"Veduta di Tivoli" di Isaac de Moucheron
Questa "Veduta di Tivoli" (Gezicht op Tivoli, in lingua olandese) è un olio su tela, cm. 49,5x68 di Isaac de Moucheron, detto il giovane (Amsterdam, 1667 - 1744), pittore, incisore e architetto olandese del secolo d'oro.
L'opera è conservata nel Rijksmuseum di Amsterdam, che possiede la più grande collezione di opere d'arte del periodo d'oro dell'arte fiamminga (1584-1702) e una considerevole collezione di arte asiatica.
Figlio del pittore paesaggista Frederik de Moucheron, Isaac fu da questi istruito nell'arte della pittura. Nonostante avesse solo sedici anni alla morte del padre, era già sufficientemente qualificato da essere in grado di continuarne la professione. Perciò un vero "figlio d'arte" a differenza del genitore che proveniva da una facoltosa famiglia di commercianti di vino, ma che non aveva frapposto ostacoli vista la predisposizione, fin dalla più tenera età, di Frederik per l'arte. Viaggiò in Italia, e in particolare a Roma (dove prese dimora) e Bologna, dal 1695 al 1697 circa, e questa esperienza plasmò il suo pensiero visivo per il resto della sua carriera. Come tanti settentrionali prima e dopo, si innamorò del sogno dell'Italia: un luogo di grazia e bellezza senza tempo, con antiche rovine e palazzi rinascimentali bagnati dalla calda luce del sole italiano. Nel suo soggiorno romano eseguì schizzi della campagna intorno alla città, in particolare nella zona di Tivoli e al ritorno in patria tradusse i suoi disegni in olio su tela, anche a distanza di molti anni, come l'opera in questione datata 1725.
Veduta di Tivoli
L'utilizzo di questa metodologia di studio gli permise di acquisire una pratica tale da disegnare i suoi soggetti con facilità, prontezza e velocità. Inoltre, tenendo sempre come riferimento la natura, fu in grado di riprodurre al meglio la realtà e di colorare in modo estremamente naturale e armonioso. Durante la sua permanenza a Roma si affiliò alla Schildersbent con lo pseudonimo di Ordonantie.
La Schildersbent (clan dei pittori) fu un'associazione di pittori, principalmente olandesi e fiamminghi, che prosperò per un secolo tra il 1620 e il 1720 a Roma. Era famosa per i suoi rituali bacchici e per l'opposizione all'Accademia di San Luca. Questa organizzazione fu principalmente di tipo sociale, con un luogo d'incontro per i membri e, quando necessario, un aiuto finanziario per gli amici compatrioti, in caso di malattia o di noie con l'amministrazione o la giustizia. Essa non possedeva uno statuto o un programma determinati. La lingua utilizzata nelle riunioni era l'olandese.
Tra i membri, i tedeschi erano ben accetti, mentre in teoria artisti di altre nazioni erano esclusi. Tra i fondatori di questa corporazione vi furono dei pittori paesaggisti olandesi chiamati italianates come Cornelis van Poelenburch e Bartholomeus Breenbergh e seguaci del Caravaggio come Paulus Bor e Wouter Crabeth II. Ma l'esponente più di spicco della bent, arrivato alcuni anni dopo la sua fondazione nel 1625, fu Pieter van Laer, detto Il Bamboccio per il suo aspetto sproporzionato. Questi dipingeva scene di genere rappresentanti la vita quotidiana del popolo romano, dette bambocciate. Gli appartenenti alla sua scuola furono detti Bamboccianti.
La maggior parte dei Bentvueghels, come pure degli artisti stranieri a Roma, abitava nei quartieri ai piedi del Pincio e intorno a Piazza di Spagna, spesso addirittura sotto lo stesso tetto. Non sembra che la religione abbia giocato un ruolo importante nella vita dell'organizzazione, ma la maggior parte degli appartenenti ad essa era protestante, quindi probabilmente i poteri imperiale e papale erano sentiti come nemici, anche se non vi erano impedimenti affinché uno di questi artisti potesse divenire un protetto di un qualche grande mecenate vicino alla corte papale.
Al suo ritorno ad Amsterdam, Isaac de Moucheron aveva collezionato una numerosa serie di modelli a partire dai quali poté eseguire opere di decorazione di grandi sale e appartamenti in palazzi nobiliari rappresentanti paesaggi, il cui soggetto era principalmente Roma e i suoi dintorni sull'esempio di Gaspar van Wittel. Queste vedute erano arricchite da figure e animali spesso inseriti da altri artisti, come Jacob de Wit e Nicolaes Verkolje. Uno dei momenti salienti del soggiorno di de Moucheron fu chiaramente la Villa d'Este e altri monumenti di Tivoli.
Nel 1739 eseguì una serie di tre acquerelli - più di quaranta anni dopo il suo ritorno ad Amsterdam - ricreando le vedute della città e intorno ad essa. Eseguì copie delle opere di Nicolas Poussin e, dopo il suo ritorno ad Amsterdam, incisioni da Gaspard Dughet, pittori che anch'essi avevano privilegiato Tivoli nelle loro opere. Riconoscibile l'influenza di questi maestri francesi nelle opere di Isaac de Moucheron. Era anche particolarmente esperto in architettura e prospettiva, e nelle sue opere cercava di rispettare e mettere in evidenza il più possibile la simmetria, che molte volte può sembrare stucchevole, proprio perché cercata a tavolino.
(settembre 2019)