten te Amsterdam (Accademia reale di belle Arti di Amsterdam) e di diverse accademie di pittura italiane.
Quest'opera, "La cascata di Tivoli", olio su tela, cm. 101 x cm. 141, firmata e datata "Teerlink F(ecit) Romae 1824", è conservata nel Rijksmuseum Amsterdam, spesso chiamato semplicemente Rijksmuseum, un prezioso museo che si trova in Stadhouderskade,42 ad Amsterdam nei Paesi Bassi e che possiede la più grande collezione di opere d'arte del periodo d'oro dell'arte fiamminga e una imponente collezione di arte asiatica.
Al centro si intravede la Grotta di Nettuno, attraverso l'arco nella roccia, e il percorso per visitare la Grotta stessa. Ricordiamo che nel 1806 il generale francese Sextius Alexandre François de Miollis, governatore di Roma, aveva aperto proprio un accesso alla grotta facendo scavare un percorso nella viva roccia e ricavando nelle pareti aperture per l'iluminazione. Un'iscrizione in latino ricorda l'opera. Prima di allora si scendeva nella Grotta attraverso un sentiero niente affatto sicuro e qualcuno tentava la discesa con delle funi, finendo spesso nel baratro della cascata stessa. Così Antonio Nibby nel 1819 descriveva alcune di queste tragedie: " .... ma sovente si aveano esempi funesti di persone che attirati da una troppo imprudente curiosità erano cadute in quell'abisso".
Sulla destra, in alto, troneggiano i templi dell'acropoli, uniti ancora tra loro dalla casa del parroco di S. Giorgio (sita nel tempio rettangolare, chiamato della Sibilla). Per la prospettiva dal basso non è visibile il campanile della Chiesa stessa, che fu abbattuto insieme alla casa del parroco (che era costruita appunto con le pareti laterali attaccate ai due templi) nel 1881 con l'approvazione del Ministero della Istruzione Pubblica, ma per volontà e munificenza del tiburtino Francesco Bulgarini. Del tempio quadrangolare, dopo che la Chiesa fu eliminata, rimasero solo le strutture originali del podio, le pareti laterali e quella posteriore. Certo, alla luce di questa pittura, comprendiamo perché Teerlink, al pari di tanti altri artisti del Nord, si innamorò del nostro paese e non volle più lasciarlo: dove poteva trovare tante opere d'arte, tanti paesaggi, ma tanta umanità e soprattutto la luce italiana che fa da padrone in tutte queste opere? Già più di un secolo prima il pittore, disegnatore ed incisore olandese Bartholomeus Breenbergh (Deventer 1598 - Amsterdam 1657) aveva segnato il cammino alla prima generazione di italiani olandesi, artisti che si recarono in Italia negli anni '20 del XVII secolo e si ispirarono alla sua luce e alla sua atmosfera, contribuendo a portare la tradizione italiana del paesaggio nei Paesi Bassi, riflettendo il fascino di artisti del nord Europa con paesaggi italiani piuttosto che con la topografia locale.
(marzo 2020)