Nelle Mostra "Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour", che si svolge nel Palazzo della Missione a Tivoli, una parte preponderante delle opere esposte è relativa al cosiddetto Tempio della Sibilla o di Vesta, quello rotondo per intenderci, che, con il suo suggestivo sito su delle sostruzioni costruite con notevole ingegno dall'uomo, è un motivo prediletto dei pittori di ogni epoca, risultando, senza dubbio, il monumento tiburtino più raffigurato.
Non è presente nella Mostra questo elegante acquerello che possiamo intitolare Resti del Tempio della Sibilla a Tivoli, (così come appare nella scritta in francese, in basso), di cm. 36 x 47, curiosamente fuori di squadra, in quanto è una recente acquisizione della Galleria 90 di Tivoli, ma che vale la pena di andare ad ammirare proprio nella sede della Galleria stessa. L'acquerello è firmato 1781 ed è tratto da un abbozzo eseguito nel luogo stesso dal pittore inglese John Dean (1750-1798).
Riguardo all'autore materiale dell'acquerello (Dem. Architecte) non possiamo per ora essere più precisi. Un suo ritratto (Portrait de M. Dem., architecte), opera del pittore francese André Guillame Brossard (1808-1890), (che all'epoca aveva il suo studio al n. 13 di rue d'Alger) fu esposto nel Musée Royal a Parigi il 1 marzo 1834, catalogato con il numero 230 e con il titolo appunto di "Portrait de M. Dem., architecte". Maggiori notizie sappiamo invece di quello che nella scritta viene chiamato "M. Dean, peintre anglois", conosciuto soprattutto come incisore, in particolare nella tecnica della mezzatinta acquerellata o tecnica dell'acqua sporca. Dean ereditò un gioco di toni delicati dal suo maestro Valentine Green (1739-1813), incisore ed editore di stampe e, se pur in possesso di una leggerezza di toni molto rimarchevole, ebbe il difetto che nei suoi lavori è vistosamente carente di una vera vitalità.
Il Dean espose le sue opere a Londra nel 1777 e nel 1791, ma espose però regolarmente nel "Salon de la Correspondence" a Parigi tra il 1779 e il 1787 sotto l'organizzazione di Claude Pahin de la Blancherie (1752-1811), che ospitava le opere nella sua abitazione nell'antico collegio de Bayeux in rue de la Harpe. Qui, tutti i mercoledì, le opere di Dean si trovavano in compagnia di illustri pittori come Hubert Robert e Jean-Honorée Fragonard, e venivano esposte anche opere di artisti del passato come il tedesco Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli (1657-1806) (una sua acquaforte è esposta proprio nella Mostra citata sopra). Voglio segnalare nell'opera qui presentata l'albero che cresce proprio nell'interno del tempio e lo sovrasta con i suoi alti rami: stesso albero è presente nelle opere risalenti alla stessa epoca di Hubert Robert, di Jean-Honoré Fragonard e di François-André Vincent.
Ma Fragonard non si accontenta di raffigurare questo stesso albero (siamo nel 1760, cioè ventuno anni prima del nostro acquerello), ma ne aggiunge un secondo, ben più dinamico e vigoroso, che sfonda la porta del Tempio per dileguarsi con un ampio movimento verso sinistra. Invece i cespugli e gli arboscelli piantati nel vuoto presenti in Fragonard, sono presenti curiosamente anche in questo acquerello.
Se Fragonard reputando un po' statico il motivo del Tempio aveva inserito questo magnifico effetto del fogliame volto verso sinistra simile ad onde che s'infrangono, in accordo con le curve dell'architettura, architrave del tempio e volte di sostegno, lo stesso effetto deve aver cercato nel suo abbozzo il pittore inglese John Dean, anche se il movimento, pur con la presenza degli elementi vegetali rivolti verso destra, non è per nulla presente e percettibile, e tutta la composizione risulta statica, anche per la posa dei personaggi raffigurati in basso, a destra e a sinistra. La visuale del Tempio, raffigurato con notevole libertà espressiva, permette di affermare che l'abitazione sulla sinistra, è certamente la casa del Parroco di S. Giorgio, che, costruita tra i Templi rotondo e quadrangolare dell'acropoli, fu demolita solo dopo il 1881, su autorizzazione del Ministero dell'Istruzione Pubblica, ma per volontà e munificenza del tiburtino Francesco Bulgarini (1801-1887), all'epoca consigliere comunale.
E i tiburtini avranno certamente piacere nel vedere esposta nella Mostra "Le bellezze di Tivoli" proprio la relazione del Bulgarini (datata 25 settembre 1881), nella quale si propone l'isolamento dei suddetti templi, documento proveniente dall'Archivio Storico Comunale di Tivoli, sezione postunitaria, RGN 6.2, n. 119, Fasc.12. Due parole sulla tecnica della mezzatinta acquerellata (o tecnica dell'acqua sporca): essa nasce per ottenere effetti volumetrici in assenza di colore. Lo scopo è quello di offrire degli effetti molto evidenti di profondità ai disegni. La mezzatinta si può eseguire con acquerelli o chine colorate, usando diversi colori. Si può usare anche della china acquerellata cioè, diluita con acqua. L'applicazione della china viene fatta con la tecnica dell'acquerello, iniziando dai toni più chiari e proseguendo con quelli più scuri. Siccome la china asciuga molto in fretta, c'è bisogno di molta precisione e rapidità nell'esecuzione.
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