Il pittore, disegnatore ed incisore olandese Bartholomeus Breenbergh (Deventer 1598 - Amsterdam 1657) fu probabilmente apprendista ad Amsterdam, ma furono decisivi i suoi dieci anni trascorsi in Italia. All'età di circa vent'anni, Breenbergh infatti si recò a Roma, dove lavorò con Paul Brill (1554-1626), uno dei più influenti rappresentanti del tardo manierismo e ne copiò parecchie opere. Nello stesso periodo visse a Roma anche Cornelis van Poelenburch (circa1590-1667), anch'egli fortemente ispirato dalle opere del Brill. Sia Breenbergh che Poelenburch lavorarono nello stesso tempo allo studio della natura in modo innovativo, cioè ritraendo l'aspetto della campagna romana del tempo inondata dalla luce meridionale (e nel quadro sotto riportato vediamo il connubio nord-sud, il cielo plumbeo del nord, trafitto da un raggio di luce; come un inseguimento al teatro, questa macchia di raggio viene a bagnare il miracolato ed il suo salvatore. Una miscela di luce del nord e sole italiano).
I due pittori nelle loro tele però evidenziano non solo il paesaggio naturale, ma utilizzano anche motivi architettonici, come rovine di epoca romana, sfondo indispensabile per tutti coloro che compivano il viaggio a Roma.
Breenbergh appartenne insomma alla prima generazione di italiani olandesi, artisti che si recarono in Italia negli anni '20 del XVII secolo e si ispirarono alla sua luce e alla sua atmosfera, contribuendo a portare la tradizione italiana del paesaggio nei Paesi Bassi, riflettendo il fascino di artisti del nord Europa con paesaggi italiani piuttosto che con la topografia locale.
In Olanda, nel 1633, Breenbergh si specializzò poi in scene che includevano appunto rovine romane, basate sui suoi disegni eseguiti in Italia. Iniziò a introdurre figure bibliche e mitologiche e le sue composizioni divennero più grandi e più ambiziose. Breenbergh dipinse spesso temi dell'Antico Testamento, dopo il 1645 passò dal paesaggio alle scene narrative e in seguito a ritratti dipinti. Ma già nel 1652 la sua produttività era notevolmente diminuita. Questo olio su tavola, del 1635, cm. 90 x 122, Jésus guérissant un sourd muet, (così semplicemente inventariato nel Museo del Louvre, dove è esposto nel secondo piano dell'ala Richelieu, sala 31) merita che venga denominato con il suo giusto e completo titolo e cioè Jésus guérissant un sourd muet avec une ruine inspirée de la Villa de Mécène à Tivoli (Gesù guarisce un sordo muto, sullo sfondo una rovina ispirata alla villa di Mecenate a Tivoli).
La guarigione del sordomuto si riferisce al Vangelo di San Marco, ma qui la scena sembra rappresentata in un teatro, con la sua ampia evocazione.
Sullo sfondo sono disposte antiche rovine romane, riferimenti obbligatori per il mondo dei dilettanti dell'epoca che venivano in cerca di ispirazione in Italia e soprattutto a Roma e si esercitavano nel riprodurre le antiche rovine che poi riportavano in una serie di disegni dal loro soggiorno, e che fanno da scenografie per la maggior parte delle opere di questo artista olandese. Le rovine ricoperte di vegetazione visibili sullo sfondo mescolano diverse rovine, che riportò disegnate dai suoi studi italiani.
L'insieme di edifici è una ricostruzione leggermente modificata delle rovine della villa di Mecenate a Tivoli, e di questo siamo sicuri perché esiste un disegno preparatorio del 1627 di gesso nero, penna con inchiostro marrone, acquerello marrone, conservato sempre a Parigi, nella Fondation Custodia, un museo d'arte sito nel VII arrondissement di Parigi, specializzato in opere di antichi maestri europei di nazionalità fiamminga, italiana e francese. Venne fondato nel 1947, dal collezionista e storico dell'arte olandese Frits Lugt (1884-1970), per ospitare collezioni di disegni, incisioni e dipinti. La Fondazione, situata al 121 rue de Lille, occupa l'Hôtel Turgot, un palazzo del XVIII secolo.
Per quanto riguarda il dettaglio della volta a cassettoni che può essere vista sotto l'arco principale, si ispirerebbe alla basilica di Massenzio, da chiamare più propriamente di Costantino, uno dei monumenti più importanti del Foro romano. Ma certamente qui l'artista olandese ha unito il monumento di Tivoli (con la Porta Scura che passava sotto il Santuario di Ercole Vincitore, creduto Villa di Mecenate) a quello di Roma (con il dettaglio della volta a cassettoni). Così Breenbergh colloca questa scena dell'antichità cristiana in un ambiente pittoresco che corrisponde al gusto italiano del tempo. Vediamo ancora l'opera: sulla sinistra una famiglia si allontana e uno storpio cerca di unirsi al gruppo. Gesù è nel centro, ma molto più lontano sulla tela, più piccolo. Quindi, per guidare lo sguardo del visitatore, Breenbergh gioca con la luce che viene a irradiare il piccolo gruppo. Breenbergh non dipinge il miracolo, dipinge le persone che assistono al miracolo
(giugno 2018)Scarica gratuitamente le nostre audioguide o le guide tascabili.
Patrocinio Comune di Tivoli
Assessorato al Turismo