Serra fu anche membro dell'Accademia di S. Luca. Amava girare per trovare luoghi che potessero ispirare le sue opere ed era accompagnato in queste peregrinazioni da Antonio Maria Fabrés y Costa (1854-1938), scultore ma soprattutto pittore, anche lui della Catalogna e che aveva ricevuto un premio per studiare anch'egli a Roma, dove aveva abbandonato la scultura, dedicandosi soprattutto alla pittura: la sua popolarità crebbe con il gusto della borghesia alla ricerca di immagini esotiche con temi medioevali orientali, tematica che sarà toccata anche da Serra, benché non avesse viaggiato mai nell'Africa del Nord. Serra conseguì un grande successo commerciale presso l'alta borghesia italiana e francese e la sua partecipazione alle più importanti esposizioni in Europa ed in America fu molto apprezzata. Come illustratore evidenziò la sua collaborazione in riviste spagnole ed americane.
Particolarmente importanti sono le sue opere che hanno come tematica l'acqua (parlavamo prima dei tramonti e delle paludi) e tra le opere di questo argomento più significative segnaliamo "Stagno con scultura di amorini", "Palude con volatili", "Veduta fantastica del tempietto di Villa Borghese", "Paesaggio lacustre", "Paludi pontine" e "Riflessi di tramonto sulla palude" (quest'ultima opera conservata nella pinacoteca "Corrado Giaquinto" di Bari). Ed ecco allora questo olio su tela, conosciuto come Tivoli Gardens, cm. 39,40 x 26,70, firmato e datato 1909, collezione privata. Il nome dell'opera in inglese deriva dal fatto di essere stata battuta all'asta da Christie's il 23 novembre 2000 a Londra e aggiudicata per 1.998,00 sterline inglesi (circa 2288 euro). Un prezzo abbastanza accessibile anche all'epoca per questo bel dipinto che ritrae un particolare della fontana di Tivoli o dell'Ovato, con i giochi d'acqua della grande esedra, dove gli archi sono alternati da dieci nicchie con le statue in peperino stuccato delle ninfe del mare protettrici del Mediterraneo, cioè le Nereidi di Giovanni Battista della Porta, eseguite nel 1567 su disegno dell'architetto della Villa d'Este il napoletano Pirro Ligorio.
Le statue versano acqua da anfore nel bacino ovale antistante. All'epoca del dipinto le statue erano completamente coperte dalla vegetazione e Serra interpreta liberamente le statue stesse immaginandole e valorizzandole piuttosto come sculture classiche, che come semplici statue in peperino che versano acqua da un'anfora (La statua a destra sembra un'elaborazione della Venere di Milo). Tutto è ingentilito; se osserviamo infatti le cartoline dell'epoca, vediamo semplicemente una rigogliosa e infestante vegetazione che copre tutte le statue e le arcate. Serra invece scende nei particolari, come se la vegetazione lacustre e quella attorno alla balaustra fossero state messe ad arte ed il raggio di luce che cade dalla destra colpisce e valorizza ancora di più le statue stesse. Non era così Villa d'Este all'epoca, ma l'immaginazione dell'artista ha qui il sopravvento sulla realtà.
(settembre 2018)