"Blindman's Buff (Le colin-maillard)" di Jean-Honoré Fragonard

a cura di Roberto Borgia

La pubblicità che ho letto su La Repubblica TrovaRoma in data 9 gennaio 2014, del Museo Archeologico "Rodolfo Lanciani", istituito nel Convento di San Michele a Guidonia Montecelio, da un lato mi rallegra per l'impegno profuso dal Comune, dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio e anche per il riconoscimento degli sforzi che da moltissimi anni sta facendo la locale Sezione Archeologica Cornicolana del Gruppo Archeologico, dall'altro fa riflettere sul comportamento opposto che hanno avuto le amministrazioni di Guidonia Montecelio e di Tivoli. Da un lato si è lavorato seriamente, dall'altro sono state fatte solo chiacchiere e parole svanite nel vento.
Vi ricordate? Il famoso convegno per l'istituzione di un museo a Tivoli fu tenuto, in pompa magna, il giorno dell'attentato a papa Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981. Esattamente trentatré anni fa, ed ecco ora la giusta pubblicità del Museo "Rodolfo Lanciani" di Guidonia Montecelio con la scritta accattivante: "La triade Capitolina . è qui!". Per fortuna a Montecelio abbiamo persone serie, ed anche se a Tivoli abbiamo Villa d'Este, Villa Adriana, Villa Gregoriana e la Rocca Pia (altra chimera l'apertura sempre annunciata in pompa magna di questa fortezza!), è sotto gli occhi di tutti lo stato di abbandono del nostro patrimonio artistico (Ponte Lucano e Mensa Ponderaria in primis) e gli ulteriori rischi come la paventata Lottizzazione Nathan a Villa Adriana.


Ingrandisce foto Blindman's Buff (Le colin-maillard)

Riflessioni amare perciò per questa scheda del Museo Virtuale, dove ripropongo il francese Jean-Honoré Fragonard (1732-1806), con questa tela, che s'intitola, essendo conservata nel Timken Museum of Art a San Diego, in California, come una scheda già pubblicata e cioè Blindman's Buff, oppure Le colin-maillard per dirla nella lingua dell'autore, o La Mosca cieca in italiano.
Nell'olio su tela, di cm. 62,5 x 45,1, è ben riconoscibile la Fontana dell'Ovato con la statua, liberamente disegnata, della Sibilla Albunea, con a destra la trasfigurazione di uno dei quattro platani che ancora fa bella mostra, inclinato dai secoli, nel piazzale di questa fontana. Ed è certamente Villa d'Este, dallo stato di abbandono che l'autore ha voluto sottolineare nel suo capolavoro, come si evidenzia dalla folta vegetazione e soprattutto dal vaso rovesciato in primo piano.

Fragonard nell'estate del 1760 soggiornò per circa due mesi proprio a Villa d'Este, presa in affitto dall'altro artista ed amatore d'arte Jean Baptiste Claude Richard, abate di Saint-Non (1727-1791). La villa era in uno stato di grande abbandono, e perciò non siamo d'accordo con la datazione proposta dal Timken Museum che parla di 1775-1780, preferendo spostare la datazione a dopo il 1760, e cioè dopo il soggiorno dello stesso Fragonard a Villa d'Este. Appare nella tela già il gusto romantico dell'abbandono, ricordiamo infatti ancora una volta che, estintosi il ramo primogenito della famiglia Este, il cardinale, Rinaldo, (1655-1737), alla morte nel 1694 del nipote Francesco II, dovette sposarsi nel 1696 con Carlotta Felicita Brunswich-Lüneburg, assumendo il titolo di Rinaldo III, duca di Modena e Reggio, succedendo anche nel possesso della villa al defunto nipote Francesco II.
Non vi sono memorie che Rinaldo III provvedesse alla villa tiburtina, "Rinaldo III avrà visitata, senza dubbio più volte, la villa di Tivoli, vi avrà pure dimorato alternativamente; ma non vi sono memorie, né prove positive di alcuna cura dimostrata per essa villa, della quale cominciava ad impallidire ogni splendore" (Francesco Saverio Seni, La villa d'Este a Tivoli, Roma, 1902, pag. 159).

Di conseguenza troviamo poi un figlio di Rinaldo III nel possesso dei beni tiburtini e cioè Francesco III (1698-1780) ed arriviamo quindi al periodo del soggiorno di Jean-Honoré Fragonard (1732-1806) a Villa d'Este.
Scriveva Settimio Bulgarini, gentiluomo di Tivoli e guardarobiere della villa d'Este nell'anno 1736 al rappresentante della casa Este a Roma: "La villa si mantiene gratie a Dio nelle fontane e si augumenta sempre più nelle verdure disposte a spaglieroni.".
La decadenza, stanti gli impegni e le "grane" dei duchi di Modena, continuò ormai senza rimedio, infatti il ministro ducale, Giovanni Pellegrini-Fabrizi, nel 1738 da Tivoli ritornava a Modena. Lo stesso Settimio Bulgarini in una lettera del 20 settembre 1750 si congratula con il duca Francesco III per il ritorno al suo Stato, inviando alcuni conti di spesa. Un voluminoso carteggio (dal 1752 al 1758) parla di parziali riparazioni nel terrazzo e nel giardino. Morto Bulgarini nel 1758, il carteggio prosegue con la vedova di lui, Olimpia e di Stefano Antonio Petrucci, fratello di quest'ultima, divenuto amministratore. Le spese sono ora ridotte ai soli tetti del Palazzo della villa. Incominciarono allora le trattative per una vendita o affitto della villa ed infatti nell'estate del 1760 la villa d'Este risulta presa in affitto.
Ritornando alla tela osserviamo che lo spirito rococò, corrente nella quale Fragonard viene inserito, anche se in Europa all'epoca si diffondeva già il gusto neoclassico, si evidenzia nei tratti fondamentali del suo stile con la ricerca di suggestivi effetti di luce e di colore.

luglio-agosto 2014

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo