La chiesa di S.Michele Arcangelo, risalente al XII secolo, dopo aver alternato periodi di attiva vitalità a periodi di temporaneo decadimento, fu parrocchia fino al 1920 e venne sconsacrata negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale, diventando proprietà del Comune di Tivoli che la utilizzata per allestirvi mostre di vario genere.
Fin dal tempo di San Gregorio Magno il culto dell'Arcangelo Michele, a cui fu attribuita la fine della pestilenza del 590 d.C., era molto diffuso e a Tivoli il centro propulsore di questo culto fu proprio questa chiesa.
È situata in piazza Palatina, nel cuore della Tivoli medievale. Qui era presente l'Arengario (secc.XII-XIII), o palazzo civico (si tratta del grande edificio ancora esistente a cavallo tra piazza dell'Erbe e Piazza Palatina) e la bellissima casa-torre comunale (contigua alla chiesa) che vigilava appunto sui due centri di potere (religioso e civico).
La chiesa appartenne prima ai Benedettini poi, nel 1340, fu affidata ai Monaci Olivetani. Nel 1571 "con solenne pompa", a cui partecipò anche il Cardinale Ippolito II d'Este, si trasferirono nell'attiguo monastero le monache di S.Chiara, fino ad allora presenti nel monastero di S.Caterina in quella che ai tempi si chiamava piazza dell'Olmo. Gli storici riportano che per l'occasione il Cardinale d'Este fece dono di un dipinto, opera di Raffaele d'Urbino, raffigurante S.Michele Arcangelo che però più tardi fu venduto dalle monache per una ingente somma di denaro. Sotto Pio VII le monache si trasferirono nel momastero di S.Anna mentre la chiesa fu affidata ai Padri Domenicani Irlandesi di Roma.
Lo stile della chiesa è romanico; bello il portale di travertino con timpano triangolare sulla sommità che spicca sul prospetto della facciata realizzata in mattoni disposti a coltello.
All'interno del timpano vi era un affresco (oggi solo visibile in parte) in cui era raffigurato l'Arcangelo Michele probabilmente nell'atto di cacciare Lucifero dal Paradiso. .Sopra il portale fa bella mostra una grande finestra rettangolare al di sopra della quale corre una cornice dentellata in pietra.
Nella parte superiore del prospetto, delimitata dalla predetta cornice, è presente un occhio lucifero (attualmente murato) con ai lati due piccole finestre. Il tetto è spiovente; bello, seppure modesto, il piccolo campanile trecentesco che si può ammirare guardandolo dal prospiciente Palazzo Boschi.
L'interno, completamente rinnovato nel corso del Settecento, è a navata unica; è possibile osservare, in perfetto stato di conservazione, delle lastre sepolcrali che nel 1836, proprio al fine di preservarle, furono restaurate e poste verticalmente (come lo sono tutt'oggi).
Una è relativa al sepolcro di Giacomo Teobaldi, morto nel 1472.
I Teobaldi (prima del '500 chiamati Toballi) sono stati una delle più influenti famiglie nella storia di Tivoli. Citati dalle fonti già dal 1140, come riporta il Cascioli, ebbero diversi personaggi illustri fra cui anche un capo milizia. In quel tempo ogni famiglia nobile aveva la propria cappella gentilizia e i Teobaldi presero lo jus patronatus della cappella di S.Giacomo Apostolo (situata sulla sinistra dell'altare) della chiesa di S.Michele Arcangelo.
La seconda lapide è invece quella di Iozio Raineri, morto nel 1351. I Raineri erano anch'essi nobili, infatti erano rettori della Sabina nonché conti di Tivoli. Il Carocci, nel suo libro "Tivoli nel Medioevo" ricorda come questa fu una delle famiglie tiburtine più importanti nella prima metà del XIII secolo anche se in seguito ebbe una precoce decadenza.
Entrambe le lapide sono interessanti in quanto ritraggono i due defunti con il costume dell'epoca.
Gli storici locali narrano che la chiesa di S.Michele Arcangelo funzionava ancora come parrocchia nel secolo dell'Illuminismo (XVIII sec.). Nel Novecento invece immediatamente prima della seconda guerra mondiale e per molto tempo dopo nel luogo di culto ormai sconsacrato fu collocata la sede della CRI locale che, in caso di chiamata, poteva accorrere prontamente avendo a disposizione le ambulanze poste in un'ex stalla della vicina Piazza dell'Erbe.
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