La loro collezione, che comprende più di 20 000 opere di arte che vanno dall'antichità egiziana fino alla fine del XVIII secolo, testimonia la vastità del loro interesse ed il notevole gusto artistico. Dei due, Eugène si indirizza all'avvocatura seguendo degli studi di diritto ed i suoi acquisti di opere vanno di preferenza verso i libri e le stampe. Fino nel 1835, acquista dei libri classici e di diritto, così come delle memorie, delle poesie e delle pubblicazioni originali sui teatri spagnoli ed italiani. Ma la storia dell'incisione l'appassiona più di tutto come lo manifestano i suoi scritti ed i suoi acquisti. Nel 1846, ammesso all'accademia di Rouen compila una Essai sur les graveurs de l'Ecole française. Poi, congiuntamente alle sue attività di collezionista, riunisce gli elementi necessari per redigere un Manuel de l'Amateur d'estampes. Il primo volume vede la luce nel 1884, un anno dopo l'uscita del suo catalogo intitolato l'Oeuvre gravé de Rembrandt. L'opera deriva dallo studio della propria collezione e di quelle della Biblioteca Nazionale e del British Museum. Purtroppo Eugéne Dutuit muore a Rouen prima di avere potuto realizzare il suo più caro desiderio: quello di raggruppare l'opera completa sulle incisioni di Rembrandt. Da parte sua Auguste desidera diventare pittore. Ha del gusto per i quadri, ma anche per antichità e gli oggetti di arte. Tra il 1842 e 1845 entra come apprendista nel laboratorio del pittore classicista Thomas Couture (1815-1879). Il suo occhio di specialista non l'inganna quando effettua i suoi diversi acquisti, ma il suo più grande dispiacere è di non avere un vero talento di pittore.
Contrariamente a suo fratello, fa molti viaggi, particolarmente negli Stati Uniti ed in Inghilterra, e finisce per stabilirsi a Roma dove acquista una modesta casa nel 1860. Il suo desiderio di dipingere non l'abbandona ed è proprio nel cuore delle vie e delle chiese romane che trova i suoi modelli per realizzare delle scene di genere. Le predilezioni per l'arte dei due fratelli non sono tanto distinte come si potrebbe pensare. Tutti e due si interessano alla loro collezione comune. Ogni nuova acquisizione è fatta in stretta collaborazione. Non smettono di consultarsi, di consigliarsi ed anche di criticarsi come testimonia la loro corrispondenza regolare. Gli acquisti si fanno dunque sempre di un comune accordo La loro sorella Héloïse partecipa all'arricchimento della collezione familiare, con un ruolo completamente secondario, interessandosi particolarmente alle lacche ed alle giade cinesi. Alla morte di Héloïse e di Eugène, Auguste, solo erede, redige un primo testamento nel 1886 nel quale lascia le collezioni al museo delle Arti Decorative di Parigi. Prima della sua morte (1902), redige però un nuovo testamento nominando la Città di Parigi come sola erede delle collezioni nello scopo di formare un museo aperto al pubblico.
Di Auguste Dutuit è proprio questa splendida "La droguerie à Tivoli", olio su tela, altezza 50,5 cm e 62,5 di larghezza, firmato e datato 1866, nella quale viene restituita l'atmosfera di quella Piazza che era il centro di Tivoli, l'attuale Piazza Domenico Tani già dell'olmo o del mercato, o maggiore o del poggio. Per non confonderla con la piazza di fronte la cattedrale si designava facendola seguire dal nome della contrada che per la piazza ritratta era "Castrovetere". E' evidente però, alla luce della prospettiva ritratta, che la tela va considerata nel novero delle opere attinenti la contrada S. Paolo, senza dimenticare nemmeno che, nella suddivisione canonica delle contrade messa sulla carta da Carlo e Remo Regnoni Macera nel 1930, proprio i palazzi alla destra nell'olio appartengono alla contrada S. Croce!.