Nel 1773 e 1776 Domenico de Angelis, che negli stessi anni riportò alla luce le sette statue di Muse e l'Apollo Citaredo dalla Villa di Cassio, eseguì degli scavi nell'oliveto chiamato "la Montanara", nei pressi della Villa di Quintilio Varo. Fra il materiale rinvenuto, degni di nota sono la statua di Mercurio fanciullo ed una statua di un liberto. Nel 1825, sempre nello stesso oliveto, fu ritrovata una statua femminile sedente.
Notizie sul ritrovamento della statua del Mercurio fanciullo e una sua descrizione sono presenti nel libro "Il Museo Pio Clementino illustrato e descritto da Giambattista ed Ennio Quirino Visconti", Volume 1, 1818.
Si tratta di un elegante statuetta, esposta nel Museo Pio Clementino dei Musei Vaticani, alta "senza il plinto palmi tre e once cinque" raffigurante Mercurio (Ermes nella mitologia greca) fanciullo in atto di intimare il silenzio. "Il momento preso ad esprimersi dall'Artista è quando Mercurio, appena nato, avendo rubato i buoi di Apolline, impose con energia ad un lavorator che se ne avvide, che tacesse".
Secondo la mitologia infatti il piccolo Ermes fu un bambino molto precoce: nel suo primo giorno di vita uccise una tartaruga e, utilizzandone il guscio, inventò un nuovo strumento musicale, la lira. La notte stessa rubò una mandria di bovini al fratello Apollo, nascondendola in una grotta e cancellandone le tracce degli zoccoli. Il piccolo Ermes uccise due mucche e, anche se tentato di mangiarle, le sacrificò agli Dei. Quando Apollo, dopo aver consultato il volo degli uccelli, accusò del furto Ermes, la madre Maya lo difese, assicurando che avevano trascorso insieme tutta la notte. Dovette intervenire Zeus per confermare le accuse di Apollo. Mentre discuteva con Apollo, Ermes cominciò a suonare la sua lira: il suono del nuovo strumento piacque così tanto ad Apollo che, in cambio di esso, accettò che Ermes si tenesse la mandria rubata.
"L'eleganza dello scalpello e la venustà del soggetto rendono pregievolissima questa statuetta al di Mercurio fanciullo. Le ali che ha sulla testa assai bizzarramente frammischiate a' capelli come un simbolo della velocità d'ingegno di questo Nume inventore, secondo Macrobio, non ne rendono equivoca la rappresentanza. E quantunque nella maggior parte de monumenti le ali appariscano sul petaso o cappello, in una medaglia di Metaponto si vedono legate al capo con un semplice nastro come appunto nel bel marmo che ora spieghiamo. La fisonomia fina e vivace rilevata dalla forma del naso colla punta alquanto ripiegata all'insù caratterizza l'astuto fanciullo ... nè lascia il minimo dubbio che possa in questo marmo offrircisi il pesante Morfeo Dio del sonno rappresentato anch'egli colle ali sulla fronte ne marmi antichi quantunque l'atto di silenzio ch'esprime appressando l'indice della destra alle labbra possa convenire anche al sonno. Questo gesto è proprio per altro di Mercurio, come ne fan fede molte antiche gemme fra le quali una bellissima del museo Strozzi e un altra della collezione Stoschiana...
Omero o altri che sia l'autore antichissimo dell'inno in sua lode, narra, che avendo egli involati lo stesso giorno che nacque i buoi di Apolline, per quanto colla sua avvedutezza si avvisasse di celare ogni indizio di simil furto, non potè sfuggire alla vista d'un vecchio lavoratore de' campi d'Onchesto, al quale raccomandò con tutta energia che tacesse... Questa favola sembra presentarci il momento della nostra statuetta in cui si mira l'avveduto bambino dissimulante, con un riso artificioso, l'imbarazzo della sua sorpresa, e far cenno col dito per inculcare il silenzio a chi 1'aveva osservato.
Questo riso appunto che brilla insidiosamente sulle sue labbra, e l'aria vezzosa del volto son rammentati da Luciano in uno de' suoi dialoghi, in cui delinea collo spiritoso suo stile il carattere di Mercurio infante, similissimo a quello che ha segnato l'antico scultore ne' tratti di questa graziosa figura col suo maestrevole scalpello".
Il braccio sinistro, in cui il fanciullo impugna la borsa, simbolo del commercio, di cui Mercurio era il dio, è stata aggiunta nelle fasi di restauro così da rendere maggiormente riconoscibile la rappresentazione della divinità. "L'abito è una specie di camicia o sobucula che si osserva qualche volta ne putti antichi".
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