In passato, tra l'attuale Via Palatina e l'altro ingresso del Vicolo dei Granai (che si apre quasi a metà percorso della predetta via) esisteva una sinagoga, che, anche se poi utilizzata per altri fini, ebbe una vita lunghissima infatti fu demolita soltanto nel 1937. Essa sottolineava l'importanza della presenza ebraica a Tivoli che era aumentata sempre più nel corso dei secoli attirata anche dalle enormi possibilità di commercio che la città offriva: le numerosissime attività gravitanti intorno al Santuario di Ercole Vincitore ed al foro in epoca romana, i prestiti in denaro che i giudei accordavano (come testimoniano documenti locali del XIV sec.) malgrado i divieti pontifici e l'esclusione dalle Università medievali di Arti e Mestieri.
L'importanza di essere iscritto ad un'università, nel medioevo, era fondamentale soprattutto per chi voleva darsi alla politica: vedi ad esempio il grande Dante Alighieri che, per essere poi eletto tra i priori fiorentini, si iscrisse alla corporazione degli speziali e farmacisti. In una parola gli ebrei tiburtini, aumentati di numero nel XV sec. per una forte immigrazione avvantaggiata dal calo demografico tiburtino a seguito della pestilenza del 1428, gestirono gran parte del commercio a Tivoli.
Il quartiere ebraico era situato proprio
in Vicolo dei Granai, in posizione centrale quindi sia rispetto
ai Palazzi del potere (Arengario ecc) sia rispetto al cuore
dell'economia. Nella bolla di Paolo IV datata 14/7/1555 si
decretò che ogni ghetto ebraico fosse, come a Roma,
chiuso alle due estremità da relative porte. Così
anche a Tivoli ne furono istallate due: una sotto l'arco del
portico medievale (inizio vicolo dei Granai che dà
su piazza Palatina) e l'altra al termine del predetto vicolo
affacciatesi su Via Palatina. I ghetti, da cui gli ebrei non
potevano uscire di notte, rimasero in vigore fino al 1847.
Sul lato opposto di Piazza Palatina troviamo invece l'inizio
di Vicolo dei Palatini (da palatium): qui nel medioevo abitavano
i tiburtini impegnati nell'Arengario o alle sue dipendenze.