La campagna di scavi condotta dall’università La Sapienza con la responsabilità scientifica di Patrizio Pensabene in stretta collaborazione con la Soprintendenza ai beni archeologici del Lazio e la direttrice di Villa Adriana Benedetta Adembri, ha portato nuove importanti scoperte che aiutano a migliorare la conoscenza del grande progetto di Adriano.
Gli scavi sono stati condotti nei pressi della Piazza d'Oro, in un'area abbastanza trascurata tanto da essere destinata, fino a qualche anno fa, a campeggio.
Sono ritornati alla luce cinque edifici monumentali i cui resti testimoniano ancora oggi la raffinatezza architettonica che li caratterizzava, impreziositi dalla presenza di statue colossali.
Secondo il direttore dello scavo Adalberto Ottati, ricercatore de La Sapienza e dell’Istituto catalano di archeologia
classica, "quello che è stato rinvenuto è solo la punta di un iceberg perché queste strutture non sono state mai documentate prima neanche dagli studiosi antichi come Piranesi".
L’unico monumento visibile nella zona era il cosiddetto mausoleo di epoca repubblicana che però, alla luce dei recenti rinvenimeti, è stato completamente reinterpretato, datandolo come gli altri all’età di Adriano. "È un unicum, non ha confronti con strutture conservate - dice Ottati - Sicuramente era un padiglione-museo, che sfoggiava i suoi fasti all’interno e non all’esterno. Nella ricca decorazione architettonica di cui abbiamo trovato frammenti monumentali, spicca un colonnato dorico, scelta stilistica non casuale, ma significativa nel suo riferimento alla Grecia delle origini. Inoltre - aggiunge Ottati - doveva contenere anche statue e opere d’arte come una sorta di luogo di contemplazione del bello".
Dal padiglione di Adriano le indagini hanno svelato una inusuale sequenza di edifici: un tempietto rettangolare, seguito da un secondo padiglione circolare abbinato ad un altro tempietto rettangolare (questi ultimi, coronati da un grande edificio porticato). La loro disposizione evidenzia una sequenza strategica ricercata, voluta appositamente per realizzare un complesso scenografico di forte suggestione.
Ottati infatti sottolinea come "la disposizione degli edifici crea un gioco di sfondi e punti di vista tra natura e architettura che testimoniano di voler ricreare paesaggi che si ritrovano nelle pitture pompeiane. Un affascinante confronto è proprio nelle Pitture di II e III stile ed in particolar modo nelle vedute di paesaggio idilliaco-sacrale di tradizione tardo-ellenistica".
L'eccezionale scoperta è infine impreziosita dal rinvenimento, nei pressi del secondo padiglione, di centinaia di frammenti marmorei di una statua colossale a cui, dopo un attento e certosino lavoro di ricomposizione, si è riusciti ad ipotizzarne l'identità: "sembra una Nemesi, e per il suo carattere colossale può essere anche una statua ritratto di un’imperatrice», riflette Ottati, oppure la stessa Vibia Sabina, moglie di Adriano.
Lo scavo riprenderà a settembre.
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