Da notare che la descrizione canonica delle Sibille che dà Philippus Siculus (altro nome con cui è conosciuto il domenicano, che nacque a Siracusa intorno al 1426) rimarrà per i secoli successivi e viene utilizzata per esempio da Teofilo Folengo nell'Atto della Pinta, prima rappresentazione sacra di cui si abbia notizia in Sicilia, nel 1543, e che riporta integralmente, citiamo solo la Sibilla Tiburtina, la suddetta profezia, con la descrizione di Filippo Barberi: "Appresso uscirà la Sibilla Tiburtina, non molto vecchia, vestita di una veste dal colore rosato, con una pelle di capra sopra le spalle, con i capelli sciolti ed un libro in mano".
Una cosa perciò innanzitutto da rilevare: la Sibilla Tiburtina è stata sempre descritta come una giovane (Varrone in Lattanzio la elenca per ultima), non può essere perciò la Sibilla, ultima sulla destra nell'affresco della Cappella Chigi.
Lo stesso Philippus de Barberis nelle figure delle Sibille che accompagnano il suo testo canonico dice "Sibylla Tiburtina non multum senex", perciò non anziana, come invece appare l'ultima a destra delle Sibille. Così troviamo scritto, per esempio, in Raffaello, la sua vita e le sue opere di G.-B. Cavalcaselle e J.-A, Crowe, II, Firenze, 1890, pag. 246, nota 1: «La Sibilla Cumana, per quanto noi sappiamo, era assai vecchia, e tale la figurò il Buonarroti nella Cappella Sistina; questa di Raffaello è invece una giovane. Per cui, o gli scrittori errano nel nome di questa Sibilla, o Raffaello si allontanò dal tipo tradizionale facendone una giovane. Tra le quattro Sibille rappresentate in questo affresco, quella che più si avvicina al tipo tradizionale della Cumana, sarebbe la vecchia Sibilla, che trovasi ultima all'altra estremità, seduta di riscontro a questa [di riscontro cioè alla prima di sinistra]».
Anche lo studioso tedesco Leopold David Ettlinger (1913-1989) nel suo breve saggio "A note on Raphael's Sibyls in Santa Maria della Pace", pubblicato sul "Journal of the Warburg and Courtaauld Institute", volume 24, n, 3/4 del 1961, pagina 322-323 rilevò che l'attuale identificazione delle Sibille era settecentesca, identificando egli invece la Sibilla Cumana come l'ultima da destra. Vogliamo porre l'accento che già all'epoca di Raffaello l'identificazione tendeva ad attribuire il nome di Cumana proprio all'ultima da destra e alla Tiburtina quella a essa contigua. Ne è prova l'opera "Sibille Tiburtina et Cumana", di Marcantonio Raimondi (1480-1534), contemporaneo di Raffaello (1483-1520), incisa a bulino da un anonimo e databile dal 1515 al 1550.
Chi meglio di Raimondi e dell'anonimo incisore contemporaneo o posteriore di pochi anni poteva imporre un nome più preciso alle due figure che compaiono nell'affresco "Sibille e Angeli" del divino urbinate? Certo Raimondi ritrasse le due Sibille con molta libertà: innanzitutto sono in piedi, poi la Sibilla Tiburtina volge lo sguardo a destra e non a sinistra come nell'affresco di Raffaello (per evidenti ragioni di simmetria), la Sibilla Cumana ha un aspetto giovanile, ma è indubbio che le due Sibille siano proprio quelle dell'estrema destra dell'affresco di Raffaello.