Questo olio dal titolo "Street scene from Tivoli", firmato e datato 1928 in basso a sinistra, cm. 40x61,5, appartenente ad una collezione privata, è opera del pittore danese Peder Mørk Mønsted (1859-1941), ed è stato presentato all'asta "Important Winter Sale 621" tenutasi l'11 dicembre 2019 all'Arsenalsgatan di Stoccolma, a cura della Casa d'Aste Bukowskis dove fu battuta, in due giorni, una fantastica collezione di dipinti e sculture, in cui gli antichi maestri incontravano i preraffaelliti e gli impressionisti. Il prezzo di stima dell'opera andava dai 5500 ai 7500 euro, ma il dipinto rimase invenduto. Questo è il terzo dipinto che presentiamo dell'artista danese e anche qui, come quello che presentammo su Villa d'Este, balzano in evidenza le magnifiche agavi che sormontato l'arco in piazza dell'Olmo a Tivoli o piazza del Mercato, denominata ora Piazza Domenico Tani.
Era questo il centro della vita cittadina all'epoca in cui il pittore danese eseguì la sua opera e così la descrive lo storico tiburtino Gustavo Coccanari (1899-1973): «Fino a cinquanta, sessanta anni fa, la piazza dell'Olmo era il centro della vita cittadina, perché abitavano nella zona le migliori famiglie di Tivoli. Nel caratteristico caffè sotto il vescovado, di "Peppe in piazza" si riunivano di solito, al mattino presto, i contadini che andavano ad aspettare di essere chiamati come "opere" oppure che si aprisse la Chiesa del Duomo per una visita devota prima di andare al lavoro. Nell'attesa sorbivano il caratteristico caffè con lo "schizzo" (spruzzo di mistrà) da un soldo e anche da mezzo soldo la tazza. Nelle ore di mezzogiorno, il caffè cambiava clienti e in esso si riunivano a parlare di amministrazione e poco - assai poco - di politica, i maggiorenti della zona. In fondo alla piazza sulla destra, vicino alla cartiera Amicucci, l'antico palazzo dei Coccanari, passato di proprietà Celanetti, dove si spense il patriota tiburtino Luigi Coccanari, deputato alla Costituente romana del 1849, esiliato politico e cultore appassionato di cose patrie.
Al suo nome s'intitola la scuola complementare, antica scuola tecnica, sita in Piazza Bischi. Vicino al Vescovado il cosiddetto "Arco del macello" perché in quel luogo - oggi filanda e cardatura Celanetti - esisteva il pubblico mattatoio. Vuole ancora la tradizione, e spesse volte è risultata vera, che quando la sera del 18 luglio, la macchina con il busto argenteo di Santa Sinferusa passa sotto il predetto arco del macello, le candele che ardono intono al busto, si spengano e si riaccendano . In detta piazza nel 1849, padre Ugo Bassi piantò l'albero della libertà, in uso dopo la proclamazione della Repubblica Romana.» (Tivoli. Itinerario storico-archeologico, Aldo Chicca Editore, Tivoli 1951, pag. 73 sg.).
La piazza era detta nel Medioevo "Plàtea Maior Episcopatus", cioè "Piazza maggiore dell'Episcopato" per distinguerla dalla "Plàtea Sancti Laurentii", cioè "Piazza di S. Lorenzo", che è sita davanti al Duomo di Tivoli. La denominazione di "Piazza del Mercato" si deve a quello che fu l'utilizzo della piazza stessa come mercato, già dal Medioevo.
Naturalmente la situazione descritta all'epoca del pittore danese è di molto cambiata. La piazza non è più il centro della vita cittadina, la Piazza e la via S. Valerio non sono più piene di traffico animale e motorizzato, essendo il punto di passaggio obbligato tra la zona industriale e la Stazione ferroviaria, com sottolineava ancora Coccanari (pag. 69): la zona industriale non esiste più, è rimasto solo il traffico motorizzato, scomparsi anche i rivenditori di verdura che si vedono nell'immagine di Mønsted, anche se io ancora mi ricordo del negozio di frutta e verdura sulla destra, gestito a Gorizia Acconciamessa, che poi negli anni '60 dell'altro secolo si trasferì nella zona centrale di Tivoli, così come si trasferirono molte famiglie che presero la loro dimora nelle nuove costruzioni del quartiere Braschi. Nel luogo della cartiera Amicucci-Parmegiani è prevista ora la costruzione di un Auditorium e di un parcheggio, che, speriamo, serva a rivitalizzare la zona.
Riporto volentieri un una breve frase dell'amico Gianni Andrei, relativo a quest'opera d'arte: «La Piazza dell'Olmo, con l'arco sormontato dalle sontuose agavi e celebrata da tanti altri Artisti, ci appare illuminata dalla quotidianità, struggente di nostalgia più che di suggestione».
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